Mar. Ott 22nd, 2024

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Ci sono gli oligarchi russi sommersi ormai a decine da sanzioni che non risparmiamo neppure i loro familiari, e gli oligarchi che (per ora) restano nella cerchia dei salvati. Vale per tanti Paesi occidentali, sullo sfondo della rappresaglia contro sodali veri o presunti di Vladimir Putin per l’invasione dell’Ucraina. E vale in primis nel Regno Unito, dove nonostante la stretta draconiana imposta nelle ultime settimane contro gli asset dei miliardari post sovietici di quella che fu la Londongrad sul Tamigi dal governo di Boris Johnson, non mancano le polemiche su qualche nome chiacchierato sottratto alla lista nera dei ‘cattivi’.
    La caccia è tutt’altro che chiusa, assicura l’esecutivo, che oggi per bocca del ministro dei Trasporti, Grant Shapps, ha annunciato ad esempio in Parlamento che indagini sono in corso a un certo numero di yacht di lusso, ormeggiati oltre Manica, riconducibili a società (o prestanome) dietro cui si sospetta possano nascondersi “complici di Putin”. Ma questi richiami alla linea dura non fermano chi accusa l’esecutivo e il premier di continuare a tenere al riparo magnati russi (o di origine russa) ben ammanigliati. Le contestazioni riguardano in particolare lord Ievgheni Lebedev, cooptato nella camera alta di Westminster per volontà del primo ministro due anni fa nonostante alcune riserve espresse negli ambienti dei servizi segreti britannici: riserve evocate di recente dal Times e confermate ora anche da Dominic Cummings, ex guru di Downing Street in cerca di vendetta dopo essere stato silurato, secondo le cui rivelazioni Johnson avrebbe liquidato all’epoca ogni obiezione come il frutto di un indiscriminato pregiudizio “anti-russo” . Lebedev, che vive nel Regno da quando aveva 8 anni e ha la doppia cittadinanza, ha in effetti legami a vasto raggio con l’establishment del Regno e con il jet set, oltre a essere un donatore generoso del Partito Conservatore, un amico personale di BoJo (di altri politici) e l’editore di testate liberali come l’Evening Standard o l’Independent (peraltro anti Brexit); mentre di recente non ha mancato di denunciare pubblicamente la guerra in Ucraina (dopo aver giustificato in passato l’annessione della Crimea a Mosca).
    Ma resta pur sempre figlio di Aleksandr Lebedev, ex ufficiale del Kgb divenuto miliardario e trapiantato oltre Manica da 20 anni, che con Putin non ha mai rotto del tutto i ponti pur essendo comproprietario in Russia di Novaia Gazeta, giornale d’opposizione su cui scriveva Anna Politkovskaia. Cosa che avrebbe dovuto almeno suggerire un dubbio di opportunità sulla sua designazione a membro della Camera dei Lord, secondo il leader dell’opposizione laburista Keir Starmer: che non perde adesso occasione per sfidare il primo ministro Tory al “dovere” di dare spiegazioni in Parlamento. (ANSA).
   

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