Ven. Nov 15th, 2024

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Gli Stati Uniti non hanno il diritto di rivolgersi alla Cina come se parlassero da una posizione di forza“. Un anno fa, proprio in questo periodo, tutti i riflettori erano puntati sull’Alaska, dove stava andando in scena il vertice di Anchorage tra Washington e Pechino. Ad un certo punto dei colloqui, Yang Jiechi, capo della delegazione cinese, ha alzato i toni facendo notare al segretario di Stato americano, Antony Blinken, che i rapporti di forza tra Cina e Stati Uniti erano cambiati. E che, da quel momento in poi, la Cina avrebbe dovuto essere trattata in ben altro modo.

Il “falco di Xi”

Rieccolo Yang Jiechi, a Roma, dodici mesi dopo la sfuriata che lo ha reso famoso anche ai non addetti ai lavori. In occasione dell‘importante incontro diplomatico andato in scena in Italia tra la delegazione cinese e statunitense, il signor Yang – denominato “il falco di Xi Jinping” – ha guidato con la solita esperienza il “team China”. Di fronte a lui, nel prestigioso scenario del Cavalieri Waldorf Astoria di Roma, c’era niente meno che Jake Sullivan, il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

Ma chi è davvero Yang Jiechi? Il suo ruolo, sulla carta, coincide con quello di Direttore dell’Ufficio della commissione centrale degli affari esteri (Cofa), carica che ricopre dal 2013. È inoltre membro del Politburo, ovvero l’ufficio politico del Partito Comunista Cinese, un organismo ristretto che supervisiona e controlla lo stesso Partito. Dal 2013 al 2018 è stato Consigliere di Stato della Repubblica Popolare Cinese, mentre dal 2007 al 2013 ha vestito i panni di ministro degli Esteri. Dal 2001 al 2005 è stato l’Ambasciatore cinese negli Stati Uniti.

L’importanza di Yang

Ci si potrebbe chiedere per quale motivo, anche nel recente passato, la Cina abbia inviato a vertici d’alto livello Yang Jieichi e non Wang Yi, attuale ministro degli Esteri. La spigazione è semplice. A Pechino il “capo” della diplomazia, o comunque colui che tesse le reti diplomatiche d’alto livello, non coincide con il ministro degli Esteri o con il segretario di Stato, bensì con il Consigliere di Stato con delega agli affari internazionali. Carica che il signor Yang ha ricoperto fino a poco tempo fa, diventando adesso direttore del Cofa.

La presenza a Roma di quello che può essere considerato un asse portante della politica estera di Xi può però essere spiegata anche con un’altra ragione. Yang gestisce da tempo il dossier americano, ed è lui che si occupa dei rapporti tra Stati Uniti e Cina. Lo ha fatto più volte ai tempi della presidenza Trump e continua a farlo ancora oggi.

In politica estera viene descritto come un “falco“, eppure ha più volte dato dimostrazione di saper preparare il terreno diplomatico per incontri di livello (emblematica la videoconferenza tra Joe Biden e Xi). Certo è che la presenza di Yang a Roma lascia ipotizzare che la Cina, nel caso in cui dovesse fungere da effettiva mediatrice con la Russia, potrebbe chiedere agli Stati Uniti garanzie su dazi e Indo-Pacifico. Ossia due tematiche cruciali nei rapporti sino-americani.



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