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Molti azzurri «esterrefatti» vedono un’investitura. Il leghista: serve una squadra unita
Quasi a non voler rovinare la festa del Cavaliere, che ha suggellato sabato le sue nozze simboliche con Marta Fascina, non ci sono in Forza Italia o tra gli alleati lamenti pubblici per l’uscita del Cavaliere, che ripreso dai telefonini ha omaggiato l’ospite Matteo Salvini con un «lui è l’unico leader vero che c’è in Italia».
Una dichiarazione forte che, accompagnata all’invito (arrivato solo in settimana, dopo una telefonata tra i due) alla cerimonia, ha lasciato molti azzurri, non solo di ala governista, «esterrefatti» per una posizione che sembra schiacciare di nuovo il partito sulla Lega dopo una fase che è sembrata di ricerca di una autonomia e una libertà di movimento. Ma anche «intristiti» per un’immagine che mostra un Berlusconi preso dal suo privato (le nozze simulate) non comprensibile per gli elettori. E lontano dalla politica del day by day (per ora è prevista una sua uscita solo nella due giorni tematica dell’8 e 9 aprile), tanto da far temere ai suoi un disimpegno, una leadership a un passo dall’essere deposta. E affidata a Salvini.
C’è voluta così molta diplomazia sotterranea e un messaggio pubblico per provare a disinnescare la mina. Da una parte Gianni Letta ha rassicurato i big del partito: quello di Berlusconi è stato sostanzialmente un modo per far sentire a proprio agio l’ospite, ma nulla di più. Poi è dovuto intervenire il coordinatore Antonio Tajani per giurare che «quella di Berlusconi a Salvini era una attestazione di amicizia, non c’era una logica di partito» e «non cambia nulla nella nostra linea: con la Lega siamo alleati, governiamo insieme, ma manteniamo il nostro ruolo di forza centrale. Nel centrodestra, come è sempre stato e come sarà».
Ma è lo stesso Salvini — che continua ad accarezzare l’idea di un partito repubblicano, o una federazione verso la quale in FI c’è parecchia resistenza — ad accreditare la lettura di una sorta di incoronazione da parte di Berlusconi ringraziandolo «per l’amicizia, la stima e la fiducia», perché «in un momento così difficile solo una squadra unita, compatta e preparata può aiutare gli italiani a risollevarsi, puntando sulle libertà economiche e sociali, sul taglio delle tasse e sulla pace fiscale, su una giustizia giusta e su un lavoro sicuro e ben pagato per tanti». Parole quindi inserite in uno scenario politico e non privato, di chi continua a proporsi come leader naturale del centrodestra e tessitore.
Fuori c’è Giorgia Meloni, che in questo momento sembra, almeno nei rapporti, molto lontana dai due alleati
. Il mancato invito al matrimonio non sorprende in verità: non è un mistero che Berlusconi, a pelle e politicamente, si intenda molto più con il leader della Lega che con la Meloni. In ogni caso la leader — che non ha voluto commentare in nessun modo l’accaduto — non ha alcun interesse a mostrare eventuale fastidio per il mancato invito o le parole di Berlusconi. Francesco Lollobrigida però ribadisce seccamente: «A decidere la leadership saranno i voti», e FdI continua ad oggi ad essere il primo partito nei sondaggi. E Ignazio La Russa taglia corto: «Non credo le parole servano a molto».
Che resti parecchia freddezza tra FdI da una parte e Lega e FI dall’altra è evidente da tanti episodi, non ultimo il voto sul presidenzialismo (proposta di legge della Meloni) della scorsa settimana che ha visto il centrodestra andare sotto per due assenze di FI e Lega. E lo stesso Tajani ammette: «Con FdI noi siamo alleati leali ma penso che vadano cambiate alcune cose. Noi non rinunciamo alla nostra identità, vogliamo confrontarci, parlare».
20 marzo 2022 (modifica il 20 marzo 2022 | 22:45)
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