Ven. Nov 22nd, 2024

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Il progetto di Putin era quello di invadere l’Ucraina e conquistarla in pochi giorni con una operazione lampo. La difesa di Kiev ha però sorpreso Mosca che non credeva di trovare in una situazione di stallo ad oltre un mese dall’inizio del conflitto. Come ha fatto Zelensky ha organizzare le sue truppe in modo da respingere il pesante attacco russo? Secondo quanto rivelato dal Wall Street Journal l’Ucraina è riuscita a contrastare le fasi iniziali dell’invasione grazie a informazioni cruciali fornite dalla Cia.

L’incontro Cia-Zelensky a metà gennaio

A metà gennaio, prima che scoppiasse il conflitto – rivela il Wall Street Journal – il direttore della Central Intelligence Agency William Burns fece un viaggio segreto a Kiev per incontrare il presidente Volodymyr Zelensky, condividendo con lui le direttrici dell’attacco russo e in particolare sull’assalto all’aeroporto di Gostomel, a nord di Kiev. Lo scalo sarebbe dovuto servire ai russi come testa di ponte per favorire l’afflusso di rinforzi con aerei e parà, ma il blitz fallì. Probabile anche che il Cremlino contasse su un’azione di una quinta colonna, composta da collaborazionisti, che doveva favorire l’eliminazione di Zelensky o costringerlo alla fuga. Gli Usa, in quelle ore drammatiche dell’inizio dell’offensiva russa, offrirono infatti al presidente ucraino una via d’uscita, per portarlo in salvo. Ma lui si rifiutò, continuando a restare nella capitale per dirigere la resistenza.

Il primo viaggio 

Il primo viaggio nella capitale russa, a inizio novembre, era già noto ma il quotidiano fornisce particolari inediti su questa missione inusuale per un capo dell’intelligence, ma non forse per uno con il suo passato diplomatico. A Mosca il capo degli 007 americani lanciò il suo monito in un collegamento criptato con lo ‘zar’ che, isolato nella sua residenza di Sochi, respinse i sospetti di invasione e criticò gli Usa per aver ignorato per anni le richieste di sicurezza russe. Aggiungendo che l’Ucraina «non è un Paese reale», come disse poi ricordando che i suoi confini furono tracciati arbitrariamente da Lenin e che ora esiste solo perché nel 1991 l’Urss collassò. Tornato a Washington, Burns informò Joe Biden che Putin non aveva preso una decisione ma era fortemente propenso a invadere. Nei tre mesi successivi, mentre Emmanuel Macron e Olaf Scholz facevano viaggi a vuoto al Cremlino nel disperato tentativo di evitare la guerra, la Casa Bianca ha faticato a convincere gli alleati europei a creare un fronte unito. Ma alla fine c’è riuscita, grazie anche alle mosse della Cia, che ha rivelato in anticipo le mosse dello ‘zar’.

I sovietivi hanno sottovalutato l’Ucraina

I sovietici «sottovalutarono gli afghani negli anni Ottanta», proprio come oggi i russi «hanno sottovalutato gli ucraini». È la tesi sostenuta dai veterani americani dell’Afghanistan, a cinque settimane dall’inizio della guerra di Vladimir Putin contro l’Ucraina, una guerra il cui andamento è stato spesso paragonato al disastro dell’invasione sovietica dell’Afghanistan iniziato alla fine del 1979. E che dimostrerebbe come a Mosca non abbiano appreso una delle lezioni più importanti di quel fallimento: sovrastimare le proprie capacità militari e sbagliare le valutazioni sui propri avversari. Bruce Riedel, che lavorò al programma coperto della Cia per aiutare la resistenza dei mujahidin, nota il paradosso degli eventi di questi giorni: Putin, invadendo l’Ucraina, sembrava voler ripristinare la gloria dell’Unione Sovietica, il cui collasso il presidente russo ha definito «la più grande catastrofe geopolitica del secolo scorso». Invece, sottolinea parlando con il Washington Post, ripetendo alcuni degli errori commessi dai leader sovietici, Vladimir Putin «ha messo in questione la potenza russa, per non dire il suo stesso futuro». «Cercando di invertire la storia – è l’opinione di in altro veterano della guerra in Afghanistan, Milton Bearden – potrebbe invece ripeterla».

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