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E’ successo spesso che i ct o le società che hanno vinto abbiano continuato ad affidarsi allo stesso gruppo senza ottenere risultati
“Riconoscenza, ma che scemenza è stato fidarmi di te” cantava Vasco Rossi nel 1985. Una sorta di anticipo di quello che sarebbe successo un anno dopo. Enzo Bearzot, a quattro anni dal trionfo mondiale del 1982, si affidò agli eroi di Spagna ormai invecchiati per ripetere l’impresa a Messico ’86. Il risultato fu l’uscita agli ottavi contro la Francia di una nazionale che aveva ormai dato tutto. Un episodio che è tornato in mente al fischio finale della partita di Palermo. Mancini, per agguantare un posto a Qatar 2022, ha deciso di affidarsi al gruppo che, solo otto mesi fa, era salito sul tetto d’Europa. Il risultato, purtroppo, lo conosciamo bene.
D’altra parte è abbastanza normale pensare che un ct preferisca puntare su chi conosce, su un gruppo consolidato dal punto di vista umano e tecnico, soprattutto se ha ottenuto grandi risultati. Spesso, poi, diventa complicato lasciare a casa un giocatore che ti ha permesso di ottenere vittorie importanti, anche se non è più in grado, per età o naturale calo fisico, di garantire lo stesso rendimento. E’ successo a Bearzot ed è successo a Marcello Lippi, dopo l’ultimo Mondiale vinto nel dopoguerra. Nel 2010, a 4 anni dal trionfo di Berlino, ha voluto regalare ai campioni del mondo di Germania 2006 la possibilità di tentare il bis in Sudafrica. Purtroppo l’Italia è uscita al primo turno dopo aver pareggiato con Paraguay e Nuova Zelanda e perso con la Slovacchia.
Non capita solo ai commissari tecnici, come dimostra il caso dell’Inter del 2010. Dopo aver conquistato il triplete Mourinho se ne va e i suoi successori sulla panchina nerazzurra continuano a ritrovarsi in rosa i protagonisti di quell’impresa che, come ha confidato qualche anno dopo lo stesso presidente Moratti, in alcuni casi avrebbero dovuto essere lasciati andare. La riconoscenza della società per un risultato così eclatante, però, ha portato a un prolungamento di contratto a giocatori che stavano andando verso la fine della carriera. I casi, insomma, sono tanti e rispondono a un sentimento, la gratitudine, che riesce a trovare spazio anche in un mondo in cui le emozioni vengono sempre dopo il profitto.
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