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AGI – Troppo rischioso andare in Ucraina. I parlamentari italiani potrebbero rappresentare degli “obiettivi sensibili”. Non solo, “la loro presenza potrebbe essere facilmente strumentalizzata a scopo bellico o di disinformazione, con conseguenze pesanti per il nostro stesso interesse nazionale”.
Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, scrive ai presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Elisabetta Casellati, a tutti i capigruppo dei due rami del Parlamento e ai leader di tutti i partiti per sconsigliare e, quindi, fermare la partecipazione dei parlamentari alla missione umanitaria organizzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII in territorio Ucraino.
“Ho appreso che la Comunità Papa Giovanni XXIII ha proposto a deputati e senatori della Repubblica – si legge nella lettera – di partecipare ad una missione umanitaria in territorio ucraino. Pur comprendendo le buone intenzioni dell’iniziativa, con una lettera del Capo dell’Unità di Crisi, abbiamo ricordato agli organizzatori l’estrema pericolosità della situazione in tutto il territorio dell’Ucraina, Paese martoriato dalla guerra e verso il quale la Farnesina sconsiglia viaggi a qualsiasi titolo. Lo sconsiglio è a maggior ragione necessario per un gruppo importante e visibile di parlamentari e giornalisti, che possono rappresentare un obiettivo sensibile e al tempo stesso generare un meccanismo di emulazione. Nell’attuale contesto la loro presenza potrebbe essere facilmente strumentalizzata a scopo bellico o di disinformazione, con conseguenze pesanti per il nostro stesso interesse nazionale. Ciò potrebbe inoltre arrecare grave pregiudizio ai cittadini italiani e stranieri tuttora intrappolati nel Paese”.
Nella lettera Di Maio – missiva che oltre ai presidenti di Camera e Senato e a tutti i capigruppo, ha tra i destinatari anche i leader di partito (Giuseppe Conte, Matteo Salvini, Enrico Letta, Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni, Matteo Renzi, Luigi Brugnaro, Roberto Speranza, Carlo Calenda e Nicola Fratoianni) – riferisce che “una trentina di parlamentari avrebbero già aderito alla proposta della Comunità. Le sarei davvero grato se potesse rivolgere un appello a non prendere parte alla delegazione. Tramite l’Unità di Crisi abbiamo assicurato alla Comunità Giovanni XXIII la disponibilità a fornire ogni assistenza per sviluppare, in sicurezza, altre iniziative umanitarie e di assistenza, anche appoggiandosi alla nostra Ambasciata che, con grande difficolta’ e in segno di vicinanza con il popolo ucraino, continua ad operare da Leopoli”.
La Comunità di don Oreste Benzi lo scorso 8 marzo aveva rivolto un invito a tutti i parlamentari proponendo loro di “prendere parte ad una delegazione che nei prossimi giorni entri nel conflitto ucraino. La delegazione sarà accompagnata da una scorta civile nonviolenta ed avrà come obiettivo principale quello di essere al fianco della popolazione e creare uno spazio di evacuazione dei civili ucraini intrappolati sotto il fuoco dell’esercito russo.
In particolare intendiamo raggiungere un gruppo di trenta bambini orfani per evacuarli. Riteniamo che questa guerra si possa fermare solo entrando nel cuore del conflitto, formando una delegazione europea di politici, società civile e chiese che, con la propria presenza, sia un deterrente all’uso della violenza e apra uno spazio di tregua. Una nostra delegazione è appena rientrata dall’Ucraina”, le parole recapitate ai deputati e senatori dal presidente della Comunità Paolo Ramonda.
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