Gio. Nov 28th, 2024

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Ha un’edicola di famiglia, a Roma sulla via Ardeatina, nella quale ogni giorno serve i clienti, ricordandosi meticolosamente di mettere da parte i pezzi per chi fa le raccolte di qualche tipo. Suona la batteria e fa anche di più: da’ lezioni a dei ragazzi con autismo. Meglio ancora, utilizza la batteria e la musica per creare una relazione con loro. Guida, segue la vita parrocchiale, è nel mondo delle associazioni, ha scritto libri e ha una fitta rete di amici che lo supportano. Quella di Alberto Chiavoni è una vita piena, che si coniuga con la diagnosi di autismo ad alto funzionamento, che lo vede in grado di verbalizzare e interagire, che lo accompagna e per la quale le difficoltà da affrontare soprattutto in passato non sono mancate.

Atti di bullismo perché gli altri bambini lo vedevano dondolare e faticavano a capire il perché: veniva chiamato ‘Dondolino’. Volontà di farsi accettare e cercare amici. Alberto racconta la sua storia di convivenza con una neurodiversita’ all’Ansa in occasione della Giornata della consapevolezza sull’autismo. “Uno dei problemi – dice – è che nell’autismo c’è un duplice aspetto: da una parte si vede, da un’altra no”.

Da un punto di vista sociale non si riesce a stare nelle regole. Quando scappa la crisi o un cosiddetto ‘comportamento-problema’ si viene etichettati e ci sono dei pregiudizi difficili da superare. Ai genitori puo’ capitare di sentirsi in colpa pensando di aver sbagliato qualcosa, ma non hanno sbagliato nulla. È la società che si chiede: devo investire su una persona con autismo, ma avrò un ritorno? Non è detto, può darsi anche tra 10 anni. Questa società invece vuole subito un ‘guadagno’. Per le persone con autismo si pensa basti una giornata, ma poi tutto ricade con le famiglie. Questo è quello che tocco con mano anche da insegnante di batteria per i ragazzi con autismo”. Alberto ha più di 30 anni, la diagnosi all’epoca non veniva definita di autismo ma di disturbo pervasivo dello sviluppo. 
   

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