Olaf Scholz ed Emmanuel Macron hanno parlato di nuovo al telefono con Vladimir Putin e lo hanno incalzato per arrivare a una “tregua immediata”. Del colloquio di circa 75 minuti ha dato notizia prima il Cremlino, e poi la cancelleria tedesca, che ha sottolineato la richiesta “di un ingresso nella soluzione diplomatica” della guerra in Ucraina. Nel comunicato del portavoce Steffen Hebestreit si fa riferimento anche a “contenuti” della telefonata su cui i tre leader “hanno concordato di mantenere il silenzio”. Scholz in mattinata aveva sentito anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, per chiedere della situazione, e i due si manterranno in contatto.
Kiev è da giorni di nuovo in pressing sui tedeschi, per ottenere aiuti più consistenti sul piano militare e una linea ancor più intransigente sulle sanzioni.
Putin, riporta la Tass, ha accusato le forze di Kiev di “flagranti violazioni” del diritto internazionale umanitario nel conflitto in Ucraina e chiesto ai leader di Francia e Germania di “esercitare la loro influenza” sulle autorità locali perché vi pongano fine.
Circa 20.000 persone sono in piazza Santa Croce a Firenze e 100 città collegate per dire no alla guerra in Ucraina nella manifestazione per la pace ‘Cities stand with Ukraine’ organizzata da Eurocities, l’organizzazione che riunisce le città europee. Tra gli interventi previsti, in collegamento o con videomessaggi inviati a Firenze, quelli di diversi sindaci dell’Europa. “Questa guerra non è solo contro gli ucraini ma contro i valori che ci uniscono, contro il nostro modo di vivere” in Occidente, ha affermato Volodymyr Zelensky, intervenendo in collegamento video e ribadendo il suo appello: “Dite ai vostri politici di chiudere i cieli dell’Ucraina”.
“Questa guerra non è stata iniziata da noi, questa è l’invasione cinica e crudele da parte della Russia”. Zelensky ha annunciato per la prima volta le perdite tra il suo esercito dall’inizio dell’invasione russa: secondo il presidente, circa 1.300 soldati ucraini sono stati uccisi finora.
A livello diplomatico la situazione si fa sempre più tesa. Il viceministro degli esteri russo, Sergey Ryabkov, ha detto che l’occidente ha dichiarato una guerra economica e che “le proposte della Russia agli Usa e alla Nato sulle garanzie di sicurezza non sono più in vigore, perché la situazione è cambiata”. Mosca minaccia anche ritorsioni nel caso in cui la Svezia e la Finlandia dovessero aderire alla Nato.
Le forze russe che hanno occupato Melitopol, nel sud dell’Ucraina, hanno fermato e portato in un luogo ignoto Olga Gaisumova, organizzatrice di una manifestazione di protesta tenutasi stamani per chiedere la liberazione del sindaco della città, Ivan Fedorov, sequestrato ieri. Lo riferisce l’Ukrainska Pravda, citando la pagina Facebook dell’attivista. Mentre il presidente dell’Associazione che gestisce la moschea di Solimano a Mariupol, Ismail Haciogl, ha affermato che l’area è sotto tiro, smentendo tuttavia che la moschea sia stata colpita come invece affermato in mattinata dal governo ucraino. Faccia a faccia ad Antalya, in Turchia, tra il Rappresentante Ue per la Politica Estera e l’Alto Commissario per i Diritti Umani Filippo Grandi. ” Incontro importante con Grandi, servono urgentemente corridoi umanitari. Le persone in Ucraina non hanno accesso al cibo, all’acqua, al riscaldamento, con temperatura gelide, a causa della pioggia di bombardamenti russi. Le persone fuggite in Ue sono 2,5 milioni”, scrive Borrell in un tweet.
Mentre Kiev è cinta d’assedio e le bombe russe cadono su molte città dell’Ucraina, l’offensiva avanza anche sul terreno.
L’esercito russo annuncia la presa della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Gli occupanti hanno comunicato allo staff che l’impianto non appartiene più all’Ucraina e che d’ora in poi dovrà operare sotto il controllo di Mosca e nel rispetto delle regole di Rosatom, la società statale russa dell’energia atomica. Mosca avrebbe già inviato nel sito 11 suoi ingegneri.
Si tratta della centrale più grande d’Europa. Si trova lungo il fiume Dnepr, non distante da Dnipro, la terza città più popolosa del Paese. La questione energetica diventa così sempre più centrale nella gestione del conflitto.
Intanto la ‘bambina con la caramella’ fa il giro del mondo.
Una foto di una bimba ucraina di 9 anni, in bocca un lecca-lecca, nelle mani un fucile a doppia canna. Seduta sul davanzale della finestra di un’edificio squassato dal fuoco russo: simbolo dell’infanzia negata nel Paese invaso da Mosca, ma con un’espressione di sfida, non di terrore, come a raccontare la fierezza del popolo ucraino anche in così tenera età. La foto, scattata dal padre della bambina, Oleksii Kyrychenko, e postata su Facebook sotto al titolo ‘Ragazzina con caramella’ proprio per “portare l’attenzione del mondo sull’aggressione russa”, rimbalza sui social dopo che è stata ripresa da Donald Tusk, ex presidente del Consiglio europeo.
(ANSA).
[ad_1]
[ad_2]
Source link