Sab. Nov 23rd, 2024

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Il 3 aprile il sito di RIA Novosti, una delle principali agenzie di stampa russe, controllata dallo stato, ha pubblicato un articolo d’opinione intitolato «Cosa dovrebbe fare la Russia con l’Ucraina», che ha provocato reazioni molto dure in alcuni paesi occidentali per il modo esplicito e crudo in cui l’autore descrive come dovrebbe avvenire il processo di “denazificazione” dell’Ucraina. La “denazificazione” è uno degli obiettivi espliciti dell’invasione citati dal presidente russo Vladimir Putin, che sostiene falsamente che l’Ucraina sia dominata da un regime nazista.

L’articolo, tra le altre cose, parla di «liquidare» le élite ucraine, e sostiene che la popolazione ucraina dovrà sottostare a un processo di «rieducazione» e «repressione ideologica» che comporterà la «deucrainizzazione» e la «deeuropeizzazione» del paese, che di fatto perderà la propria identità nazionale e perfino il nome di “Ucraina”. Questo processo dovrebbe durare 25 anni e dovrà essere compiuto dal vincitore della guerra, cioè la Russia.

Ovviamente, non soltanto l’articolo contiene tutta una serie di posizioni terribili, ma è basato su presupposti falsi: in Ucraina non c’è nessun regime nazista. Il presidente Volodymyr Zelensky – che fra l’altro è ebreo – è stato eletto democraticamente nel 2019, e i gruppi neonazisti non sono rappresentati in parlamento e fanno parte di una frangia estremamente minoritaria della politica del paese. Anche il celebre e controverso Battaglione Azov, una milizia incorporata nell’esercito ucraino che ha posizioni esplicitamente neonaziste, prima della guerra contava appena qualche centinaio di membri.

L’articolo sulla “denazificazione” è stato scritto da Timofei Sergeitsev, un produttore cinematografico e commentatore russo che scrive piuttosto di frequente su RIA Novosti e su altre pubblicazioni statali, e che è noto per le sue posizioni nazionaliste ed estreme. Sergeitsev non è un personaggio famoso né particolarmente influente, ma ha comunque una certa notorietà sui media russi.

Soprattutto in Italia (dove è circolato molto più che altrove), alcuni giornali hanno descritto l’articolo come un “manifesto” di ciò che il governo russo vorrebbe fare se riuscisse a conquistare l’Ucraina. È impossibile però confermare che l’articolo sia la descrizione di un piano del governo. Più in generale, sui media russi – anche tra i più accreditati – circolano ormai con frequenza e con pochi controlli posizioni estreme, complottiste e sconsiderate su vari temi, dalla guerra in Ucraina all’utilizzo di armi atomiche in Europa: è possibile che l’articolo di Sergeitsev sia da considerarsi come una di queste opinioni estreme.

Nonostante questo, l’articolo è pubblicato sul sito di una delle principali agenzie di stampa statali, in un paese in cui i media sono rigidamente controllati dalle autorità. Non possiamo dire con certezza che l’articolo abbia ricevuto un’approvazione esplicita del governo, ma è comunque certo che, se è stato pubblicato, è perché le sue argomentazioni sono gradite al regime russo, e potrebbero perfino riflettere idee che circolano tra i collaboratori di Putin.

Secondo Giovanni Savino, professore di Storia ed esperto di nazionalismo russo che per molti anni ha vissuto a Mosca, l’articolo non corrisponde ai programmi del governo, ma è stato «letto e approvato ad alti livelli, e testimonia le intenzioni di parte dell’establishment russo».

Abbiamo tradotto e commentato alcuni passaggi, perché in qualche modo potrebbero fare un po’ di chiarezza sulle idee che circolano in Russia rispetto all’Ucraina, essendo state scritte per un pubblico russo.

L’obiettivo dell’articolo è descrivere come potrebbe avvenire la denazificazione dell’Ucraina dopo la vittoria militare della Russia: in apertura, spiega che questo processo non può riguardare soltanto il governo, ma gran parte della popolazione.

Oggi il tema della denazificazione si è spostato su un piano pratico. […]
La denazificazione è necessaria quando una parte importante della popolazione – con grande probabilità la maggioranza – è attratta e assoggettata dalle politiche di un regime nazista. L’idea per cui “il popolo è buono, il governo è cattivo” non è praticabile. […]
La denazificazione è un insieme di misure da assumere in relazione alla parte nazificata della popolazione, che tecnicamente non può essere soggetta a una punizione diretta come criminale di guerra.

