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GROSSETO – Il responsabile del pronto soccorso di un ospedale della Provincia di Grosseto e un medico dello stesso ospedale sono finiti nei guai a seguito di una indagine durata oltre tre mesi.
I carabinieri della Polizia giudiziaria della Procura della Repubblica, in collaborazione con i colleghi del Comando provinciale di Grosseto, hanno effettuato dieci perquisizioni domiciliari a carico di altrettanti indagati, tra infermieri, medici e parenti di quest’ultimi, tutti ritenuti responsabili, a vario titolo, di aver falsificato documentazione sanitaria finalizzata alla processazione di tamponi Covid-19.
È stato anche eseguito il sequestro preventivo presso i Ministeri della Salute ed Economia e Finanza dei certificati digitali green pass degli indagati.
L’attività di indagine, compiuta dai Carabinieri coordinati dal sostituto procuratore Federico Falco, permetteva di accertare che il responsabile del Pronto soccorso, sfruttando la propria posizione dirigenziale, in concorso con taluni dei suoi sanitari, attestava falsamente vari accessi al Pronto soccorso sia del responsabile stesso, che dei suoi familiari, tutti sprovvisti di vaccinazioni contro il Covid-19, accettando tamponi molecolari provenienti dall’esterno, certificandone invece l’avvenuta esecuzione all’interno del nosocomio.
Tutti i tamponi, poi ovviamente risultati positivi, permettevano loro di ottenere la guarigione dalla falsa malattia ed il conseguente rilascio del “certificato verde Covid-19”, unico mezzo, alternativo alla vaccinazione, necessario a conseguire il GreenPass rinforzato che, in base alla recente normativa, gli ha permesso di continuare ad esercitare la professione sanitaria.
I carabinieri hanno dato esecuzione a due provvedimenti della misura cautelare dell’interdizione dall’esercizio dell’attività medica nei confronti del responsabile e di un medico suo collaboratore.
Alle attività hanno partecipato 15 carabinieri del comando provinciale di Grosseto.
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