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Inutile negarlo: sin dalla sua primissima presentazione, avvenuta durante il Nintendo Direct di settembre 2021 – per intenderci, quello in cui è stato ufficializzato Chris Pratt come doppiatore del film d’animazione di Super Mario Bros e in cui abbiamo finalmente rivisto il gameplay di Bayonetta 3 – Kirby e la terra perduta è sempre sembrato avere una marcia in più. Un guizzo, dei valori produttivi evidenti ed un’ispirazione di fondo in grado di dare alla pallina rosa ideata nel 1992 da Masahiro Sakurai la giustizia che per certi versi il personaggio si sarebbe finalmente meritato.
Intendiamoci, parliamo comunque di un’onorevolissima carriera trentennale caratterizzata da quasi quaranta milioni di copie vendute: un risultato sufficiente a rendere Kirby, forse persino abbastanza a sorpresa, uno dei cinquanta franchise di maggior successo dell’intera storia del gaming. Eppure, al di là di tutto, il vorace esserino proveniente dal pianeta Pop è sempre sembrato relegato a palcoscenici un filo “minori”, costretto a brillare di luce riflessa rispetto ai soliti giganti del Gotha della Grande N.
Ecco perché, dopo tre decadi a intrattenere un pubblico tendenzialmente molto giovane con produzioni sì curate ma mai davvero di primissima fascia, Kirby e la terra perduta è da subito sembrato una sorta di dichiarazione d’intenti, di piccola grande riscossa per la paffuta creatura. Una prospettiva che, come potrete leggere a breve, è stata in realtà rispettata solo in parte, dal momento che a dispetto delle innovazioni questo capitolo si pone comunque con una certa continuità con il passato.
Tra tradizione e modernità
Kirby e la terra perduta segna la prima, effettiva incursione dell’insaziabile sferetta in un contesto al 100% tridimensionale. L’avventura di HAL Laboratory vi permetterà di muovervi a 360° all’interno di livelli per nulla banali ma dallo sviluppo comunque guidato, con una struttura per lo più a corridoio e una visuale leggermente dall’alto che, proprio come quella di Super Mario 3D World, non richiederà pressoché mai aggiustamenti manuali della telecamera (a proposito, eccovi la recensione di Super Mario 3D World + Bowser’s Fury).
Si tratta di una scelta di certo tutt’altro che casuale, che pur offrendo in maniera apprezzabile un grado di libertà senza precedenti per la serie tende a complicare il meno possibile la vita nella gestione degli spazi nelle tre dimensioni. Questo perché, come testimonia il selettore della difficoltà che ci si trova immediatamente davanti dopo la schermata del titolo, Kirby e la terra perduta è e rimane un videogame destinato a un pubblico alle prime – se non addirittura alle primissime – armi. E, proprio in quest’ottica, ha senso sgomberare sin da subito il campo da un particolare equivoco di fondo maturato nel corso degli ultimi mesi.
In tanti avevamo infatti visto nei trailer di questa esclusiva Nintendo Switch dei richiami e delle vibrazioni più o meno esplicite a quel capolavoro che risponde
al nome di Super Mario Odyssey (per saperne di più, qui trovate la recensione di Super Mario Odyssey). Ebbene sappiate che in realtà, nella versione definitiva di un’avventura che vi condurrà all’epilogo in circa una decina di ore – anche se non necessariamente alla fine dei giochi… – il feeling Joy-Con alla mano si dimostra molto, molto differente da quello dell’ultimo Mario in 3D. È soprattutto l’indole di fondo a non essere davvero paragonabile a quanto gioiosamente sperimentato in compagnia di Cappy: questa incarnazione di Kirby risulta in generale meno aperta, meno ritmata e in primis fondamentalmente diversissima nell’azione e nel platforming. Specie se si intende inquadrare l’esperienza dalla prospettiva di un utente più hardcore.
Kirby e la terra perduta non è insomma il nuovo esponente di un certo tipo di creatività platformica squisitamente a tutto tondo, con giusto per l’occasione un protagonista meno baffuto e dalle forme ancora più morbide. Al contrario, si tratta di un titolo semplice e diretto, con un livello di difficoltà in media ridotto ai minimi termini e un tasso di sfida legato solo e soltanto all’esigenza (imposta a dire il vero più da sé stessi che dal gioco) di sbloccare il 100% degli obiettivi. Salvare tutti i Waddle Dee, ovvero le creaturine indifese nascoste per gli scenari, vi costerà un filo di fatica extra, così come potrebbero servire più tentativi per trovare qualche segreto o battere un boss in una certa maniera.
Si tratterà ad ogni modo più di una vostra deliberata presa di posizione che non di una richiesta perentoria di un’avventura che procede quasi sempre con il pilota automatico inserito – anche nella cosiddetta “modalità tempesta”, ovvero quella rivolta ai più esperti. Un paradigma che per qualcuno potrebbe persino sfiorare la noia (o comunque risultare magari meno motivante…), ma che invece farà senza dubbio la felicità di tanti altri. Si pensi appunto al già citato pubblico di bambini che da sempre costituiscono il target preferenziale della pallina rosa, o meglio ancora all’accoppiata genitore/figlio che, grazie alla presenza di un’apposita modalità cooperativa attivabile in qualsiasi istante, può dirsi forse il riferimento perfetto di un prodotto ideale ad avvicinare ai videogiochi nuove schiere di giovani appassionati.
