Sab. Nov 23rd, 2024

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DALLA NOSTRA INVIATA
LUSSEMBURGO – La scoperta dei massacri di Bucha sta spingendo l’Unione europea ad adottare nuove sanzioni contro la Russia, andando a colpire in parte anche gli idrocarburi: petrolio e carbone, perché per il gas non sembra ancora venuto il momento.
Lunedì mattina è stato il presidente francese Emmanuel Macron, che ha la presidenza di turno dell’Ue, a dirsi «a favore di un nuovo treno di sanzioni»: «In particolare dobbiamo agire su carbone e petrolio », ha spiegato in un’intervista a Radio France Inter. «Nei prossimi giorni ci deve essere un accordo europeo, questo è quello che voglio», ha proseguito aggiungendo che avvierà questa discussione con la Germania.

Il no dei Berlino all’embargo su gas e petrolio russo

Berlino ha però già detto il primo no: «Vogliamo essere meno dipendenti dalle importazioni di energia dalla Russia in poco tempo — ha detto il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner arrivando all’Eurogruppo — La Germania sosterrà ulteriori sanzioni, dobbiamo fare più pressione su Putin e tagliare i legami economici», ma «al momento non è possibile tagliare il gas».


La posizione dell’Unione europea

Da Lussemburgo il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovski ha ribadito che «dobbiamo aumentare la pressione sulla Russia e aumentare il sostegno per l’Ucraina» e che «per la Commissione Ue nulla è fuori discussione». La domanda che ritorna in tutti i contesti è se l’Ue finalmente sia disposta a colpire la fonte che finanzia la guerra di Putin. «È molto chiaro che come Ue dobbiamo fare di più per fermare questa guerra e queste atrocità — ha detto Dombrovskis — quindi la Commissione europea sta già preparando il prossimo pacchetto di sanzioni» e «tutti gli Stati membri saranno in grado di decidere sui prossimi passi ambiziosi» da compiere.
Anche il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, ha spiegato che «per la Commissione nessuna misura è esclusa. Certamente quello che abbiamo tutti visto merita una reazione ulteriore».

Lo spiraglio su carbone e petrolio

Lo spiraglio che si apre è su petrolio e carbone, perché la dipendenza maggiore dalla Russia per alcuni Paesi come Germania, Austria, Ungheria (ma anche Italia) è sul gas. Anche Vienna ha già messo un paletto: «L’Austria non è a favore di nuove sanzioni legate al gas. Siamo molto dipendenti dal gas russo e penso che tutte le sanzioni che colpiscono noi più di quanto colpiscano la Russia non sarebbero giuste», ha detto il ministro delle Finanze austriaco, Magnus Brunner, arrivando all’Eurogruppo. Anche l’Ungheria nei giorni scorsi aveva detto espressamente che avrebbe messo il veto.
La Commissione era già al lavoro su un pacchetto di sanzioni che avrebbe allargato le misure già adottate in precedenza, estendendo la lista delle personalità ed entità colpite ed allargando l’export e import ban, oltre a misure tecniche per evitare che le sanzioni vengano aggirate. Ma dopo le atrocità di Bucha quelle misure non sono più abbastanza. Sono in corso le consultazioni con gli Stati membri per allargare il raggio d’azione e arrivare a costruire il consenso necessario per adottarle.

Quotazione del petrolio in rialzo

Dopo la frase del vicepresidente della Commissione Ue, i prezzi del petrolio tornano a salire. Le motivazioni, a detta degli operatori, sono da ricercare nella scarsa offerta di oro nero e soprattutto la possibilità di ulteriori sanzioni alla Russia, fattori che hanno più che compensato un rilascio coordinato di riserve strategiche dalle nazioni consumatrici e il focolaio di Covid in Cina. I future sul greggio del Mare del Nord, il «Brent», avanzano del 2,20% a 106,693 dollari al barile, mentre il greggio statunitense West Texas Intermediate (Wti) si posiziona a 102,08 dollari al barile, in rialzo del 2,81%. La scorsa settimana i prezzi del petrolio erano crollati di circa il 13% dopo che il presidente Biden ha annunciato il rilascio fino a un milione di barili di petrolio al giorno per sei mesi e altri paesi, compresi i membri dell’Aie, si sono impegnati a fare lo stesso. Ma ora queste misure non sembrano più sufficienti.

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