Ven. Nov 15th, 2024

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Il presidente cinese ha citato un proverbio durante la videochiamata con Biden: “È compito di chi ha messo il sonaglio al collo della tigre toglierlo”. Cosa significa e perché fa capire quale sarà il ruolo della Cina nella guerra in Ucraina.

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Il colloquio tra il presidente cinese Xi Jinping e quello americano Joe Biden, ieri, è durato circa due ore. Una lunghissima videochiamata della quale, alla fine, non si è capito granché. La Cina mantiene questa posizione che alcuni definiscono ambigua, altri neutrale, ma sostanzialmente non si espone in alcun modo se non nel dire di volere la pace. E su questo, insomma, non è che ci fossero molti dubbi già prima della videochiamata tra i due. Anche perché la Cina, che si sta consolidando come potenza economica, non ha alcun interesse che si combatta una guerra. Ma questo era chiaro fin dall’inizio. Ciò che non è chiaro, invece, è cosa ha intenzione di fare Pechino: se appoggerà Putin, aiutandolo militarmente come avvisano alcune fonti americane, oppure cercherà di persuaderlo a smetterla in virtù del rapporto privilegiato che hanno stretto negli anni.

La risposta breve potrebbe essere nessuna delle due. Quella più lunga è contenuta nel proverbio “jie líng hái xu xì líng rén“, che tradotto più o meno vuol dire “è di chi ha legato il sonaglio al collo della tigre il compito di toglierlo“. Il proverbio è stato pronunciato a un certo punto della videochiamata fiume tra Xi e Biden dal presidente cinese. L’interpretazione è abbastanza semplice: la tigre è la Russia, arrabbiata per via del suono del sonaglio che gli è stato legato al collo, e il responsabile è l’Occidente, per l’espansione verso Est della Nato che ha fatto – metaforicamente, più o meno – arrabbiare la tigre.

Insomma, il senso è semplice: cari Stati Uniti, ora risolvetela da soli sfilando il sonaglio dal collo della tigre per farla tranquillizzare. Ci sono, però, molte sfumature. Il presidente cinese, che utilizza spesso citazioni più o meno dotte nei suoi discorsi, come ricorda il Corriere aveva già utilizzato questa metafora nel 2014, per rispondere ad un giornalista del New York Times che protestava contro le restrizioni imposte a Pechino alla stampa internazionale.

Certo in questo caso il contesto è completamente diverso, perché la Cina potrebbe guardare da lontano mentre gli Stati Uniti e i Paesi occidentali provano a sfilare questo sonaglio dal collo della tigre, con il rischio di venire ferita, magari di striscio. Oppure potrebbe cercare di agevolare l’operazione, provando a rendere la tigre più mansueta. Abbandonando le metafore, la Cina deve decidere cosa fare – o meglio, cosa chiedere all’Occidente per farlo – ma cercherà di restare più lontana possibile dalla guerra in Ucraina.



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