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Il conflitto in Ucraina serve alla Russia per avere un riscontro dell’efficacia sul campo dei nuovi sistemi d’arma in dotazione alle proprie forze armate, esattamente come si è sempre fatto nella storia di tutti i conflitti moderni.
Già in Siria, dove si sono visti droni terrestri da combattimento (UGV – Unmanned Ground Vehicle), loitering munitions, lanciarazzi multipli a carica termobarica TOS-1A, missili da crociera Kalibr e una fugace apparizione dei nuovi caccia di quinta generazione Sukhoi Su-57, Mosca ha impiegato qualche nuova produzione domestica, anche mai vista prima in azione.
Stiamo parlando, nella fattispecie, del missile balistico aviolanciabile KH-47M2 Kinzhal, dei già noti sistemi antinave Bastion-P, che usano ancora i missili P-800 Oniks, e del sistema Iskander nelle due versioni, la M e la K.
Il Kinzhal è stato usato almeno una volta, anche se il video mostrato da Mosca solleva seri dubbi riguardanti l’obiettivo comunicato: un deposito sotterraneo di munizioni nell’area di Ivano-Frankivsk, esattamente a Delyatyn. Un secondo attacco con questo missile ipersonico a un deposito di carburante nella zona di Mykolaiv, stavolta non ripreso, sembra essere confermato.
Il missile balistico a corto raggio (SRBM) del sistema Iskander-M è stato ampiamente utilizzato, di concerto coi missili da crociera aviolanciati e imbarcati su unità navali. In quest’ultima categoria appartengono i ben noti Kalibr, utilizzati ampiamente in Siria, mentre nella prima ci sono i KH-101, KH-31 e KH-555.
La vera novità è rappresentata dal missile da crociera 9M729, utilizzato da una versione diversa del sistema Iskander, la K (per alcune fonti la N). Questo in gergo militare è un GLCM (Ground Launched Cruise Missile) che ha una portata massima stimata di 2500 chilometri.
Un utilizzo “strano” riguarda invece i missili P-800 del sistema di difesa costiera Bastion-P: risulta che nella giornata di giovedì, per la prima volta, questi vettori siano stati lanciati dalla Crimea verso obiettivi sulla costa ucraina nel Mar Nero. Riteniamo, come detto in un’analisi di dettaglio su InsideOver, che sia un sintomo della rapida riduzione dei missili da crociera presenti negli arsenali russi.
Vi abbiamo già raccontato che alcune loitering munitions, anche detti “droni kamikaze”, hanno visto il loro primo impiego in Siria: si tratta principalmente dei Kub e dei Lancet, ma la Russia ha fatto esordire un drone di tipo diverso, l’UCAV (Unmanned Combat Air Vehicle) Orion. Si tratta di un velivolo senza pilota di notevoli dimensioni, propulso da un motore a turboelica posizionato in coda, che ricorda, sommariamente, le linee dello statunitense Reaper. L’Orion ha un’apertura alare di 16 metri e una lunghezza di 8 e si stima che la quota di tangenza massima sia di 7500 metri e la durata massima del volo di 24 ore con carico utile standard, capace di una velocità massima di 200 chilometri orari. Mosca, qualche giorno fa, ha diffuso un video di un Orion che ha distrutto una postazione ucraina nel Donbass utilizzando missili 9M133FM-3, una versione aviolanciabile del missile anticarro Kornet.
Una menzione particolare merita un treno armato che è stato visto all’inizio di questo mese nel sud dell’Ucraina: nella zona di Melitopol alcuni osservatori casuali hanno immortalato un convoglio con vagoni corazzati su cui sono stati montati anche sistemi di artiglieria antiaerea non meglio definibili.
Sono stati dispiegati, ma non sappiamo con certezza se siano mai entrati davvero in azione, i sistemi missilistici da difesa aerea S-400, già ben noti alle cronache per la diatriba tra Turchia e Stati Uniti. Ankara, infatti, ha acquistato due batterie di questi SAM (Surface to Air Missile) di cui una è già stata consegnata. Secondo i comunicati del Cremlino gli S-400 sarebbero entrati in azione per colpire assetti aerei ucraini, ma, come detto, non abbiamo conferma.
Non sappiamo, perché ancora non ci sono immagini o rapporti che lo indichino, se il veicolo armato da supporto per le unità corazzate BMPT-72 Terminator sia entrato in azione, ma possiamo affermare che nei giorni immediatamente precedenti lo scatenarsi del conflitto almeno cinque di essi sono stati visti insieme ad altri mezzi militari su un treno ripreso a transitare nella città di Yelets, oblast di Lipetsk, una provincia russa prossima a quelle di Voronzeh e Kursk.
In Ucraina non si sono visti, e crediamo non si vedranno, i nuovi tank T-14 Armata, gli IFV (Infantry Fighting Vehicle) T-15 e i Kurganets-25, e nemmeno i caccia Su-57. Pochissimi ne sono stati consegnati ai reparti e l’ambiente è ancora troppo contestato per poterli impiegare senza timore di perderli in combattimento.
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