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Negli ultimi giorni nelle città della Corsica ci sono state proteste e manifestazioni molto partecipate, talvolta sfociate in scontri violenti con le forze dell’ordine. Centinaia di persone hanno protestato contro lo stato francese, accusato di non aver tutelato la sicurezza del militante indipendentista corso Yvan Colonna, attualmente in coma dopo essere stato aggredito in carcere da un altro detenuto lo scorso 2 marzo. Proprio da quel giorno sono iniziate le proteste, che hanno poi assunto contorni violenti questa settimana.
Venerdì un gruppo di circa cinquanta manifestanti ha cercato di forzare l’entrata della caserma di Porto Vecchio, a sud dell’isola, per poi assaltarla. Secondo il procuratore di Ajaccio, il capoluogo della Corsica, «sono stati danneggiati veicoli professionali e personali dei gendarmi» e ci sarebbero stati lanci di bombe molotov, ma nessuno è stato ferito, né ci sono stati arresti. Sempre venerdì si sono svolte altre manifestazioni in tutta l’isola, per lo più pacifiche.
Gli episodi di violenza erano stati segnalati nei giorni precedenti: mercoledì un gruppo di manifestanti si era scontrato con la polizia ed era riuscito a entrare nel palazzo di Giustizia di Ajaccio, mentre giovedì un gruppo di circa venti persone aveva lanciato esplosivi artigianali contro la prefettura di Bastia, seconda città della Corsica per numero di abitanti. Secondo la polizia sarebbero stati sparati colpi di pistola a piombini in direzione dell’edificio.
Gli scontri di questi giorni sono strettamente legati alla vicenda di Yvan Colonna, un pastore di Cargese diventato poi militante indipendentista e tra i più ricercati di Francia alla fine degli Novanta, quando fu accusato di aver fatto parte del commando che uccise il prefetto francese Claude Érignac nel 1998. Colonna fu condannato in via definitiva e sottoposto al cosiddetto DPS (Détenu particulièrement signalé), un regime di sorveglianza speciale. Per via di questo regime, a Colonna fu sempre negato il riavvicinamento in una prigione corsa, richiesto più volte alle autorità francesi.
Colonna era detenuto ad Arles, in Provenza, insieme agli altri due membri del commando, Pierre Alessandri e Alain Ferrandi, entrambi in regime speciale. Secondo la versione delle autorità, Colonna sarebbe stato aggredito il 2 marzo da un detenuto camerunense, Franck Elong Abé, per via di un litigio durante il quale Colonna avrebbe offeso la sua fede islamica. La versione è stata contestata dagli indipendentisti corsi, che accusano la polizia carceraria di Arles di non essere intervenuta per difendere Colonna. Abé ha strangolato e picchiato Colonna per otto minuti, lasciandolo in gravissime condizioni.
Dopo l’aggressione e le prime proteste, il primo ministro francese Jean Castex ha annunciato che verrà revocato ai tre prigionieri il regime DPS. Ma questa decisione ha fomentato ancora di più la rabbia dei manifestanti indipendentisti, che l’hanno giudicata oltraggiosa e fuori tempo massimo dato che ora Colonna è in coma.
La vicenda di Colonna di questi giorni si è rivelata un nuovo catalizzatore delle antiche divergenze tra gli indipendentisti corsi e il governo centrale francese. Dal 2017 la Corsica è guidata dalla coalizione nazionalista del presidente del consiglio esecutivo Gilles Simeoni, che ha commentato così la decisione: «Questo è il culmine di una lotta condotta per diversi anni grazie all’Assemblea della Corsica, alla società corsa, all’impegno delle associazioni di difesa dei prigionieri e, negli ultimi giorni, alle mobilitazioni portate avanti principalmente dai giovani».
Simeoni ha poi aggiunto che però questa è solo l’applicazione della legge, perciò «ora è il momento che Parigi intraprenda un’azione politica forte, riconosca la dimensione storica e politica della questione corsa e apra un vero dialogo con la Corsica».
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