Gio. Set 19th, 2024

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di Pierluigi Panza

Dal ministero della Cultura di Mosca lo stop ai prestiti internazionali dei capolavori d’arte. A Milano spedita una lettera dell’Ermitage a Palazzo Reale e Gallerie d’Italia. Il ministro Franceschini: se il proprietario chiede, si restituisce

«Spiace informarvi che, in base alla decisione del ministro della Cultura russa…». Inizia così la lettera spedita da San Pietroburgo a mezzo mondo e recapitata a due delle più importanti istituzioni museali milanesi, Palazzo Reale e Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo. È firmata dal professor Mikhail Piotrovsky, storico direttore generale dell’Ermitage. Il senso: tutte le opere in prestito devono tornare subito alla casa madre Russia. «Essendo l’Ermitage un polo museale statale…», anche il palazzo sul Lungoneva, una delle più importanti collezioni del mondo, si adegua alla linea del Cremlino. «Spiace…», ma tant’è: preparate quadri, imballaggi e spedizioni, al resto ci pensiamo noi. Questo il contenuto della richiesta.

Milano, Palazzo Reale e Gallerie d’Italia


Venti di guerra sulla cultura. A Palazzo Reale è aperta da una quindicina di giorni la mostra «Tiziano e l’immagine della donna nel Cinquecento veneziano». La lettera di Piotrovsky è indirizzata al direttore Domenico Piraina e al presidente di Skira editore, Massimo Vitta Zelman. Due i quadri reclamati dall’Ermitage che dovranno essere restituiti entro fine mese: la «Giovane donna con cappello piumato» di Tiziano e la «Giovane donna con vecchio di profilo» di Giovanni Cariani. La richiesta è di predisporre imballaggio e spedizione. «Il nostro agente di trasporto — si legge nel testo della lettera da San Pietroburgo — si occuperà di tutte le disposizioni necessarie. Capisco perfettamente che questa decisione vi creerà grande dispiacere». Alle Gallerie d’Italia (museo di Intesa Sanpaolo, il direttore è Michele Coppola) chiuderà invece il 27 marzo l’esposizione «Gran Tour» sui viaggi in Italia dell’élite europea tra 700 e 800, realizzata in partnership proprio con l’Ermitage: da piazza della Scala sono addirittura 23 le opere che dovranno riprendere il volo per San Pietroburgo. Da «I granduchi Paolo Petrovic e Marija Fëdorovna al Foro Romano» di Abraham-Louis-Rodolphe Ducros a «La famiglia Tolstoj a Venezia» di Giulio Carlini alla scultura Flora di Carlo Albacini. In questo caso, tuttavia, l’ultimatum russo combacia con la scadenza dell’esposizione e non dovrebbero esserci grossi problemi.

Da Milano a Rovigo

La «ritorsione» culturale, che arriva dopo le sanzioni internazionali a Mosca e la lista nera dei Paesi ostili al Cremlino stilata da Vladimir Putin (nell’elenco c’è anche l’Italia), accomuna Milano ad altre città italiane e internazionali che ospitano temporaneamente opere d’arte delle collezioni russe. La stessa sorte potrebbe toccare a breve — sono attese lettere-fotocopia, pur firmate da altri direttori — anche al Palazzo Roverella di Rovigo che fino al 26 giugno presenta «Kandinskij. L’Opera (1900-1940)», mostra che attinge anche al vasto (e non facilmente accessibile) tesoro d’arte russo, a partire dallo State Russian Museum di San Pietroburgo e dal Puskin di Mosca.

Il confronto tra Milano, Roma e Mosca

Le lettere hanno fatto subito scattare le diplomazie. Tra Milano e il ministero dei Beni culturali di Dario Franceschini sono già iniziati i colloqui per una comune linea d’azione. Al momento nessun trasporto è stato già organizzato: le due mostre milanesi, a Palazzo Reale e alle Gallerie d’Italia, al momento sono aperte regolarmente. «Il ministero non ha competenza in materia, sono due mostre organizzate dal Comune di Milano e dalle Gallerie d’Italia — commenta Franceschini — Ma mi pare evidente che quando un proprietario chiede la restituzione delle proprie opere queste debbano essere restituite». Prepariamo i trasporti eccezionali.

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9 marzo 2022 (modifica il 9 marzo 2022 | 19:30)

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