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La notizia del presunto avvelenamento diffusa da Wall Street Journal e Bellingcat, Ucraina e Usa smentiscono, ma c’è la conferma del portavoce del miliardario. I sintomi: eruzioni cutanee, mal di testa, perdita della vista
Di sicuro c’è solo che Roman Abramovich assieme a due negoziatori ucraini è stato male nei giorni scorsi per una forte intossicazione. Un tentativo di avvelenamento? O una semplice «questione ambientale» come sosterrebbe l’intelligence americana? Secondo la presidenza ucraina, poi, sarebbero tutte illazioni: i funzionari e gli altri personaggi che oggi dovrebbero riprendere i colloqui con la controparte russa in Turchia stanno «lavorando normalmente».
Difficile quindi capire cosa sia successo, anche perché tra Russia e Ucraina quando si sente parlare di sintomi misteriosi, di possibile avvelenamento, il pensiero corre subito ai tanti precedenti, uno più grave dell’altro. Dall’ex agente del Kgb Litvinenko, assassinato a Londra nel 2006, a Skripal, a Navalny che tentarono di eliminare mettendogli il Novichok
negli slip. Il candidato alle presidenziali ucraine del 2004 Viktor Yushchenko che si ritrovò con il corpo coperto di bolle e si salvò per miracolo.
Iniziamo dal poco che sappiamo. Una persona vicina al magnate russo ha rivelato al Wall Street Journal che Abramovich è stato male due settimane fa, dopo un viaggio a Kiev per parlare con il presidente Zelensky. Era assieme a un altro negoziatore, il deputato Umerov (l’unico di cui è trapelato il nome); non appena arrivati a Istanbul, i due avrebbero avuto eruzioni cutanee, forti mal di testa e perdita della vista. Gli uomini sarebbero stati trattati in una clinica nella città turca e si sarebbero rimessi rapidamente. Qualcuno ha ipotizzato un avvelenamento dovuto a una sostanza atomizzata nell’aria. Il sito Bellingcat, che ha diffuso per primo la notizia, ha fornito una versione leggermente diversa: Abramovich si sarebbe sentito male dopo essere stato in una località ucraina diversa da Kiev e se ne sarebbe accorto una volta arrivato nella capitale. Non si capisce chi potrebbe avere interesse a eliminare o magari solo a intimidire l’ex patron del Chelsea.
Anche il suo ruolo nella trattativa è del tutto poco chiaro. Sarebbe stato coinvolto da Zelensky, viste le sue radici ebraiche (anche il presidente ucraino è ebreo, nonostante in Russia si sostenga che sia a capo di un governo filonazista) e la vicinanza con Vladimir Putin. Abramovich ha incontrato Putin in questo periodo e gli ha portato una lettera di Zelensky con le richieste ucraine
. Secondo il Times di Londra, il signore del Cremlino avrebbe reagito male alle proposte arrivate da Kiev: «Digli che li spazzerò via!» avrebbe urlato ad Abramovich prima di congedarlo.
Il ruolo di ambasciatore tra i due contendenti avrebbe fruttato all’oligarca, almeno fino a ora, la non inclusione nella lista dei russi sottoposti a sanzioni da parte dell’amministrazione Usa. Questo a seguito di una esplicita richiesta che Zelensky ha fatto al presidente americano Biden.
Ma a un certo punto dal Cremlino è arrivata una strana precisazione. È stato detto che Abramovich aveva giocato un ruolo in un primo momento favorendo uno scambio di informazioni tra Mosca e Kiev. Ma che oramai la questione era passata nelle mani delle due delegazioni ufficiali. Questo vuol dire che Abramovich è fuori dai giochi? Non c’è una risposta definitiva.
Sappiamo, comunque, che l’oligarca è sì vicino a Putin ma non ha alcun potere su di lui e difficilmente potrebbe riuscire a fargli cambiare idea. Come tutti gli altri grandi imprenditori russi, è lui a dipendere in tutto e per tutto dal volere del numero uno e non viceversa.
Nei primi anni della presidenza Putin, venne chiesto ad Abramovich di prendersi cura di una delle aree depresse della Russia, la Chukotka. E lui obbedì, diventandone per 8 anni governatore e investendoci un miliardo di euro.
29 marzo 2022 (modifica il 29 marzo 2022 | 10:35)
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