L’esercito di hacker che difende l’Ucraina “sparando” dal pc
dal nostro inviato
Fabio Tonacci
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Un’impresa hacker fa trapelare in Russia la drammatica situazione sul campo in Ucraina. Sulla Komsomolskaya Pravda, un giornale filo-Cremlino, è stato pubblicato un bilancio delle perdite russe: 9.861 morti e 16.153 feriti. Il dato è stato attribuito al ministero della Difesa ed è stato ripreso da altri media, in patria e all’estero. Poi però è stato cancellato dalla Pravda, che successivamente ha emesso una nota parlando di “sabotaggio informatico”.
Due settimane fa c’era stata una sofisticata incursione cibernetica sul sito web della Tass, la storica agenzia ufficiale, che aveva inserito in coda a un comunicato delle forze armate di Mosca un elenco dei danni subiti nella “operazione militare speciale”, il termine con cui i russi sono obbligati a chiamare l’invasione dell’Ucraina. In quel caso, però, erano stati utilizzati i numeri di un comunicato del governo di Kiev, rendendo facile individuare l’origine della beffa. Adesso invece le cifre hanno una maggiore verosimiglianza.
Il Cremlino non diffonde informazioni sulle vittime dallo scorso 2 marzo, quando aveva riconosciuto 498 militari morti. Una valutazione molto lontana dalla realtà documentata dalle immagini che arrivano dal fronte. La scorsa settimana, sulla base di stime del Pentagono, il New York Times aveva parlato di 7 mila soldati uccisi e almeno 14 mila feriti: un calcolo ritenuto attendibile da molti esperti occidentali e sicuramente aumentato negli ultimi giorni di combattimenti.
Per avere un termine di paragone, nella campagna contro la Georgia del 2008 l’esercito russo ha avuto solo 98 morti. E nei dieci anni di invasione dell’Afghanistan, l’intera Unione Sovietica ha pianto 14 mila uomini. Nel secondo conflitto ceceno, la lunga guerra aperta dal presidente Eltsin e conclusa da Putin, i caduti furono circa 5mila.
Quanto sia pesante il sacrificio delle truppe russe lo testimoniano i funerali che vengono celebrati ogni giorno in tutti gli angoli del Paese. La Bbc ha compilato una lista con 557 nomi confermati, incluso un generale e sette colonnelli. Finora le esequie riguardano quasi esclusivamente militari professionisti: ci sono stati solo due casi di ragazzi di leva. Le vittime sono soprattutto uomini dei reparti scelti – paracadutisti, fanti di marina, divisioni corazzate della Guardia – a cui era affidata la prima ondata dell’attacco. Molti tra loro sono ufficiali, anche di grado elevato. Sorprende però che le cerimonie di saluto riguardino quasi esclusivamente personale ucciso nella prima settimana di combattimenti.
Anche i feriti vengono curati quasi di nascosto. I russi hanno trasmesso pochissimi video, in cui venivano consegnate medaglie o realizzate interviste entusiastiche. L’opposizione bielorussa ha filmato convogli di ambulanze che di notte raggiungono gli ospedali da campo allestiti nel Paese alleato di Mosca o le stazioni ferroviarie, da dove poi partono per la patria. Operazioni condotte nel massimo segreto, per impedire al popolo russo di conoscere il sacrificio di sangue pagato per i disegni di potere dell’ultimo Zar.
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