Ven. Nov 15th, 2024

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Serhiy Perebynis è il vedovo di Tetyana e il padre di Alisa e Mykyta, morte a Irpin durante un bombardamento dei russi. Lo scatto che ritraeva i loro corpi senza vita, fatto da Lynsey Addario, è finito sulle copertine dei giornali di tutto il mondo per raccontare la guerra in Ucraina. Repubblica oggi raccoglie il racconto di Serhiy, che il 6 marzo scorso ha scoperto proprio vedendo quella foto su Twitter che la sua famiglia era stata distrutta dalla guerra: «Stavo fumando una sigaretta sul balcone dell’appartamento di mia madre a Donetsk, osservavo le bombe cadere sulla città. Le avevo portato il respiratore per l’ossigeno perché aveva il Covid. ConTetiana avevamo studiato nel dettaglio il piano di evacuazione da Irpin e seguivo i suoi spostamenti su Google, con la condivisione della posizione. C’era poco campo, la T di Tetiena, sullo schermo, appariva e spariva. È ricomparsa sull’Ospedale N.7. Non capivo. Poi ho letto un tweet e ho visto quella foto. Ho urlato con tutto il fiato che avevo in gola. Da lì in poi, un unico pensiero: vederli un’ultima volta, dargli una sepoltura degna. Però Donetsk è nel Donbass filorusso, nessuno può entrare in Ucraina ora che i check-point sono ridotti in polvere».

Serhyi Perebynis racconta che da Rostov si è spostato fino a Mosca in autobus, da lì è andato prima a Kalinigrad e in Polonia e poi ancora a Leopoli e a Kiev. «Sono stato per tre giorni all’obitorio N°1, quello centrale, c’erano troppi cadaveri provenienti da Irpin e Bucha, bisognava mettersi in fila. Ho chiesto ai volontari di portarmi da mia moglie per sbloccare il suo iPhone. Contiene le foto della mia famiglia, le volevo. Ho preso il pollice freddo di Tetiana e l’ho appoggiato sullo schermo, però non si è sbloccato, funziona solo con le persone vive. Dopo un po’ mi hanno consegnato tre bare. Ho vestito Mykyta e Alisa, ho vestito la mia Tetiana, li ho sepolti nel cimitero di un villaggio a sud della capitale». I suoi due cani Keks e Benz? «Sono in un cimitero per animali». Oggi, rivela, gli hanno chiesto di entrare nelle forze di difesa territoriali per tornare a Irpin e sparare ai russi: «Ho un fucile che è rimasto a casa mia. Sì, è il desiderio di vendetta a spingermi. E la voglia di proteggere la mia patria. Sono già scappato dal Donbass nel 2014. Non saremo noi ad andarcene questa volta».

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