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Investito con un carro armato da uno dei suoi stessi soldati. Dopo più di un mese di combattimenti a cui non erano stati preparati dai loro superiori, il malcontento dei militari russi cresce, esasperato dalle perdite sul campo e dalla resistenza al di là delle attese degli ucraini. A testimoniarlo arriva ora un clamoroso episodio di ammutinamento, riferito da un accreditato reporter locale, Roman Tsymbaliuk, ritenuto l’ultimo giornalista di Kiev ad aver lasciato la Russia a gennaio, e confermato da fonti di intelligence occidentali.
Il colonnello Yuri Medvedev, comandante della 37/ma brigata fucilieri motorizzati, è stato travolto da un suo sottoposto con un tank, in quello che è apparso come un gesto d’ira per l’alto numero di perdite della sua unità nel conflitto. Dei circa 1.500 componenti con cui il suo battaglione aveva iniziato la guerra, tra morti e feriti ne avrebbe perso la metà.
Not killed, feet crushed. Colonel Yuri Medvedev. pic.twitter.com/FqWAMHw39j
— Euan MacDonald (@Euan_MacDonald) March 25, 2022
Le difficoltà dell’esercito russo
Le immagini del comandante trasportato in un ospedale in Bielorussia con gravi ferite alle gambe hanno fatto il giro dei social, dopo essere state condivise anche da un account del leader ceceno Ramzan Kadyrov, fedelissimo del presidente Vladimir Putin. In un rincorrersi di notizie nella battaglia di propaganda sul web, fonti russe hanno elogiato l’alto ufficiale, cui sarebbe stata promessa una medaglia al valore e un risarcimento in denaro.
Ma ad alcune ore dall’incidente, l’intelligence occidentale, citata da media britannici, ne avrebbe confermato la morte. Non ci sono invece informazioni sulla sorte del militare che lo ha investito. La ricostruzione giunge mentre appaiono sempre più forti le tensioni tra le truppe di Putin. Le notizie sulle perdite in battaglia sono sempre più gravi: Mosca ha confermato oggi 1.385 soldati uccisi e 3.825 feriti, mentre per Kiev e la Nato i morti sono dieci volte di più, tra cui decine di alti ufficiali, come in dieci anni di guerra in Afghanistan.
I russi avrebbero poi lasciato sulle strade dell’Ucraina anche decine di tank e altri mezzi corazzati. Dei 115-120 Gruppi tattici di battaglione con cui aveva iniziato la guerra, almeno una ventina sarebbero fuori dai giochi. Una situazione di difficoltà che anche gli alti comandi di Mosca sembrano propensi a riconoscere: l’orizzonte del 9 maggio per la fine del conflitto – giorno simbolico della vittoria sovietica sul nazismo – potrebbe servire anche a calmare le truppe con una data-limite per il ritorno a casa.
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