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Concitato incontro tra i piloti dopo che un missile ha colpito una raffineria a 20 km dalla pista: due schieramenti, Hamilton non voleva correre, Leclerc e Verstappen s. Ottenute le garanzie di sicurezza necessarie si deciso di andare avanti
Alle quattro di mattina il lungomare di Jeddah strapieno, macchine a passo d’uomo. Gruppi di donne in giro da sole, ragazzi in bicicletta, chioschetti di hamburger affollatissimi. A pochi chilometri dalla pista gli effetti dell’attacco missilistico della milizia Houthi sul centro di distribuzione dell’Aramco non si avvertono minimamente.
La gara va avanti — lo hanno confermato anche la Fia e i piloti in una nota —, ma stata molto vicina a saltare per forti divergenze fra i piloti. C’ stata una riunione straordinaria, tesa e concitata, durata quattro ore e si conclusa in piena notte con tentativi di mediazione continui da parte dei vertici della F1, della Fia, dei team principal, per tentare di avvicinare le posizioni. A sottolineare la delicatezza e la complessit dell’argomento, mai in tempi recenti era capitato di vedere atleti tirare cos tardi il giorno prima delle qualifiche, per discutere.
Non erano tutti d’accordo come si voleva far credere, se le squadre hanno dato l’ok all’unanimit a proseguire il Gp d’Arabia Saudita dopo aver ricevuto rassicurazioni sulla sicurezza da parte delle autorit saudite, diversi piloti invece hanno provato a boicottare la corsa. Si sentivano a disagio a correre in queste condizioni, dicevano. Le indiscrezioni trapelate dal meeting raccontano che i pi motivati in questo senso fossero Lewis Hamilton, il compagno George Russell (che anche vicepresidente della Grand Prix Driver’s Association, una specie di sindacato di categoria), Pierre Gasly, Fernando Alonso e Lance Stroll. Mentre i ferraristi, Charles Leclerc e Carlos Sainz, e i due della Red Bull, Max Verstappen e Sergio Perez erano intenzionati a guidare.
Fra calcoli opportunistici e paure vere, il lungo meeting ha svelato una spaccatura fra i piloti e chi prende le decisioni, che stata ricucita soltanto grazie a un pressing feroce delle squadre. Una decisione, quella di andare avanti, ufficializzata in mattinata dalla Fia che ha precisato come dopo l’incidente c’ stata un’ampia discussione tra le parti interessate, le autorit governative saudite e le agenzie di sicurezza che hanno dato assicurazioni complete e dettagliate che l’evento sicuro. Una versione confermata dai piloti in un comunicato dai toni praticamente identici: Abbiamo discusso tanto, parlato con i vertici della Formula 1 e col governo saudita, che ci ha spiegato come le misure di sicurezza siano state ulteriormente migliorate. Cos abbiamo deciso di andare avanti.
Mattia Binotto ha raccontato come si sono svolte le trattative: Abbiamo spiegato ai piloti come stavano le cose dopo l’incontro con le autorit saudite, normale che non tutti fossero d’accordo, erano preoccupati: sono in venti. Lasciare il Paese dopo l’attacco non sarebbe stata la scelta giusta. Il nostro un messaggio potente, attraverso lo sport cerchiamo di portare il cambiamento nel mondo. Abbiamo approvato tutti l’idea di venire a correre qui.
I boicottaggi dei piloti non hanno mai funzionato bene, nella storia si ricorda il mancato Gp del Belgio del 1985. Ma quella volta c’erano motivi ben precisi a mettere d’accordo tutti, tra cui l’asfalto che cadeva a pezzi. Per il resto la F1 ha mostrato un cinismo spietato anche nelle situazioni pi complicate. Come dimenticare la trattativa (anche quella notturna) fra le squadre per provare a disputare il Gp d’Australia nel marzo del 2020, nonostante casi di positivit al Covid conclamati e il ritiro da parte di alcune squadre, fra le quali McLaren e Ferrari.
I piloti hanno detto s dopo aver insomma ottenuto le garanzie necessarie — almeno secondo loro — sulla sicurezza
. Su quali basi non si sa, molto probabile che accanto al circuito siano stati piazzate batterie contraeree — Domenicali ha parlato di ogni tipo di sistema di difesa —, inclusi i missili Patriot forniti dagli Stati Uniti all’alleato saudita. Al di l di ogni giudizio, entrare nella testa di chi percorre la vita a 300 all’ora un esercizio complicato. Mentre certo che la F1 non pu rinunciare all’Arabia, per il ricchissimo contratto che lega Gedda al Mondiale, per il ruolo di main sponsor di Aramco.
26 marzo 2022 (modifica il 26 marzo 2022 | 13:11)
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