Sab. Nov 23rd, 2024

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I missili russi arrivano a una ventina di chilometri dall’Unione europea, e crescono i timori per l’allargamento del conflitto. “La Nato non permetterà che alcun centimetro dell’Europa venga attaccato dalla Russia”, ha detto questa sera il ministro della Difesa italiano Lorenzo Guerini.

Nell’ennesima giornata drammatica per l’Ucraina (QUI la cronaca del 18esimo giorno di guerra, QUI tutti gli articoli sulla crisi) si registrano decine di raid nelle città assediate e l’uccisione alle porte di Kiev di Brent Renaud, giornalista americano che stava filmando l’evacuazione di un gruppo di rifugiati.

(Ansa)
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Mosca, dicevamo, alza il tiro i suoi attacchi si spingono sempre più verso Ovest. Oggi è stata colpita la base militare di Yavoriv, a pochi chilometri dal confine polacco: il raid ha provocato almeno 35 vittime e 134 feriti secondo le autorità ucraine. Colpiti anche diversi stranieri: secondo Mosca infatti la base era stata convertita in un centro d’addestramento per i combattenti stranieri arruolati accanto alle truppe ucraine: “Uccisi fino a 180 mercenari”, rivendica la Difesa russa. Cifre impossibili da verificare e smentite dalle autorità ucraine: quel che è certo è che i Paesi Bassi annunciano il ferimento di 4 olandesi, il Portogallo la sparizione di 4 connazionali.

La struttura presa di mira è a circa 50 chilometri da Leopoli, la “capitale” dell’Ovest ritenuta sicura, dove si erano spostate molte ambasciate occidentali e dove oggi – per la prima volta in 18 giorni – hanno cominciato a suonare anche di giorno le sirene d’allarme. E non finisce qui: “Continueremo ad eliminare i mercenari stranieri”, minaccia Mosca.

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CITTA’ SOTTO ASSEDIO – Non solo a Ovest, la guerra di Putin continua a martellare tutte le zone da giorni sotto assedio. Colpita a più riprese Mykolaiv, a nord ovest di Kherson, città già presa dai russi: bombardata una scuola, almeno 11 vittime. Nel mirino anche Odessa, con cui Mosca punta a saldare le repubbliche separatiste del Donbass con la Crimea, bloccando così all’Ucraina l’accesso al mar d’Azov.

Raid che continuano anche nei sobborghi di Kiev, dove si fa sempre più minacciosa la presenza russa. E mentre crescono i moniti Nato sulle conseguenze di un eventuale uso di armi chimiche, il capo della polizia ucraina di Popasna nell’oblast di Lugansk, Oleksi Bilochytsky, ha accusato l’esercito nemico di aver colpito la città con ordigni al fosforo, denunciando.

La situazione umanitaria è sempre più drammatica. L’Onu parla di 596 vittime civili, tra cui 43 bambini, e 1.067 feriti. Ma le sole autorità di Mariupol, città messa in ginocchio da Putin, parla di 2.187 civili uccisi e almeno 22 bombardamenti contro obiettivi civili in 24 ore. Circa un milione di persone resta poi sotto assedio senza gas e riscaldamenti.

GLI ITALIANI – Sono invece 400 gli italiani attualmente in Ucraina, inizialmente erano 2mila, spiega l’ambasciatore Pier Francesco Zazo, intervistato a Che tempo che fa in collegamento da Leopoli: “Molti di loro vogliono rimanere, qui hanno la loro vita, moglie e figli. Ma alcuni purtroppo sono intrappolati e non riescono a lasciare il Paese”.

I NEGOZIATI – Qualche spiraglio si intravede sul fronte dei negoziati. Kiev si aspetta “risultati concreti” nei prossimi giorni, ha fatto sapere il suo capo negoziatore Mykhailo Podolyak, la cui delegazione lunedì avrà un nuovo incontro online con quella russa.

Mosca “è diventata molto più sensibile alla posizione ucraina e ha iniziato a parlare in modo costruttivo”, ha detto, confermando così le timide aperture di cui ha parlato sabato il presidente Volodymyr Zelenski.  Le richieste di Kiev, ha aggiunto Podolyak, riguardano in primo luogo un cessate il fuoco e il ritiro delle truppe d’invasione.

Anche da Mosca trapela un cauto ottimismo: un membro della delegazione russa, Leonid Slutsky, ha parlato di “progressi significativi”, auspicando che possano “trasformarsi in una posizione comune di entrambe le delegazioni e in un documento da firmare”.

Ma le trattative richiedono la presenza di un garante e mediatore internazionale, e i candidati privilegiati a questo momento sono Israele e la Turchia. E Ankara, per bocca del ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu, parla di “serie discussioni” in corso tra Mosca e Kiev, dicendosi convinto che le loro posizioni “in qualche modo si sono fatte più vicine”.

Tra i principali temi affrontati c’è la futura neutralità dell’Ucraina, il punto su cui si potrebbe registrare più facilmente una convergenza, viste le concessioni già fatte almeno a parole da Zelensky. Qualche concessione potrebbe arrivare anche su Donbass e riconoscimento della Crimea, lo scoglio più grande è invece quello della smilitarizzazione dell’Ucraina.

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MOSCA CHIEDE AIUTO A PECHINO – L’ultima indiscrezione in ordine di tempo della giornata arriva dal Financial Times che, citando fonti americane, scrive che la Russia ha chiesto alla Cina assistenza militare per sostenere l’invasione dell’Ucraina. Mosca avrebbe chiesto attrezzature militari e altra assistenza militare a Pechino fin dall’inizio dell’invasione.

La richiesta ha suscitato preoccupazione all’interno della Casa Bianca e gli Stati Uniti si sono “preparati a mettere in guardia gli alleati sulla situazione alla luce delle indicazioni che la Cina potrebbe aiutare la Russia”.

(Unioneonline/L)

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