Ven. Nov 15th, 2024

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Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, a tutto campo sulla guerra in Ucraina e sul da farsi europeo.

Presidente, è il momento dell’esercito europeo?

«Con la guerra che imperversa nel nostro continente è necessario che l’Europa si proietti verso una vera Unione di sicurezza e di difesa. Abbiamo urgente bisogno di incrementare i nostri investimenti nel settore della difesa e questo include anche un uso intelligente del nostro bilancio europeo. Ma parlare di sicurezza europea significa andare oltre la difesa, questioni come la sicurezza energetica, la sicurezza alimentare e la disinformazione vanno inserite nello stesso contesto».

C’è un problema energetico.

«Di energia si è sempre parlato anche in termini politici, oggi più che mai. Considerando quello a cui stiamo assistendo in Ucraina, il nostro obiettivo deve essere zero gas russo. Ma non possiamo ignorare il fatto che ci siano Stati membri che dipendono al cento per cento dalle forniture di gas del Cremlino. Dobbiamo quindi intervenire rapidamente per ridurre la nostra dipendenza dal gas russo, cercare di diversificare i nostri mix energetici e investire ancora di più nelle energie rinnovabili. Fino a quando l’Europa farà affidamento sull’energia di paesi terzi come la Russia, rimarremo dipendenti e implicitamente complici dei loro crimini».

«La libertà e la democrazia hanno un costo», ha detto.

«La sfida che dobbiamo affrontare è preservare gli stati democratici. Non possiamo più dare per scontati la democrazia, la libertà o il nostro modo di vivere. Quello che abbiamo noi europei è prezioso ed è nostra responsabilità proteggerlo, ma ora è l’Ucraina che combatte per noi, combatte la nostra guerra, per difendere i nostri valori. Voglio comunque essere ottimista, perché l’Europa si è sempre mostrata più unita nei periodi di crisi, è avvenuto durante la pandemia e sta accadendo ora con la guerra in Ucraina. Quello che abbiamo visto negli ultimi mesi e settimane ci ha dimostrato che rimanere uniti è l’unico modo per resistere alle importanti sfide che dovremo affrontare».

Lei sta lottando per la libertà d’informazione.

«Senza libertà di informazione non ci può essere democrazia. L’Unione europea sarà sempre in prima linea per difendere la libertà di espressione, la libertà dei media e i diritti dei giornalisti. Dobbiamo assicurarci che i giornalisti non debbano mai temere per la loro vita. Faremo quello che è necessario per fermare la campagna di disinformazione del Cremlino. Dobbiamo però fare un’importante distinzione tra il Governo russo e il popolo russo, che non sostiene la guerra. Siamo con coloro che si oppongono al regime in Russia, siamo con chi ha il coraggio di manifestare per la pace. Staremo sempre al fianco di quei cittadini che combattono nelle strade per i nostri valori. I russi che si oppongono a Putin, nonostante la minaccia del carcere, sono quelli che possono fare la differenza in questa situazione. Loro sono dalla parte giusta della storia».

Siamo pronti al ritorno di un mondo bipolare?

«La guerra di Putin ha gettano un’ombra oscura sull’Europa. Una guerra che rifiuta le regole di base su cui si fonda l’ordine internazionale e il principio di multilateralismo che l’UE difende. Siamo di fronte a una minaccia esistenziale per l’Europa che conosciamo, l’Europa per cui tutti noi abbiamo dato così tanto. Ma anche il messaggio dall’Europa è molto chiaro: siamo uniti e uniti continueremo a batterci. Come ci stanno mostrando gli Ucraini, vale la pena difendere il nostro modo di vivere. Tutti coloro che ricordano di aver vissuto l’occupazione e la repressione lo confermeranno. L’Europa consiste nel’abbattere muri e costruire ponti, non nella divisione e nelle sfere di interesse».

Lei chiesto il processo all’Aia per Putin e Lukashenko.

«Quello che Putin e Lukashenko stanno facendo in Ucraina è un crimine di guerra e per questo devono essere ritenuti responsabili dalla Corte penale internazionale. Dobbiamo mostrare al mondo che lo stato di diritto ha la meglio sulla legge del fucile».

La procedura per l’ingresso dell’Ucraina in Ue avrà seguito?

«Certo. Condividiamo già accordi di associazione e di libero scambio e una cooperazione molto stretta con l’Ucraina in molti settori, compresa la sicurezza energetica. L’Europa è pronta ad andare oltre. Riconosciamo la prospettiva europea dell’Ucraina e accogliamo favorevolmente la domanda dell’Ucraina per lo status di candidato, naturalmente quando le condizioni lo permetteranno. Lavoreremo per questo obiettivo perché dobbiamo affrontare il futuro insieme. La cosa più importante è che l’Ucraina, nella sua lotta per la sopravvivenza, possa guardare all’UE e non altrove. È un messaggio di speranza».

La globalizzazione è stata sconvolta. Quale reazione?

«L’invasione dell’Ucraina da parte di Putin ha già cambiato tutto in Europa e ha mandato in frantumi la pace che conosciamo da tempo in Europa. Ha cambiato tutto, probabilmente per sempre. La nostra risposta deve essere proporzionata alla minaccia seria, reale e crescente alla nostra sicurezza collettiva. Le nostre imprese non devono più guardare alla Russia per crescere. Poiché il costo della guerra di Putin tocca le nostre comunità, dobbiamo essere pronti a garantire una base economica e la sicurezza dell’Europa. L’Europa deve essere ambiziosa. Il modo in cui risponderemo per difendere i nostri valori europei sarà decisivo. Dobbiamo riconsiderare il ruolo dell’Europa in questo nuovo mondo e dobbiamo affrontare il futuro insieme».



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