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L’uomo arrestato era già noto alle forze dell’ordine avendo un precedente per ricettazione. Le indagini compiute sul luogo della violenza hanno permesso di raccogliere prove sufficienti. I carabinieri si sono recati a fare i rilievi in via Rontgen, stradina che costeggia l’università Bocconi e qui hanno isolato una traccia, un’impronta palmare sul cofano di un’auto parcheggiata a ridosso del quale sarebbe avvenuta la violenza.
Confrontandola con l’archivio delle impronte digitali, i militari hanno identificato il sospettato, poi riconosciuto sia dalla ragazza sia dalla coppia intervenuta in soccorso della vittima.
La studentessa ha raccontato che dopo una serata passata con gli amici, alle 3 di notte, si sarebbe trovata sola e deciso di seguire lo sconosciuto anche perché non era completamente lucida. Grazie ai medici della clinica Mangiagalli e ad alcuni video presi dalle telecamere della zona, è stata poi accertata la sua versione. Dopo l’emissione del fermo, i carabinieri, che già avevano individuato l’uomo il giorno successivo all’aggressione durante dei controlli in via Gola, lo hanno nuovamente cercato trovandolo in una soffitta in via Savoia, nel popolare quartiere Stadera, dove abitava con altri stranieri. In casa non c’era ma i carabinieri lo hanno bloccato in un giardinetto nei pressi dello stabile.
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