Aveva assunto un cocktail di sostanze stupefacenti Taylor Hawkins, il batterista dei Foo Fighters morto ieri a Bogotà, a 50 anni, un’ora prima del concerto della band. A dirlo è la Procura generale della Colombia. In un comunicato, scritto insieme all’Istituto di medicina legale, gli investigatori sostengono che il batterista aveva assunto “dieci diverse sostanze” stupefacenti nelle ore precedenti la sua morte. Tra le sostanze trovate, marijuana, antidepressivi triciclici, benzodiazepine e oppiacei. Anche se nel comunicato non si attribuisce direttamente la morte a queste sostanze.
Taylor Hawkins è stato trovato morto nella sua stanza d’albergo. La polizia colombiana ha subito seguito la pista dell’abuso di stupefacenti. Nel 2001 aveva avuto un’overdose: “Avevo esagerato”, disse, “l’overdose mi fece capire di dover voltare pagina”.
Nato in Texas nel 1972 e cresciuto in California, Hawkins iniziò a suonare molto presto in vari gruppi, anche con Alanis Morissette. Nel 1997 l’incontro con Dave Grohl che lo scelse per sostituire William Goldsmith nel nuovo gruppo da lui fondato dopo lo scioglimento dei Nirvana in seguito alla morte di Kurt Cobain. Da allora nacque l’intesa totale con Grohl e con il chitarrista icona Pat Smear. E i Foo Fighters divennere superstar del rock in grado di riempire gli stadi di tutto il mondo. Hawkins ha registrato otto dei dieci album in studio dei Foo Fighters da “There is nothing left to lose” (1999) a “Medicine at midnight” fino al disco di cover dei Bee Gees “Hail satin”, nel 2021.