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Il bombardamento sulla base di Yavoriv non ha rappresentato un “semplice” segnale di avvertimento. Il raid scattato stanotte nell’ovest dell’Ucraina a opera dei russi ha avuto le sembianze di un’operazione chirurgica. Almeno questa è la ricostruzione fatta da Mosca, da cui il ministero della Difesa russo ha parlato dell’uccisione di almeno 180 mercenari stranieri.
Operazione mirata contro soldati stranieri
L’intelligence russa ha valutato la presenza nel campo di Yavoriv di diversi combattenti non ucraini. Soldati cioè non organici all’esercito di Kiev ma addestrati per combattere contro i russi e aiutare i regolari a resistere all’assalto di Mosca.
Del resto la base di Yavoriv è sempre stata importante per le attività militari ucraine coordinate con l’estero. Qui nel 2015 sono arrivati statunitensi, britannici e altri militari della Nato e nei mesi scorsi sono state svolte anche delle esercitazioni comuni con Kiev. La posizione del campo, chiamato “Centro per la sicurezza e il mantenimento della pace”, ne ha favorito l’uso da parte ucraina per facilitare le attività con altri eserciti.
Yavoriv è infatti a 40 km da Leopoli, bastione filo occidentale dell’Ucraina, è a 30 dal confine con la Polonia. Da Mosca avrebbero tenuto d’occhio le attività della base anche in tempo di guerra. Dal 24 febbraio scorso, giorno di inizio dell’attacco russo, qui sarebbero convogliati i combattenti stranieri reclutati dall’estero.
Per questo dunque questa notte qualcosa come trenta missili sono stati scagliati contro la base, adesso quasi completamente distrutta. “Sono stati uccisi fino a 180 mercenari stranieri e distrutte una grande quantità di armi – ha dichiarato dalla sede del ministero della Difesa russo il portavoce Igor Konashenkov – Continueremo a eliminare i mercenari stranieri che arrivano in Ucraina”.
La versione russa, oltre a parlare della presenza di soldati stranieri, ha indicato un numero di vittime molto elevato a seguito degli attacchi di questa notte. Per Mosca sarebbero 180 i morti, Kiev ha parlato di 35 vittime. Versioni contrastanti, come del resto è sempre capitato dall’inizio della guerra sugli episodi più spinosi e importanti.
Se fosse confermata la ricostruzione russa, evidentemente l’Ucraina ha visto in Yavoriv un luogo sicuro in cui radunare i combattenti stranieri, confidando in una “protezione” dovuta al posizionamento poco distante dalla frontiera con la Polonia. La Russia però è arrivata, sparando missili da crociera partiti dalla regione di Saratov.
Preludio di una “guerra tra mercenari”
Il bombardamento della base di Yavoriv potrebbe aver definitivamente aperto uno spinoso capitolo di questa guerra. Quello cioè riguardante la presenza in Ucraina di combattenti stranieri, sia da un lato che dall’altro.
Soltanto venerdì il presidente russo Vladimir Putin ha parlato di sedicimila siriani pronti a dare manforte all’esercito russo nel Donbass e in altri teatri operativi in Ucraina. Si tratta di uomini che hanno già combattuto al fianco dei russi in Siria e che non sono organici all’esercito di Damasco. Altri combattenti potrebbero arrivare da altre regioni del medio oriente e da Paesi africani dove da anni è operativa la Wagner, compagnia militare privata vicina al Cremlino.
Ma dall’altro lato anche Kiev ha spesso ribadito come dall’estero non stanno arrivando solo armi, bensì anche combattenti. È la famosa “legione straniera ucraina” che, secondo il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, sarebbe composta da almeno ventimila uomini. Molti sarebbero europei, ma potrebbero esserci anche siriani appartenenti a fazioni anti governative sconfitte dai russi. Così come battaglioni ceceni antagonisti a quelli guidati da Kadyrov. In poche parole, il bombardamento notturno avrebbe definitivamente aperto le porte a una guerra combattuta anche a suon di mercenari.
Il tutto in una giornata dove in Ucraina si è registrata una prima vittima tra i reporter stranieri. Un episodio slegato da quello di Yavoriv e da quelli relativi ai mercenari, ma che mostra come oramai a morire in territorio ucraino non sono più soltanto ucraini e russi.
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