Anzitutto, la parte belligerante del conflitto – che è tutta nazista, secondo l’autore – deve essere eliminata.

I nazisti che si sono armati dovrebbero essere distrutti il più possibile sul campo di battaglia. Non dovrebbe esserci nessuna distinzione significativa tra i militari e i cosiddetti “battaglioni nazionali” di volontari, così come i sistemi di difesa del territorio che si sono uniti a queste due formazioni militari. Tutti loro sono coinvolti ugualmente in violenze contro la popolazione civile, ugualmente responsabili del genocidio della popolazione russa e non rispettano le leggi e le regole della guerra. I criminali di guerra e i nazisti dovrebbero essere puniti esponenzialmente e in modo esemplare. Deve essere una totale purificazione.

Tra i nazisti non ci sono soltanto i combattenti ucraini. Anche una parte consistente della popolazione, pur non avendo combattuto, è «nazista passiva», dice Sergeitsev.

Tuttavia, oltre ai sopracitati, una parte significativa di persone, che sono naziste passive o complici del nazismo, è ugualmente colpevole. Ha sostenuto e favorito il potere nazista. La giusta punizione per questa parte della popolazione è possibile solo appoggiando le fatiche inevitabili della giusta guerra contro il nazismo, svolta con la massima attenzione e discrezione nei confronti dei civili.
L’ulteriore denazificazione di queste persone passa per la rieducazione, da attuare tramite la repressione ideologica dei comportamenti nazisti e tramite una rigida censura: non solo in ambito politico, ma anche culturale e nel sistema educativo. […]

L’articolo prosegue descrivendo come la denazificazione avrà luogo: comprende, tra le altre cose, una completa “deucrainizzazione” e “deeuropeizzazione” del paese, che dovrebbe perfino rinunciare al nome di “Ucraina”.

La denazificazione può essere effettuata solo da un vincitore, e ciò implica che questi abbia il controllo assoluto sul processo stesso di denazificazione e la capacità di garantirlo. Per questo un paese denazificato non può essere sovrano. Lo stato che elimina il nazismo, in questo caso la Russia, non può avere un approccio lasco nei termini della denazificazione. […]

I tempi della denazificazione non possono essere in alcun modo inferiori a una generazione, in modo che questa possa nascere, crescere e diventare matura in un contesto denazificato. L’Ucraina si è nazificata per più di 30 anni, almeno a partire dal 1989, quando il nazionalismo ucraino fu riconosciuto e legittimato, guidando il movimento per una “indipendenza” e verso il nazismo. […]
Nessuna entità statale completamente denazificata in un territorio liberato da un regime nazista potrà apparentemente mantenere il nome di “Ucraina”. […]
La denazificazione sarà inevitabilmente una deucrainizzazione […] Per esempio, come la storia ha ormai dimostrato, a differenza della Georgia e dei paesi baltici, l’Ucraina non esiste come stato nazionale e i tentativi di “costruirne uno” portano inevitabilmente al nazismo. L’ucrainismo è una costruzione artificiale antirussa che non ha un proprio contenuto di civiltà […]. La denazificazione dell’Ucraina comporta anche inevitabilmente la sua deeuropeizzazione.

L’articolo descrive poi le varie tappe della denazificazione, che comprenderà anche una partizione del territorio ucraino: è probabile infatti che la parte «cattolica» del paese (cioè la parte occidentale) non potrà essere convinta della bontà della denazificazione, e che dunque dovrà essere smilitarizzata e resa innocua: «Tutti coloro che odiano la Russia andranno lì».

Per gli altri Sergeitsev prevede una durissima repressione delle forze armate ucraine e di chi «si è reso responsabile della diffusione dell’ideologia nazista e ha sostenuto il regime nazista», e la condanna ai «lavori forzati» per tutti i complici del regime. Gli organismi della denazificazione dovranno rimanere attivi per 25 anni. Sergeitsev conclude:

La denazificazione dell’Ucraina è allo stesso tempo una decolonizzazione, che la popolazione ucraina dovrà comprendere mentre inizierà a liberarsi dall’ebbrezza, dalla tentazione e dalla dipendenza della cosiddetta scelta europea.

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