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Lo scenario nelle terapie intensive è cambiato. Oggi abbiamo 3 tipologie di pazienti con Covid-19 : i no vax che arrivano anche con polmoniti molto gravi e hanno subito bisogno di supporto respiratorio; pazienti fragili vaccinati, come chi soffre di insufficienza cardiaca, respiratoria o renale, cirrosi epatica, diabete, ma anche malati oncologici. A spiegarlo è Antonello Giarratano, presidente della Società scientifica italiana degli anestesisti rianimatori e terapisti del dolore (Siaarti).
Tre tipologie di pazienti in terapia intensiva
Senza tripla vaccinazione, precisa Giarratano, «avremmo avuto un 80% di mortalità nel gruppo di pazienti fragili in cui oggi l’infezione da Sars-Cov-2, pur non manifestandosi polmoniti gravi, produce un aggravamento della disfunzione d’organo precedentemente presente».
C’è poi una terza tipologia di pazienti con Covid che arrivano in intensiva e «sono sostanzialmente chi va incontro a problemi gravi di salute come ictus o incidenti, e, nel momento in cui viene ammesso in terapia intensiva, si rileva che è positivo per il Covid-19, e comunque deve stare in reparti isolati ad hoc per positivi».
In Calabria e Sardegna le percentuali più alte in intensiva
Oggi abbiamo un tasso d’occupazione delle intensive, a livello nazionale molto basso rispetto allo scorso anno, pari al 5% dei posti disponibili. Ma in alcune regioni, come Calabria e Sardegna, arriva e supera il doppio del valore nazionale. In Calabria siamo al 10,6% mentre in Sardegna al 12,3% (entrambe le regioni sarebbero in zona gialla se fosse ancora in vigore il sistema a colori abolito dal 31 marzo)
Nei reparti ordinari picco in Umbria
Anche la percentuale dei ricoveri nei reparti ordinari è in crescita. A livello nazionale siamo al 15,8%. Con punte del 40,2% in Umbria e del 33,9% in Calabria. Ma sono alte le percentuali anche in Sicilia (26,9%) e della Basilicata (26,5%)
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