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Il turco decide dal dischetto il Derby d’Italia su un discusso caso da moviola a fine primo tempo: Allegri si ferma dopo sedici risultati utili consecutivi, Inzaghi risponde al Napoli e resta aggrappato al treno scudetto
La sosta ha girato il vento. Andando all’Allianz Stadium a chiudere con uno 0-1 su rigore la striscia positiva della Juventus che durava da 16 partite, l’Inter risponde al Napoli e in attesa del posticipo del Milan (ma sapendo di avere anche una partita da recuperare) resta a -3 dalla vetta aggrappata al treno scudetto. Inzaghi rimette in moto una macchina che nelle ultime sette partite aveva prodotto solo un successo con la Salernitana e che dalla Supercoppa di gennaio con la Juve aveva vinto solo con le ultime due in classifica, ma che proprio coi bianconeri adesso prova a riprendere la corsa.
Come all’andata, di nuovo è il Derby d’Italia (numero 178 in campionato, 48° successo dell’Inter) a chiudere a quattro la più lunga serie di successi stagionali bianconera. A lungo superiore nel gioco, frenato da una traversa in avvio e un palo nell’ultimo quarto d’ora, battuto da un rigore non dato sul campo e deciso al Var poi parato e infine ribattuto, Allegri invece esce definitivamente dalla corsa al tricolore vedendo interrompersi un’imbattibilità che durava dal 27 novembre contro l’Atalanta, anche allora allo Stadium: è la quarta sconfitta in stagione della Signora a casa sua, dove l’Inter aveva vinto solo una volta nelle ultime 15 (nel 2012 con Stramaccioni). Ma il dato forte è che la Juve chiude la stagione senza aver vinto nessuno degli scontri diretti al vertice.
IL MOMENTO DECISIVO
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Minuto 43 del primo tempo, Dumfries sulla destra dell’area bianconera prova a farsi spazio tra Morata e Alex Sandro e finisce nel sandwich: contatto (pestone dello spagnolo). Non abbastanza forte da far fischiare rigore a Irrati dal vivo, ma richiamato al video cambia la decisione e decide il penalty. Dal dischetto Calhanoglu manda sulla sua sinistra e Szczesny il para-rigori salva il quarto consecutivo in campionato. Sulla respinta si fionda Calhanoglu, in uno sprint con De Ligt, Chiellini e Danilo la palla carambola su un paio di gambe e finisce in rete. Annullata, per fallo di Calhanoglu su Szczesny. Ma si va a rivedere e si decide altro: De Ligt era entrato in anticipo in area e avendo giocato la palla partecipa all’azione, per cui si tira di nuovo il rigore. Calhanoglu non cambia lato, sempre sulla sua sinistra, ma più angolato e più forte: Szczesny non ci arriva, 0-1 Inter.
RITMO E SPAZI
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Il messaggio che Allegri voleva lanciare mettendo in campo la Juve col 4-2-3-1 si traduce forte e chiaro con un approccio di aggressione alla partita, mentre di là Inzaghi col ritorno di Brozovic con calma contro la pressione alta bianconera cerca gli spazi in cui pungere. Il resto lo fa l’agonismo che, declinato su ritmi non consueti per i big match di A normalmente più ingessati e cerebrali, si traduce anche in interventi tosti, con tacchetti alti e un vigore fotografato solo in parte dai sei cartellini gialli di un primo tempo che, complice il super-caso da rigore nel finale, durerà addirittura 55 minuti. La prima ammonizione, dopo un minuto e mezzo, è un calcio di Lautaro al volto di Locatelli che mezzora dopo si arrenderà in lacrime a uscire (dentro Zakaria), chiudendo simbolicamente quella fase di gara segnata più da una raffica di scosse elettriche che dal reciproco studio tattico.
MARCA JUVENTINA
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L’incornata di Skriniar su corner dopo 8 minuti con salvataggio di Szczesny sul primo palo è, prima del rigore, l’unica palla gol interista di un primo tempo in realtà di marca juventina: un minuto dopo Chiellini su una carambola in area prende la traversa su un incerto Handanovic, messo alla prova da fuori anche da Dybala e Cuadrado. Morata si trova, senza successo, in un paio di occasioni da finalizzatore (al 16’ di testa su cross di Vlahovic, alla mezzora imbeccato da Cuadrado su disattenzione di Bastoni) ma – dopo che l’uscita di Locatelli e il rigore dell’Inter cambiano la partita – tra veli, tacchi e ultimi passaggi lo spagnolo è il migliore dei suoi soprattutto da suggeritore: prova a mandare in gol Vlahovic che dopo 8 minuti di recupero a fine primo tempo manda largo di poco il mancino, poi al 52’ accende Dybala dopo un pasticcio Skriniar-Handanovic (largo) e al 58’ combina ancora con la Joya sotto porta prima che Perisic salvi su Vlahovic.
LA CORRIDA
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Un’altra possibile svolta poteva arrivare al 55’, un contatto ingenuo di Bastoni su Zakaria al limite viene considerato fuori area ed è questione di millimetri: anche al video arbitro e Var non trovano evidenze tali da ribaltare la decisione presa sul campo. La partita perde rotondità e resta la battaglia di nervi, anche con le forze fresche dalla panchina di Correa, Darmian, Kean, De Sciglio e poi tutti gli altri, senza cambi tattici. Vlahovic al 63’ si inventa una palla gol girando attorno a Skriniar e poi facendo partire un tiro a giro di destro largo di poco. Dieci minuti dopo è Zakaria a partire box to box e dal limite dell’area fa partire un destro che, sfiorato da Handanovic, si stampa sul palo. La corrida dell’ultimo quarto d’ora esalta la resistenza dell’Inter e la Juve non va altro un paio di cadute in area di Vlahovic e De Ligt non da rigore. Per la prima volta dopo 13 anni l’Inter chiude imbattuta gli scontri diretti stagionali con la Signora, staccata ora forse in maniera decisiva con 4 punti di distanza e una partita che i nerazzurri devono recuperare. E se Inzaghi guarda in alto vede la vetta ancora lì, a 3 punti. Ma adesso ha riacceso la macchina.
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