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Dyson combatte
l’inquinamento, qualunque esso sia. Quello dell’aria (la gamma di purificatori
Dyson è decisamente ampia) ma anche l’inquinamento acustico. E lo fa con un
prodotto solo, che segna il debutto del marchio inglese sia nel settore audio
che in quello dei prodotti indossabili.
La novità appena
annunciata – arriverà solo tra qualche mese – si chiama Dyson Zone: ha
richiesto 6 anni di progettazione e messa a punto, passando per 500 prototipi,
ed è un’avveniristica (e decisamente connotata) cuffia wireless che integra al
proprio interno un depuratore d’aria a batteria ed è dotato di una visiera per
l’erogazione dell’aria frutto delle operazioni di eliminazione delle polveri
sottili e degli inquinanti.
Insomma, una nuova
categoria di prodotto, una nuova scommessa di Sir James Dyson e di suo figlio Jake, Chief Engineer, che si è prestato anche per alcuni scatti fotografici, come la foto di apertura e altre immagini di questo articolo (credit: courtesy of Dyson). A molti
potrà sembrare una “stranezza” ai limiti dell’accettazione sociale:
non sarà semplice passare inosservati con qualcosa che assomiglia di più a un
casco “spaziale” che a una semplice cuffia. Noi però ci siamo
abituati a sospendere il giudizio sulle innovazioni Dyson. Un esempio: quando
la Casa inglese ha iniziato a proporre in tutto il mondo l’aspirapolvere a
batteria (che fino ad allora si chiamava universalmente
“aspirabriciole”) come sostituto integrale degli apparecchi a filo,
c’era la fila degli scettici sghignazzanti. Ora la fila è quella delle “imitazioni”
del concept ciclonico a batteria introdotto da Dyson e l’aspirapolvere a filo è una “stranezza vintage”. Magari tra qualche anno
sarà la cosa più normale del mondo che una cuffia, oltre a cancellare il
rumore, cancelli anche gli inquinanti. Quindi, almeno per ora, atteniamoci ai
“fatti”.
Una cuffia wireless
noise canceling tutta da scoprire
Veniamo quindi ai
dettagli, ancora parziali, che si conoscono riguardo a Dyson Zone: innanzitutto
si tratta di una cuffia wireless bluetooth in pieno assetto “noise
canceling”. È il debutto del marchio inglese in un mondo, quello
dell’audio hi-fi, che storicamente non è così propenso ad accogliere a braccia
aperte nuovi entranti. Una bella sfida: la società fa sapere che l’acustica è
però un tema che i propri ingegneri studiano da anni, per la realizzazione di
tutti i prodotti; i laboratori Dyson dispongono di diverse camere anecoiche, in
cui realizzare test, e molta strumentazione.
Sarà interessante capire se dal
punto di vista delle pure prestazioni hi-fi saremo di fronte a un prodotto
convenzionale a una vera innovazione. Va detto che, almeno per il momento, le
informazioni che Dyson ha fatto trapelare toccano solo marginalmente la
componente audio del nuovo Zone. Si sa, per esempio, che la cuffia ha driver al
neodimio ed è equipaggiata con una dozzina di microfoni distribuiti sui padiglioni
e sulla visiera: sono utilizzati come array per discriminare i rumori esterni
dall’eventuale parlato dell’utente (funzionano ovviamente anche come viva voce)
e per creare un effetto di noise canceling allo stato dell’arte. Il livello di
cancellazione o di amplificazione dei rumori esterni potrà comunque essere
controllato attraverso l’app (immaginiamo verrà usata Dyson Link, l’app unica
di tutti i device Dyson) per funzionare in cancellazione pura, in modalità
conversazione e in modalità cosiddetta “trasparenza”, con
enfatizzazione dei rumori esterni più importanti, come sirene, annunci
informativi e così via. Per saperne di più (per esempio i codec e il tipo di
comunicazione supportati e la compatibilità con l’audio spaziale) e soprattutto
per un primo ascolto toccherà aspettare ancora qualche mese. Certamente le
aspettative sul fronte audio sono alte: Dyson ha parlato espressamente di prestazioni ad “alta fedeltà”.
Una stazione di
purificazione dell’aria “on the go”
Di più si sa
sull’altra funzione di Dyson Zone, quella di purificazione. I due padiglioni
contengono altrettanti minicompressori in grado di pompare aria attraverso i
filtri per erogarla a bocca e naso dell’utente; per svilupparsi Dyson ha
progettato il motore digitale più piccolo della propria gamma.
