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Secondo diversi analisti militari e varie agenzie di intelligence, le truppe russe si trovano in una fase di stallo. I progressi dell’esercito di Putin in Ucraina sono lenti, troppo lenti: la resistenza di Kiev è incredibilmente tenace mentre il morale dei soldati russi è a pezzi. Sul fronte della propaganda, poi, non c’è confronto. A ciò si aggiungono anche seri problemi logistici per quanto riguarda i rifornimenti di armi e di provviste e il gran numero di alti comandanti russi uccisi, per ultimo il vicecomandante della flotta del Mar Nero. È in questo quadro che i funzionari statunitensi vedono la possibilità di un cambiamento nella strategia di Mosca. Sebbene il Cremlino rivendichi il raggiungimento di tutti i suoi obiettivi nei tempi stabiliti, i dirigenti di Washington, come riporta anche il Wall Street Journal, sono certi di una repentina svolta nelle operazioni militari che possa costringere Zelensky ad accettare la neutralità, in quella che sarebbe una resa di fatto.
Mosca dunque mira a fare pressione su Kiev affinché ceda sulle rivendicazioni russe dei territori meridionali e orientali. Dopo aver conquistato sia la Crimea sia le aree della regione del Donbas nel 2014, Putin sta ora cercando di garantire un “ponte” tra la Russia occidentale e la penisola di Crimea, così da espandere il controllo sull’intera regione. Il continuo e pesante bombardamento delle principali città ucraine sembra essere una tattica per convincere Zelensky ad abbandonare qualsiasi piano di adesione alla Nato o all’Unione Europea. Alcuni analisti affermano che se l’Ucraina si dovesse rifiutare di accettare le richieste di Mosca, il Cremlino potrebbe ordinare alle sue forze di prendere il controllo di tutto il Paese.
Estendere il conflitto
Sugli altri fronti l’armata di Putin ha continuato ad attaccare dal cielo e con l’artiglieria, prendendo di mira soprattutto depositi di armi, munizioni, centri di comando e basi. A Zhytomyr, nel nord del Paese, Mosca ha riferito di aver colpito un centro di addestramento, uccidendo oltre 100 tra mercenari stranieri e forze speciali ucraine. Secondo il ministero della Difesa britannico, gli invasori insisteranno su questa strada per supportare gli assalti di terra, che procedono con grandi difficoltà – e numerose perdite. Questo “Piano B” potrebbe finire per allungare il conflitto di settimane, forse di mesi, ruotando la prospettiva bellica su un’asse d’assedio. L’istinto dello Zar allora sarebbe quello di «raddoppiare gli sforzi, perché sa di aver commesso un enorme errore strategico», ha detto Michael Clarke, ex capo del Royal United Services Institute con sede in Gran Bretagna.
L’altro fronte
Nell’ambito di questa strategia la Russia ha lanciato un altro missile ipersonico Kinzhal, per la seconda volta in due giorni. L’arma di ultima generazione ha colpito un deposito di carburante vicino alla città meridionale di Mykolaiv. L’utilizzo di un dispositivo così potente, per gli Stati Uniti, suona come un avvertimento di Putin all’Occidente ma anche come un tentativo di «riprendere slancio» in un conflitto in cui il suo esercito si è impantanato, ha affermato il capo del Pentagono Lloyd Austin. In questo quadro, Kiev teme che la Russia provi a forzare ulteriormente la mano aprendo un altro fronte. Secondo fonti di intelligence, c’è una «minaccia alta» di un’offensiva della Bielorussia in direzione Volyn (nord-ovest), che potrebbe iniziare nelle prossime 48 ore. Proprio nei giorni scorsi il presidente Alexander Lukashenko, fedele alleato di Putin, aveva avvertito gli ucraini che avrebbe risposto ad una non meglio precisata «escalation di Kiev contro Minsk».
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