Sab. Nov 23rd, 2024

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Joe Biden ne è convinto e rilancia l’allarme prima di partire per l’Europa. «Putin è con le spalle al muro, sta valutando di impiegare in Ucraina le armi chimiche e biologiche: ha già usato quelle chimiche in passato e dobbiamo stare attenti a cosa succede». Ma si tratta ancora di un rischio inferiore alla guerra nucleare evocata dal Cremlino. «La Russia ha un concetto molto chiaro sull’uso dell’arma nucleare», ha detto alla Cnn il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, intervistato dalla Amanpour: «Solo in caso di minaccia all’esistenza stessa della Russia». Ma qual è la percezione russa di questa minaccia? Sostiene il portavoce del Pentagono, John Kirby, che in Ucraina i generali di Mosca si parlano al cellulare. «Segno che hanno difficoltà a comunicare e problemi di controllo e comando. Gli ucraini in diverse zone stanno passando all’offensiva». 

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IL RISCHIO

Eppure, è questo lo scenario nel quale Putin potrebbe voler sparigliare e ordinare il lancio di una bomba tattica nucleare da un Mig31 o da terra. Il leader russo ha già infranto la barriera psicologica dell’atomica con l’annuncio dell’allerta delle unità per la deterrenza nucleare, fine di un tabù durato 76 anni. «Le probabilità sono basse, ma il rischio c’è», sintetizza sul New York Times Ulrich Kühn, esperto dell’Università di Amburgo e del think tank USA Carnegie. «È orribile parlare di queste cose ma la possibilità esiste». Lo dimostra la disinvoltura con cui i russi hanno colpito e incendiato un edificio a pochi metri dai reattori della centrale di Zaporizhzhia. 
Nel confronto di terra, gli ucraini per il Pentagono «inseguono i russi e li spingono fuori dalle aree in cui erano», anche al Sud dove l’avanzata di Mosca era lenta ma incessante. «I russi stanno finendo benzina e cibo. Sappiamo di morti per assideramento». 

Il momento della verità per Germano Dottori, consigliere scientifico di Limes, arriverà «nel momento in cui agli ucraini riuscirà un contrattacco importante. I russi non ce la fanno più, perciò provano a martellare i civili, per indurre il popolo a rovesciare Zelensky». Se i russi collassano, anche per la difficoltà di ricambio delle truppe al fronte, potrebbero usare dispositivi di categoria superiore. «Non penso – precisa Dottori – alle armi chimiche, che non avrebbero effetti strategici, ma a una bomba nucleare fatta cadere in campagna, devastando magari un’area di pochi chilometri quadrati. Mossa che scatenerebbe comunque il terrore, in Ucraina e da noi. La Nato cosa farebbe?».

Il dilemma per James Clapper, ex direttore dell’Intelligence Usa, sta tutto qui: «Non si può sempre porgere l’altra guancia. A un certo punto qualcosa va fatto». Biden, nella campagna presidenziale, definì «una cattiva idea» le bombe tattiche, perché essendo di potenza ridotta, i presidenti avrebbero avuto una maggiore tentazione a usarle. Ma questo vale anche per Putin. L’uso del missile ipersonico Kinzhal, dieci volte più veloce del suono, capace di portare una testata nucleare e praticamente impossibile da intercettare, «è un messaggio all’Occidente», dice Pierluigi Barberini, analista Difesa e sicurezza del Cesi. «Nello scenario ucraino non ha senso usarlo, ma serve ad alzare l’asticella nei confronti dell’Europa e dei Paesi Nato, per saggiarne il livello di sopportazione. Risponde a una logica politica». 

L’ARSENALE RUSSO

Putin può calibrare l’avvertimento, ne ha per tutte le gradazioni. Messo all’angolo dalla resistenza ucraina, strangolato dalle sanzioni occidentali, potrebbe ricorrere a una fra 2mila testate di grandezza variabile del suo arsenale, mentre la Nato in Europa può contare solo su un centinaio di mini-atomiche (anche per l’opposizione delle opinioni pubbliche europee al dislocamento di armi di distruzione di massa sul continente). Il problema è che all’Università di Princeton gli esperti hanno simulato un’escalation di attacchi limitati nucleari, e il risultato è calcolato comunque in più di 90 milioni di vittime. 

Alla Santa Barbara dell’orrore che precede l’atomica, i generali russi hanno già attinto con le bombe a grappolo e quelle termobariche, che “succhiano” tutto l’ossigeno nell’aria creando un “effetto vuoto” che sugli uomini fa esplodere i polmoni e “vaporizza” i corpi. Passo successivo, le armi chimiche e biologiche. Ma la scelta a quel punto potrebbe cadere sull’arma tattica. Che costringerebbe forse gli ucraini al negoziato e l’Occidente a fermarsi con le sanzioni. È la dottrina russa nota come “escalate to de-escalate”. Scioccare l’avversario con un limitato attacco nucleare, per ottenerne la resa. A meno che l’Occidente non decida di reagire.

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