Ven. Nov 15th, 2024

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(ANSA) – BOLOGNA, 15 MAR – I comportamenti molesti ci sono
stati e sono stati reiterati, così come ci sono state minacce
anche implicite e verso persone legate alla vittima e si sono
verificati gli eventi tipici del reato di stalking: l’aver
ingenerato un perdurante stato di ansia e il timore per sé e per
le persone vicine, oltre ad averla costretta a cambiare le
abitudini di vita. Sono alcuni degli elementi affermati dalla
Procura di Bologna che, con il pm Marco Imperato, ha impugnato
davanti alla Corte di appello il proscioglimento arrivato il
primo marzo per l’uomo accusato di stalking nei confronti di
Marta Collot, portavoce nazionale di Potere al Popolo.
   
L’imputato, Alberto Tagliati, è attualmente in carcere per lo
stesso reato di atti persecutori a Collot: si tratta di un
secondo fascicolo, successivo e nato da una seconda denuncia
della giovane attivista politica, a distanza di due anni dalla
prima. Il carcere per queste ultime condotte, iniziate proprio
quando è stata fissata l’udienza del primo procedimento, è stato
confermato anche dal tribunale Riesame, il 4 marzo.
   
Tre giorni prima il Gup Letizio Magliaro ha pronunciato
sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste
per il primo segmento di accuse e ora la Procura impugna,
insistendo sull’abitualità dei comportamenti persecutori,
“confermata dalla pluralità di condotte specificamente
contestate” e sostenendo che “il giudice non ha adeguatamente
considerato la valenza delle singole condotte nel contesto,
anche alla luce del profilo di elevata pericolosità di Tagliati.
   
Nei giorni scorsi Collot e Pap avevano fatto un presidio
davanti al tribunale, per protestare contro il proscioglimento.
   
In quell’occasione Collot aveva anche rivelato di essere stata
vittima di uno stupro tre anni fa, nel parco di via Parri. Una
vicenda diversa dal caso di stalking. (ANSA).
   

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