Gli studi di
fludodinamica di Dyson, frutto del lavoro per esempio sui phon, sugli styler e
sui purificatori sono stati impiegati per il sistema di erogazione dell’aria,
che secondo gli ingegneri Dyson, sarebbe resistente anche a correnti d’aria
trasversali. Attenzione: malgrado le poche foto diffuse possano far pensare
diversamente, non c’è alcun contatto tra visiera e viso, motivo per cui è del
tutto improprio parlare di “maschera”, per lo meno nella
configurazione base.
Il sistema di
filtrazione non è basato su un filtro Hepa (sarebbe stato troppo ingombrante)
ma su una soluzione di cattura elettrostatica delle particelle inquinanti, con
un’efficienza che raggiunge il 99% fino alla dimensione di 0,1 micron: polvere,
pollini e batteri. A questo si aggiunge un filtro ai carboni attivi, capace di
catturare odori e sostanze gassose inquinanti e irritanti, come il biossido di
azoto e l’ozono. Il risultato è un flusso di aria purificata che satura lo
spazio antistante al naso e alla bocca, favorendo quindi una respirazione
“pulita”. Pur non trattandosi di un apparecchio pensato per
l’attività sportiva, il regime di funzionamento in purificazione (che può
essere anche impostato manualmente) in modalità automatica è modulato sulla
base dell’attività rilevata dagli accelerometri integrati: in questo modo, se
viene rilevata una camminata o comunque un movimento, il sistema pomperà più
aria; se invece è rilevata una posizione più statica, il flusso (e quindi anche
il consumo di batteria) verrà conseguentemente ridotto.
Ovviamente, con la
parte di purificazione aggiunta, questa Dyson Zone non è certo una cuffia
compatta e leggera. Gli ingegneri Dyson, però, sostengono di aver studiato
l’appoggio sulla testa e le schiume dei cuscinetti in maniera molto attenta, in modo da garantire uno
scaricamento del peso confortevole, ispirandosi al sistema di scarico laterale
normalmente utilizzato sulle selle da equitazione. Per quello che riguarda,
invece, l’eventuale rumorosità delle pompe che spingono l’aria (e che essendo
nel padiglione sono vicine alle orecchie), i tecnici Dyson assicurano che
alcune scelte progettuali limitano la diffusione di eventuali disturbi; il
resto lo fa il sistema di cancellazione del rumore, calibrato anche su quello
indotto dal funzionamento del purificatore.
In ogni caso, se lo
si desidera, è possibile sganciare la visiera, disattivando così
temporaneamente la funzione di purificazione, per utilizzare il sistema come
semplice cuffia wireless.
In alternativa è
possibile applicare due accessori (ma non sappiamo come sono perché non sono
state diffuse fotografie) per trasformare la visiera in una maschera, con il
vantaggio, però, di avere all’interno ricambio d’aria. Un accessorio, usa e
getta (e quindi avrà le parti di ricambio) arriva a rispondere alle specifiche
FFP2; l’altro, più semplice e lavabile, è compatibile con le indicazioni per i
“Community Face Coverings“, standard BSI, ente standardizzatore
britannico (dovrebbe limitare la diffusione in entrambe le direzioni di
possibili infezioni ma senza le specifiche stringenti delle FFP2).
Dyson Zone arriverà
in autunno. Il prezzo è ancora ignoto, ma non sarà basso
Al di là del prezzo,
che sarà probabilmente l’ultima cosa che sarà rivelata su queste nuove Dyson
Zone, siamo molto curiosi anche di conoscere l’autonomia di funzionamento: non
c’è dubbio che delle parti in movimento (che nelle cuffie convenzionali non ci
sono) comportino un drastico calo dell’autonomia o la necessità di batterie
molto generose, che però sono poco compatibili con il comfort di utilizzo.
Dyson Zone sarà in
vendita dal prossimo autunno, ma non si sa ancora se l’Italia sarà tra i primi
Paesi a riceverla o toccherà aspettare ancora un po’. Il prezzo non sarà basso,
un po’ per “tradizione” Dyson, un po’ perché la soluzione è assolutamente
nuova, un po’ perché solo la parte cuffia noise canceling ha valori sul mercato
che sfiorano i 400 euro: scommettiamo che Dyson Zone sfiorerà i 1000?
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