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In audizione alle commissioni Difesa, il capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, generale di Squadra Aerea Luca Goretti, ha detto di aver “sostenuto e autorizzato, in coerenza con gli intendimenti governativi, il raddoppio in soli due giorni del numero dei caccia Eurofighter al servizio della Nato nella sorveglianza e sicurezza dei cieli, garantito da un rischieramento già presente in Romania”.
“Noi siamo praticamente al confine – ha sottolineato il generale – a meno di meno di venti miglia dall’Ucraina. Dobbiamo prestare attenzione nella nostra attività di difesa aerea: basta niente per sconfinare e trovarci in guerra. Per questo dico ai miei equipaggi che mai come ora ogni cosa deve essere fatta secondo le regole. Non bisogna mai farsi prendere dalla foga di vedere cosa c’è. Potrebbero esserci tentativi di farci entrare in territorio ucraino e sarebbe la fine”.
L’Italia ha infatti raddoppiato i velivoli Eurofighter Typhoon presenti sulla base aerea di Constanza, in Romania, inquadrati da tempo nella missione di Air Policing dell’Alleanza Atlantica. Questo tipo particolare di missione viene richiesto da uno stato membro della Nato per implementare le proprie capacità di difesa aerea ove scarse o del tutto assenti (come accade in Islanda). La nostra Aeronautica Militare è impegnata da tempo in quest’attività in Romania come, in precedenza, nei Paesi Baltici o in Islanda, dove sono stati impiegati anche gli F-35A con le coccarde tricolori.
Cos’è l’Eurofighter Typhoon
L’Eurofighter Typhoon è la spina dorsale della difesa aerea nazionale. Si tratta di un cacciabombardiere costruito da un consorzio di quattro nazioni che vede, oltre al nostro Paese, partecipare la Germania, la Spagna e il Regno Unito. Tra il 2003 e il 2005 l’Eurofighter Typhoon è stato introdotto in servizio nelle quattro principali forze aeree dei Paesi costruttori: si tratta di un cacciabombardiere multiruolo ma dalle spiccate capacità aria-aria: il suo scopo principale infatti, nella nostra Aeronautica, è quello di difendere lo spazio aereo nazionale con tutta una suite di armi per intercettare i velivoli ostili a varie distanza. I Typhoon, però, possono effettuare anche missioni di attacco al suolo: il caccia può trasportare, in una particolare configurazione definita “beast”, quattro nuove bombe GBU-48, e quattro missili AIM-120 AMRAAM insieme a due IRIS-T. Questa modalità di armamento viene chiamata ufficialmente “Full Load” ed è in fase di test per le missioni Swing Role (cioè le sortite in cui un aereo multiruolo può passare velocemente da una missione aria-aria ad una aria-terra).
Il Typhoon ha una velocità massima di poco superiore a Mach 2, ovvero due volte la velocità del suono, ed è propulso da due motori EJ200 da circa 20mila libbre di spinta. Il caccia ha una configurazione particolare, con ala a delta, deriva singola e pianetti anteriori canard. Si tratta di un velivolo monoposto di quarta generazione (secondo alcune fonti 4+) ed è in forza, oltre ai quattro Paesi costruttori, nelle aeronautiche di Arabia Saudita, Austria, Kuwait e Oman.
Tornado alle parole del generale Goretti, nell’audizione ha anche affermato che “Avere uno strumento aerospaziale pronto è un elemento chiave per fronteggiare le aggressioni” e che “l’impiego del potere aerospaziale è determinante. Noi abbiamo 170 militari in Romania per la difesa dello spazio aereo Nato”. Contestualmente il capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, ha poi sottolineato come il pensiero di poter vivere in pace abbia portato alla “riduzione drastica dei velivoli in dotazione, anche per l’erronea convinzione che un maggiore livello tecnologico possa compensare una sempre minore quantità. Siamo così passati in 20 anni da 842 a 500 aerei, di cui meno di 300 con funzioni combat. Un dimensionamento attendista della forza è sbagliato e la storia ce lo sta ricordando in questi giorni con cruda evidenza”.
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