Sab. Nov 23rd, 2024

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Tensione nel finale della partita vinta 1-0 dai rossoneri: il portiere del Milan, che poi denuncerà di aver ricevuto insulti razzisti, reagisce alle provocazioni della curva e viene accerchiato dai giocatori rossoblù. Tomori lo difende, poi arriva anche Ibra e il nervosismo sale alle stelle, fino a un gran parapiglia con diversi giocatori coinvolti, che però per fortuna non vengono alle mani. Ma non è la prima volta che a Cagliari assistiamo a queste scene

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Attimi di tensione al fischio finale di Cagliari-Milan. Dopo aver controllato a lungo la gara, i rossoneri rischiano di venire raggiunti negli ultimi minuti dalla veemente reazione del Cagliari, che si ferma sulla traversa di Pavoletti. Maignan, che nel secondo tempo aveva difeso la porta sotto la curva dei tifosi di casa, esulta ma viene raggiunto prima da una bottiglietta, poi da un pallone e quindi da alcuni insulti razzisti, come denunciato da Pioli ai nostri microfoni qualche minuto più tardi. Il portiere del Milan non ci sta e reagisce, sfidando la curva portandosi le mani alle orecchie con un gesto provocatorio ma assolutamente insignificante rispetto agli insopportbaili epiteti che gli sono stati rivolti. Tomori gli si avvicina e lo abbraccia, poi guarda anche lui la curva dei sardi. Ma i giocatori di Mazzarri, che ovviamente non possono aver sentito gli insulti rivolti al portiere del Milan, reagiscono a loro volta e vanno ad accerchiare i due rossoneri, evidentemente già al culmine del nervosismo. E’ la scintilla che fa scoppiare la miccia: in pochi secondi sono tutti in mezzo al campo, chi a provare a dividere gli altri, chi a spintonare per farsi sommaria giustizia. La tensione è alle stelle, ma per fortuna non si arriva alle mani. Il più agitato di tutti sembra essere Ibrahimovic, che inizia un confronto a distanza col capitano del Cagliari Joao Pedro. Interviengono anche Pioli e Maldini e con fatica la situazione viene ricomposta, anche se i nostri inviati a bordocampo ci raccontano di un passaggio nel tunnel decisamente elettrico.

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L’episodio è stato poi ricostruito dai protagonisti della partita ai microfoni di microfoni di Sky Sport, a cominciare da Joao Pedro: “Sono un tipo caldo, è vero, ma questa volta ho cercato di separare i ragazzi che stavano discutendo, poi si è intromesso Ibrahimovic che voleva sapere cosa fosse successo. Comunque tra me e lui non è successo nulla di grave, sono cose di campo” ha spiegato il numero 10, aggiungendo di non aver “sentito insulti da parte dei tifosi del Cagliari. Sono cose delicate e sempre difficili da trattare, ma non ho sentito niente”. 

Pioli: “Insulti razzisti verso Maignan e Tomori”

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A commentare gli attimi di tensione, anche l’allenatore del Milan Stefano Pioli che ha riportato la ricostruzione fatta dallo stesso Maignan: “Mike e Tomori mi hanno rivelato di avere ricevuto insulti razzisti dalla curva del Cagliari. A Maignan era già successo, ma non aveva mai risposto. Trovo triste che accadano ancora cose del genere“. Anche lo stesso club rossonero ha preso posizione attraverso un tweet: “Oggi era la giornata contro il razzismo – ha ricordato il Milan al termine della partita – ma abbiamo ancora molta strada da fare e dobbiamo farlo tutti insieme”.

Razzismo a Cagliari: toccò anche a Muntari, Eto’o, Kean e Lukaku

Per fortuna finisce tutto senza gravi conseguenze, ma non è la prima volta che a Cagliari assistiamo a scene del genere. Uno dei casi più eclatanti fu quello di Muntari, nell’aprile del 2017: il centrocampista allora del Pescara decise di lasciare il campo al 90′ dopo aver ricevuto una serie di insulti razzisti ed essere anche stato ammonito dall’arbitro per aver protestato nei suoi riguardi, colpevole secondo il ghanese di non aver fatto nulla per fermare i fastidiosi ululati. Prima di lui la stessa sorte toccò a Eto’o, che nel 2010 esultò facendo il gesto della scimmia dopo essere stato insultato a lungo. Quindi i casi più recenti di Kean e Lukaku, anche loro pronti a reagire dopo il loro gol all’atteggiamento decisamente da condannare di alcuni dei tifosi rossoblù. Forse sarebbe l’ora di fare qualcosa.  

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