Sab. Nov 23rd, 2024

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Una nuova variante del Covid-19 chiamata “Xe”, frutto della ricombinazione tra Omicron 1 e Omicron 2, è stata rilevata per la prima volta nel Regno Unito il 19 gennaio scorso: la notizia è stata data dall’Uk Health Security Agency (Ukhsa), Agenzia Sanitaria per la Sicurezza del Regno Unito, che ha già confermato 600 tamponi con la nuova sequenza. Le prime stime indicano per questa “variante mix” un possibile “vantaggio del tasso di crescita di circa il 10% rispetto a Omicron 2, ma questo dato richiede un’ulteriore conferma“, ha spiegato l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) nell’ultimo aggiornamento diffuso sull’andamento globale del Sars-CoV-2.

“Non ci sono differenze sostanziali”

Benché si ipotizzi un 10% in più di contagiosità per Xe rispetto a Omicron 2, l’Oms precisa che, finché non verranno riportate “significative differenze nella trasmissibilità” del mutante “e nelle caratteristiche della malattia” che provoca, “inclusa la gravità“, Xe verrà considerata una variante appartenente alla famiglia Omicron. Intanto, però, i primi tassi di crescita di Xe aggiornati al 16 marzo 2022, dimostarano come siano superiori del 9,8% rispoetto a BA.2. Cosa succederà, a questo punto? La professoressa Susan Hopkins, capo della transizione del consulente medico dell’UKHSA, ha affermato che le varianti ricombinanti non sono rare e di solito muoiono “in tempi relativamente rapidi“.

Il precedente di Deltacron

Non è la prima volta da quando è iniziata la pandemia che due varianti si “fondono” in una creando una ricombinazione: come abbiamo visto sul Giornale.it, infatti, era già stata sequenziata Deltacron, una variante “ibrido” frutto del mix tra Delta e Omicron, che non ha mai preoccupato gli scienziati e non è mai diventata dominante. “Questa particolare ricombinante, Xe, ha mostrato un tasso di crescita variabile e non possiamo ancora confermare se ha un vero vantaggio», ha affermato la Hopkins al quotidiano The Sun. “Finora non ci sono prove sufficienti per trarre conclusioni sulla trasmissibilità, sulla gravità o sull’efficacia del vaccino”, ha aggiunto.

Come si creano le ricombinanti

Gli esperti spiegano che le ricombinazioni di un virus, in questo caso del Covid, avviene nei rari casi in cui alcune persone possono essere infettate contemporaneamente da due “versioni” del coronavirus: ad esempio, se ci si trova in un bar affollato con diverse persone infette, si potrebbero respirare particelle virali da più di una di loro. A quel punto, è possibile che due virus invadano la stessa cellula in contemporanea. Quando quella cellula inizia a produrre nuovi virus, il nuovo materiale genetico può essere confuso e produrre potenzialmente un nuovo virus ibrido. Nella maggior parte dei casi, però, questi rimescolamenti genetici saranno “vicoli ciechi evolutivi“, non portano cioé da nessuna parte.



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