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Continuano gli attentati per le strade di Bnei Brak, sono 5 le persone uccise negli attacchi degli ultimi giorni, fra queste anche due ucraini residenti nel Paese.
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME – Amir non ha rallentato neppure quando ha visto il fucile mitragliatore puntato contro. morto perch guidava la moto, era davanti. Il suo compagno di pattuglia caduto trascinato da lui ormai colpito, si rialzato e ha
ammazzato il terrorista che per le strade di Bnei Brak
aveva gi ucciso due israeliani e due ucraini residenti nel Paese.
Ad Amir Khouri i genitori avevano da poco comprato la casa perch potesse sposarsi a 32 anni, quasi tardi per un arabo. Viveva a Nof Hagalil poco lontano da Nazareth, comunit di cristiani, il padre in polizia prima di lui. A una trentina di chilometri, su e gi per le colline della Galilea, gli arabi sono in maggioranza musulmani: da Umm el Fahem sono arrivati i due attentatori che hanno sparato contro due soldati alla fermata dell’autobus ad Hadera, tre giorni prima dell’attacco nel sobborgo ultraortodosso vicino a Tel Aviv.
Dall’altra parte della barriera e del muro c’ Jenin che durante la seconda Intifada era considerata dall’intelligence la capitale del terrore in Cisgiordania, da qui partivano i kamikaze imbottiti di tritolo, qui l’esercito ha combattuto una delle battaglie pi sanguinose, da qui era entrato per lavorare senza permesso l’assalitore di Bnei Brak.
Vent’anni fa. Adesso questi villaggi nel nord del Paese – di qua e al di l della Linea Verde – preoccupano ancora i servizi segreti, che faticano a individuare i cosiddetti lupi solitari: spesso organizzano le azioni nel chiuso delle loro stanze ma – fanno notare gli analisti – trovano un’infrastruttura del terrore pronta a fornire ideologia e armi. E preoccupano i politici che vedono negli attacchi perpetrati da arabi israeliani (sono cittadini, rappresentano il 20 per cento della popolazione) anche una minaccia alla stabilit.
Della convivenza e del governo. Di Umm el Fahem Mansour Abbas, professione dentista, che ha portato il suo partito arabo nella coalizione guidata da Naftali Bennett. Ha condannato gli attacchi (un crimine vile e terrorista) e quanto Esawi Frej – ministro per gli Affari regionali, anche lui arabo, sinistra radicale – considera gli undici morti (l’ondata iniziata marted della settimana scorsa, quattro accoltellati a Beer Sheva da un beduino) siano un assalto alla democrazia. La paura che nelle citt tornino gli scontri tra arabi ed ebrei, cittadini israeliani contro cittadini israeliani, come nel maggio dell’anno scorso durante gli undici giorni di guerra con Hamas. Che da Gaza ha esaltato le missioni eroiche senza rivendicarle.
I primi tre attentatori si sono radicalizzati con i sermoni via Internet dello Stato Islamico. In passato hanno cercato di andare a combattere in Siria, due di loro erano stati per questa accusa incarcerati. Stiamo assistendo alla realizzazione del peggior incubo per le forze di sicurezza – scrive Amos Harel sul quotidiano Haaretz – e sembra difficile trovare una soluzione immediata. Perch gli attentati sono stati una reazione a catena, uno a imitazione dell’altro. Una corsa dell’orrore a chi semina pi morti che potrebbe essere la rappresaglia per la normalizzazione tra Israele e le nazioni arabe culminata nel vertice a Sde Boker, apertosi nel giorno dell’assalto ad Hadera. Stiamo combattendo su pi fronti – commenta Kobi Michael dell’Istituto per gli studi sulla sicurezza nazionale – e bisogna individuare una strategia per ognuno. Il primo intervento sulla circolazione delle armi tra gli arabi israeliani, ce ne sono troppe e sono troppo facili da comprare. Un altro componente Hamas a Gaza e il terzo la Cisgiordania.
Il 29 marzo di vent’anni fa Ariel Sharon ordin lo Scudo difensivo: l’invio massiccio di soldati per colpire i gruppi estremisti dentro ai territori palestinesi. Si trasform nella pi grande operazione militare nelle aree della Cisgiordania dai tempi del conflitto dei Sei Giorni. Adesso ministri come Yoaz Hendel da destra pungolano il primo ministro (di destra) e invocano un intervento simile che coinvolga anche le citt arabo israeliane. Siamo in guerra.
30 marzo 2022 (modifica il 30 marzo 2022 | 20:18)
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