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Il tentativo di allungo è diventato un vantaggio ridotto di due terzi. Il confortante +3 sull’inseguitrice più vicina si è trasformato in un +1 che stanotte toglierà qualche ora di sonno. Certo, il Milan resta da solo davanti a tutti e rimane ancora padrone del proprio destino, ma getta dalla finestra altri punti vitali contro un’avversaria di rango inferiore. Maledette recidive. Un fine settimana che per il Milan era nato sotto i migliori auspici e col passare delle ore è diventato sempre più complicato. Prima le vittorie di Napoli e Inter su Atalanta e Juve, poi l’incapacità di superare un Bologna che ha giocato col cuore di Mihajlovic, collegato dalla sua stanza d’ospedale, ma che oggettivamente non ha più nulla da chiedere al campionato. “Noi ci crediamo”, hanno urlato dalla curva Sud a fine gara, ma questo zero a zero è un altro risultato che puzza maledettamente di occasione smarrita. Le buone notizie arrivano dalla retroguardia, alla quinta uscita di fila senza prendere gol, ma là davanti il Diavolo fa una fatica tremenda a concretizzare la mole di lavoro nei metri precedenti. Un vizio già visto anche questo. Non è bastata nemmeno la carica dei (quasi) settantamila appassionati di San Siro, fra cui Silvio Berlusconi seduto accanto a Salvini.
LE SCELTE
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Pioli ha confermato la formazione che ha dominato a Cagliari, con l’eccezione di Tonali, che si è ripreso il posto in mediana accanto a Bennacer. A farne le spese Kessie (travolto dai fischi alla lettura delle formazioni e all’ingresso in campo): stavolta Franck in panchina e dietro Giroud conferma per Diaz, affiancato da Messias e Leao. La difesa ha perso all’ultimo momento Romagnoli (infiammazione all’adduttore), ma non sarebbe comunque cambiato nulla: in questo momento la coppia centrale titolare per Pioli è Kalulu-Tomori. Mihajlovic ha perso De Silvestri (Dijks al suo posto, con Hickey dirottato a destra) e recuperato Soriano, ma il capitano non è andato oltre alla panchina: 3-5-2 quindi, con Aebischer mezzala, Orsolini in panca e Barrow a supporto di Arnautovic. Chiamatelo effetto Mihajlovic, catalizzatore a distanza di tattica e spirito di gruppo, ma il Bologna tutto è sembrato tranne una squadra capace di mettere in fila soltanto sei punti nel girone di ritorno. Un Bologna sereno nell’approccio, molto ben messo in campo, che non ha mai rinunciato a pungere e con le idee tatticamente chiarissime, abile a stringere le linee quando Diaz e Leao hanno provato a infilarcisi in mezzo. Ed elettrico soprattutto sul fianco destro del Milan, che ha patito le discese di Dijks e i movimenti di Svanberg, nonostante un Bennacer di altissimo profilo. L’algerino, uscito con le lacrime dall’eliminazione nei playoff mondiali, ha archiviato subito le amarezze algerine ed è stato il migliore dei rossoneri nei primi 45.
TRIDENTE SPUNTATO
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Il problema è che davanti a lui la trequarti è mancata per due terzi. Messias ha sbattuto ripetutamente, senza riuscire a prendergli le misure, contro Dijks e Theate, mentre Leao è stato semplicemente irriconoscibile (e quanti scivoloni: ma che scarpe ha messo?), confermando le sensazioni negative viste già a Cagliari. Fase involutiva evidente, e non è il massimo visto il momento della stagione. Il tridente spuntato ha prodotto il danno più logico: una fatica bestiale ad armare Giroud e una serie esagerata di cross dalla trequarti tutti molto prevedibili. E’ stato un Milan in buona parte leggibile, anche se il ritmo è sempre rimasto buono. Frenetico, però, e non lucido. Occasioni? Da una parte e dall’altra. Hernandez due volte di potenza, Leao alto da posizione invitante dopo un flipper in area, Aebischer ha terrorizzato San Siro su velo di Arnautovic, Barrow ha fatto decollare Maignan dalla distanza, Calabria ha sprecato di controbalzo su sponda di Giroud e Skorupski allo scadere ha fatto un miracolo su un’inzuccata del francese.
RIPARTENZE
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La ripresa è iniziata col cambio più logico: fuori Messias, dentro Rebic, con Leao spostato a destra e tornato in campo decisamente con più convinzione. Dopo due minuti ha iniziato e concluso un caparbio spunto personale (Skorupski di piede) e al quarto d’ora ha servito Calabria per un destro che è uscito di un nulla. Una pressione da cui il Bologna ha faticato a liberarsi e gli ha fatto perdere metri (parecchi) e convinzione. Gli emiliani in pratica hanno smesso di costruire, affidandosi quasi esclusivamente alle ripartenze. A metà tempo Pioli ha inserito Ibra per Giroud e Kessie per Bennacer, Leao ha spedito fuori un gustoso invito di Zlatan, il Milan si è definitivamente piazzato nella metà campo rossoblù, ma il fortino davanti a Skorupski ha retto fino all’ultimo degli otto minuti di recupero, anche di fronte ai tentativi di Ibra e Rebic.
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