Cartoline da un mondo nuovo
Come indicato letteralmente a partire dal nome, Kirby e la terra perduta si svolge in un contesto diverso dalla canonica ambientazione di Dream Land, il mondo fatato che solitamente fa da sfondo alle vicende del roseo protagonista. Uno strano vortice catapulta il nostro eroe in una dimensione alternativa che ricorda in qualche misura il nostro pianeta – o, per meglio dire, una versione apocalittica dello stesso a base di centri commerciali abbandonati, città in rovina e ambientazioni in cui quel che resta della civiltà è stato reclamato dalla natura. In compagnia di un bizzarro animaletto volante di nome Elfilin toccherà a noi salvare i Waddlee Dee rapiti dall’esercito delle bestie e ripristinare il giusto ordine delle cose.
A livello visivo, si confermano e anzi si rilanciano le grandi aspettative derivanti dai vari spezzoni di gioco mostrati prima della pubblicazione: Kirby e la terra perduta è uno spettacolo da guardare, nonché la dimostrazione evidente di quanto la direzione artistica possa colmare i limiti imposti dalla mera tecnica. Aspettatevi un videogame colorato e squillante, capace di impressionare con alcune delle texture migliori mai apparse su Nintendo Switch e in generale una resa dei materiali a tratti poderosa. Una produzione su cui sono state evidentemente investite risorse importanti, che riesce a stupire anche grazie a questa spassosissima reinterpretazione in salsa nintendosa di un contesto post-apocalittico (e, fidatevi, non avete davvero idea di quel che vi attenderà sul finale…).
La messa in scena è così accattivante da non risentire affatto né dei 30 frame al secondo – in luogo dei canonici 60 a cui spesso ci ha piacevolmente abituato la grande N nei suoi platform – né dei meno convincenti movimenti dei personaggi a una certa distanza, con animazioni che aumentano di fluidità all’avvicinarsi della telecamera (per capirci, immaginatevi un’inconsueta gestione del level of detail applicato alle animazioni invece che alla qualità dei modelli poligonali). Insomma, una gioia per gli occhi che lascia ulteriormente il segno anche grazie al supporto di una colonna sonora enfatica e trascinante, sempre pronta a celebrare l’azione a schermo.
L’appetito vien mangiando
Già, a proposito del gameplay: si è già accennato all’estrema linearità della proposta, e a quanto opzionale risulti la ricerca di collezionabili e segreti nascosti qua e là – spesso e volentieri appena celati dall’inquadratura, in luoghi dove i giocatori più smaliziati sapranno di trovare con sicurezza qualcosa che in effetti non mancherà mai. Di base, la struttura di questo episodio è suddivisa in due macro categorie: i livelli tradizionali, ovvero quelli con un inizio e una fine e la struttura a corridoio menzionata qualche paragrafo fa, e le sfide.
I primi vi vedranno impegnati in media per qualche minuto, e saranno contraddistinti da una serie di obiettivi extra non rivelati, ma anzi da scoprire rigorosamente in corso d’opera, che potrebbero costringervi a uno o più replay opzionali (anche se, in tutta sincerità, a mancare sul lungo termine potrebbe essere un po’ di mordente, perché le richieste per proseguire nella storia sono tarate verso il basso).
Le sfide invece saranno pure e semplici digressioni molto concentrate, costruite al 100% attorno ai peculiari power-up di cui può fare sfoggio il protagonista: prove d’abilità in cui si fanno sentire maggiormente le venature da platform e da action, anche in questo caso assai generose nei criteri necessari per il completamento.
A fare la parte del leone è sempre e comunque l’innata capacità di Kirby di ingoiare gli avversari, assorbendo nel frattempo le loro caratteristiche peculiari. Sarà dunque sinceramente spassoso passare da spade a lame rotanti, per arrivare a soffi congelanti, palle di fuoco, granate, trivelle e molto altro ancora, con sfumature di gameplay leggermente diverse fra loro e un minimo di strategia nella scelta del power-up da selezionare (soprattutto prima dei coreografici testa a testa con i boss).
Se le boccomorfosi – ovvero le strampalate trasformazioni basate su interazioni contestuali introdotte come feature inedita di questo episodio – si dimostrano irresistibili sulle prime ma a lungo andare forse anche un pochino fini a loro
stesse e mai particolarmente sviluppate a livello ludico, è invece davvero pregevole il costante senso di progressione dell’avventura. La città di Waddle Dee è l’hub che serve da base di partenza e punto di arrivo: un ambiente che si andrà a popolare mano a mano, animandosi con nuove costruzioni, elementari mini-game e attività parallele come la raccolta dei pupazzetti dai distributori gatcha, le botteghe e altro ancora. Il tutto senza contare la possibilità di far evolvere le abilità di Kirby, scatenando attacchi ancora più spettacolari e soddisfacenti (che non possono fare altro che abbassare ulteriormente il livello di sfida, entusiasmando tuttavia i più piccoli).
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