Sab. Nov 23rd, 2024

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Torna l’incubo attentati in Israele. Un uomo arabo-israeliano ha assaltato alcuni passanti con un coltello a Beer Sheva, quarta città più grande del Paese e “capitale” delle regioni meridionali caratterizzate dal deserto del Negev.

I morti sono quattro, di cui tre le donne. L’assalitore è stato poi raggiunto e ucciso. Non da un poliziotto, bensì da un autista di autobus che aveva capito il pericolo e che ha usato l’arma che aveva in dotazione.

Il contesto in cui è maturato l’attacco

Beer Sheva è sempre stata una città tutto sommato tranquilla sul fronte terrorismo. Rispetto a Tel Aviv e Gerusalemme è più lontana rispetto ai confini più caldi con Gaza e Cisgiordania. Anche durante l’intifada degli anni 2000 da queste parti gli attacchi sono stati minori a confronto di altre grandi città di Israele.

C’è però un confine non dichiarato che spesso ha messo ugualmente paura agli abitanti di Beer Sheva. Intorno a questo grosso centro riferimento di chi abita nel Negev, abita una comunità di arabi-israeliani appartenenti a comunità non riconosciute dallo Stato. Si tratta di beduini del deserto che hanno impiantato attorno Beer Sheva diversi villaggi senza autorizzazione del governo.

Da anni le comunità lottano per essere riconosciute e ricevere quindi tutti i servizi essenziali previsti dallo Stato. Lotte politiche ma a volte degenerate in tensioni piuttosto violente. L’attentatore di oggi era proprio un arabo-israeliano proveniente da uno dei villaggi non riconosciuti.

È arrivato a Beer Sheva e ha prima ucciso una donna in una stazione di benzina, poi ha volutamente travolto un ciclista nel centro della città e infine, dopo essere sceso dalla sua auto, ha accoltellato nel mucchio uccidendo altre due donne.

In totale sono quindi quattro le vittime, di cui tre donne. L’attentatore stava poi per continuare nella sua scia di morte su un autobus. Qui l’autista ha capito le cattive intenzioni e lo ha inseguito fino a un vicino parcheggio. Quando il cittadino arabo-israeliano gli si stava scagliando contro non ha esitato a usare la pistola che deteneva regolarmente in dotazione.

Israele sotto attacco?

Lo Stato ebraico adesso si chiede se quello di oggi è un attentato di origine islamista oppure se ha a che fare con il contesto di tensione relativo agli arabo-israeliani del Negev. Ad ogni modo l’episodio ha destato non poca impressione e commozione in tutto il Paese.

Anche perché si è trattato del terzo assalto all’arma bianca in appena quattro giorni. In precedenza altri attacchi del genere, compiuti a Gerusalemme, per fortuna non avevano provocato vittime. La paura è palpabile: il premier Naftali Bennett non ha fatto mistero di temere una nuova escalation terroristica alla vigilia della Pasqua ebraica. Una ricorrenza che quest’anno coincide grossomodo con l’inizio del ramadan, il mese sacro dei musulmani.

Intanto da Gaza sia la Jihad Islamica che Hamas esultano per l’attacco. Non una vera rivendicazione, ma l’espressione comunque di un appoggio sia all’ultimo attentato che a future nuove azioni terroristiche.



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