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Lunga intervista del Corriere dello Sport a Maurizio Arrivabene, a.d. della Juventus. Spazio chiaramente anche alla questione relativa al rinnovo di Paulo Dybala, accostato tra le altre anche all’Inter.
Oggi, caro Arrivabene, è la giornata degli schiaffi.
“Io sono innanzitutto un tifoso della Juve, conosco l’amarezza, le sensazioni che si provano quando si sta dall’altra parte, le ho vissute sulla pelle. Ora che sono da questa, con la consapevolezza del ruolo e delle responsabilità, reagisco diversamente. Anche quando sono alla partita tengo tutto dentro, con molta fatica, tradendo la mia natura”.
A differenza di Nedved.
“Pavel è più istintivo, non si trattiene… Senta, alla Juve è cambiata la struttura, siamo qui non per ricostruire, ma per costruire. Io, Nedved, Cherubini e Allegri: scelte, decisioni e programmi sono il frutto di riflessioni a quattro teste e non prescindono dalla condivisione di percorsi e obiettivi. Naturalmente sotto la supervisione di Andrea Agnelli che vive la Juve in maniera totale, arriva in sede alle 7 e mezza del mattino – di solito a quell’ora ci siamo solo io e lui – e se ne va quando è buio”.
Sembra un filo distratto dalla Superlega.
“Proprio per niente. È presentissimo nel quotidiano. La Superlega è un tema che non si può abbandonare, siamo informati da lui su tutti i passaggi”.
I vostri tifosi vogliono sapere che Juve sarà da giugno in avanti.
“Noi facciamo calcio, l’aspetto finanziario non può azzoppare quello sportivo. Vlahovic e Zakaria sono acquisti fatti in funzione di questa stagione, ma soprattutto della prossima. L’accelerazione di gennaio ha motivazioni evidenti. Attorno a Dusan c’erano dei movimenti, in particolare di club stranieri. Abbiamo considerato che se ci fossimo spinti fino a giugno probabilmente non saremmo risultati competitivi nella sempre meno ipotetica asta con inglesi e spagnoli. Abbiamo verificato se ci fossero le condizioni per prenderlo subito, individuato le eventuali uscite in grado non dico di pareggiare l’investimento ma di renderlo sostenibile e nel preciso momento in cui i conti sono tornati abbiamo esposto il piano a Andrea e subito dopo al CdA, che l’ha autorizzato”.
In autunno avevate trovato l’accordo con Dybala.
“Vero. Le cifre che lei ha recentemente riportato sono quelle corrette”.
Poi le cose sono cambiate.
“Decisamente. L’inverno scorso c’è stato l’aumento di capitale da 400 milioni, che serviva a aggiustare i conti, non per il mercato, in più aspettavamo la semestrale, di conseguenza si sono rese necessarie nuove valutazioni riassumibili nei quattro parametri”.
I quattro comandamenti.
“Ha fatto centro. L’aspetto tecnico, il numero delle presenze effettive, la durata del contratto e il valore economico attribuibile al singolo giocatore. Parametri che devono essere rispettati”.
Gli farete un’offerta, nonostante il giorno prima dell’incontro del 10 marzo abbiate optato per lo slittamento?
“Il giorno prima lo dice lei. Non è stato il giorno prima e comunque ho letto le conclusioni tratte dai giornali. Scaricato, mollato… Abbiamo scelto di far slittare l’incontro semplicemente perché il tecnico ha voluto mettere in bolla la squadra, avevamo davanti a noi la partita di Genova e il ritorno di Champions”.
È altrettanto vero che il 17 dicembre lei aveva moralmente liberato Dybala.
“ll giorno dell’ultimo contatto con l’agente, non ricordo con precisione la data, ma era metà dicembre, alla domanda “possiamo ritenerci liberi?”, risposi sì, ma solo perché non avrei potuto chiudere l’operazione in quel preciso momento. Fu un atto di estrema onestà. Qualcuno ha scritto che a un certo punto sarei addirittura scappato da quella riunione. Scappato, capisce? Spiegai tanto all’agente quanto a Nedved e Cherubini che avevo un impegno personale inderogabile. Io non scappo”.
Insisto, è pronta un’offerta al ribasso?
“Vediamo come si presenta Paulo, nulla è deciso. Mi deve credere”.
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