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«Venticinque chilometri? No, no, sono a quindici. A breve qui a Kiev assisteremo a qualcosa che la storia non ha mai visto». Sono le sette della sera, l’esercito russo ha bombardato, nella periferia della Capitale ucraina, soprattutto a nord-ovest: sono andati a fuoco due depositi di petrolio e un magazzino di prodotti alimentari congelati. L’obiettivo è chiaro: avanzare e lasciare senza cibo, senza riscaldamento e senza elettricità Kiev, riproporre in scala maggiore ciò che si è visto drammaticamente a Mariupol dove sta avvenendo una catastrofe umanitaria. «Non sarà così semplice per i russi – continua però Michele un quarantenne calabrese che lavorava da qualche anno a Kiev e che ha deciso di restare con la compagna ucraina a difendere la città – io mi aspetto uno scontro militare di grandi proporzioni, gli ucraini non si arrendono, speriamo che non si debba combattere strada per strada».
FEROCIA
Quasi contemporaneamente i servizi di sicurezza ucraini fanno sapere di avere intercettato le conversazioni telefoniche degli invasori: «A Kharkiv hanno ordinato ai soldati russi di sparare anche ai civili, bambini compresi». A Kherson, secondo la testimonianza di un cronista locale, «le forze di sicurezza russe cercano e trattengono attivisti ucraini, giornalisti, ex militari». La grande paura è che uno scenario di questo tipo si possa ripetere anche nelle Capitale. «Ma qui sono pronti a difendersi», giura Michele. Poco dopo un drone russo che volava sui cieli di Kiev è stato abbattuto dagli ucraini. Secondo le autorità ucraine però ieri i russi hanno ucciso sette civili: «Hanno sparato contro un convoglio che li stava evacuando». L’Onu ieri ha diffuso questo bilancio: 579 civili rimasti uccisi dall’inizio dell’invasione, tra cui 42 bambini (ieri Zelensky ha parlato di 79 bimbi vittime dalla guerra), 1.002 i feriti (54 bambini).
AVANZATA
Le parole di Michele, nel cuore di una città in cui risuonano le sirene degli allarmi antiaerei, ma in cui ancora i supermercati e le farmacie hanno merce negli scaffali, ricordano quelle pronunciate poco prima dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky: «I russi possono prendere Kiev solo radendola al suolo». L’avanzata dell’esercito di Putin è stata meno rapida di quanto previsto. Sono già trascorse più di due settimane da quando, il 24 febbraio, è iniziata l’invasione, ma la Capitale non è stata occupata. L’altro obiettivo chiave, il porto di Odessa, il più importante dell’Ucraina, non è stato preso. Il bilancio dei soldati invasori uccisi è molto alto, superiore alle aspettative: secondo gli ucraini sono almeno 12.000 («le più grandi perdite da decenni» osserva Zelensky). E ieri – dicono gli ucraini – è stato catturato un altro combattente della terribile milizia privata Wagner. Certo, sono dati di parte, però il ricorso ai mercenari siriani e ai militari di leva conferma le difficoltà russe. Questo non significa che Putin intenda fermarsi: la centrale nucleare di Zaporizhzhia è stata presa. Mariupol, a est, è semidistrutta e in periferia avanzano i russi (anche se ieri sera è stata diffusa una notizia non confermata, forse l’assedio sta vacillando: Volnovakha, città sull’autostrada verso Donetsk, è stata ripresa dalle truppe ucraine). Nella parte meridionale del Paese, lungo la costa del mar Nero, si sta sviluppando l’offensiva di Mykolaiv, dove ieri sono stati bombardati ospedali e scuole. Questa città è un punto di passaggio fondamentale per i russi che puntano non solo a raggiungere Odessa, ma a occupare senza interruzioni tutta l’area che va da Est fino alla Transnistria, l’anomalo e non riconosciuto pseudo stato che si trova in un lembo della Moldova, dove già ci sono forze armate fedeli a Putin.
Mosca ieri è tornata a minacciare l’Occidente e chiunque tenti di aiutare l’Ucraina nella sua difesa contro l’esercito invasore. Il viceministro della Difesa russo, Sergei Ryabkov, ha avvertito: «I convogli con le armi inviate in Ucraina saranno un legittimo bersaglio. Il trasferimento avventato di sistemi anti aereo e anti carro porteranno a gravi conseguenze». Si tratta di un punto nevralgico della resistenza all’invasione russa. L’Ucraina chiede all’Europa e alla Nato di garantire una no fly zone, il divieto di sorvolo che bloccherebbe i caccia russi. I leader occidentali hanno detto di no, perché significherebbe allargare pericolosamente il conflitto. Però è assicurato il sostegno con l’invio di aiuti. Biden intende mandare armi di ultima generazione, la Casa Bianca ha autorizzato uno stanziamento di 200 milioni di dollari, dopo che il congresso aveva approvato un pacchetto di aiuti per l’emergenza in Ucraina di 13,6 miliardi. Mosca, però, minaccia una risposta militare che potrebbe avere conseguenze imprevedibili.
SIRIA E CECENIA
Se la tensione sale, se le trattative diplomatiche non fanno sostanziali passi avanti, la sofferenza e il dolore che devono affrontare i cittadini ucraini aumenta di giorno in giorno. Il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, ha denunciato: «La Russia nel mio Paese sta usando le stesse tattiche che ha applicato in Siria», vale a dire bombarda spietatamente anche dove ci sono civili, come visto, per altro, anche in Cecenia. Ha aggiunto: «A Kherson i russi vogliono organizzare un referendum farsa». Ha negato che Mariupol sia sotto il controllo delle forze spedite da Putin, ma nella città in cui è stato bombardato l’ospedale, la situazione è drammatica, perché mancano cibo, acqua, corrente elettrica. Ieri i missili sono arrivati anche vicino alla moschea, dove c’erano 30 cittadini turchi. Il presidente dell’Associazione della Moschea Souleiman, Ismail Hacioglu, ha confermato a una tv turca; «I russi bombardano un quartiere a due chilometri, un razzo è caduto a 700 metri dalla moschea».
DENUNCIA
Proseguendo verso ovest, sempre sul Mar d’Azov, dopo meno di 200 chilometri, a Malitopol, i russi hanno prima rapito il sindaco Ivan Fedorov (due giorni fa), poi, di fronte alle proteste della popolazione hanno sequestrato anche l’organizzatrice. In 2.000 erano scesi in piazza, davanti al palazzo regionale presidiato dalle forze armate occupanti. I russi hanno preso Olga Gaisumova, una attivista locale, dopo che una decina di uomini sono scesi da un convoglio di macchine e hanno lanciato fumogeni. Zelensky teme che i russi stiano torturando Fedorov per costringerlo a registrare un video in cui assicura sostegno agli invasori. Ha chiesto a Macron e Sholz di mediare con Putin per la liberazione. Ormai i bombardamenti e i lanci di missili stanno coinvolgendo varie città, in differenti aree dell’Ucraina, dopo il fallimento dell’azione di terra – o più correttamente a fronte di una minore efficace rispetto a quella prevista. Nella regione di Kirovograd (Ucraina centrale) missili contro l’aeroporto militare di Kanatovo. Esplosioni a Dnipro e Kropyvnytskyi, nel centro del Paese. Ha raccontato proprio il sindaco di Dnipro, Borys Filatov: «I nostri sistemi di difesa aerea hanno respinto un attacco russo all’alba».
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