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È stata una domenica drammatica in Ucraina, iniziata con i bombardamenti sulla base militare di Yavoriv, nell’ovest del Paese e proseguita con gli scontri alle porte di Kiev che hanno portato alla morte di un giornalista statunitense. Spiragli però sono arrivati dal fronte diplomatico: i governi di Russia e Ucraina hanno confermato colloqui in videoconferenza previsti per domani. Intanto il Washington Post ha pubblicato una clamorosa indiscrezione: Mosca avrebbe chiesto armi a Pechino per proseguire la guerra.
Gli scontri di oggi
Con il passare delle ore il bombardamento di Yavoriv ha assunto proporzioni molto importanti. Dalla Russia il ministero della Difesa ha parlato di almeno 180 vittime. “Erano combattenti mercenari – si legge nella nota del ministero – non ci fermeremo nel colpire i mercenari”. Dunque un colpo molto duro a quello che secondo Mosca sarà il prossimo fronte della guerra, ossia i combattimenti tra soldati stranieri.
Kiev avrebbe 20mila combattenti pronti a scendere nei teatri delle battaglia, ma anche il Cremlino nei giorni scorsi ha fatto sapere di essere in condizione di portare in Ucraina almeno 16mila miliziani siriani. Segno di come la guerra stia entrando oramai in una fase decisiva.
Intanto a Kiev, a partire dalle 20:00, hanno ripreso a suonare le sirene di allarme aereo. Intense esplosioni sono state avvertite attorno alla capitale ucraina, soprattutto in direzione della periferia occidentale. Nelle stesse zone dove ha trovato la morte nel pomeriggio Brent Renaud, giornalista statunitense impegnato nelle riprese sul fronte di Irpin, località a 20 km da Kiev dove stanno infuriando da giorni i combattimenti. I russi premono sulla cittadina, i raid aerei segnalati in queste ore starebbero colpendo obiettivi della difesa ucraina proprio ad Irpin.
Tensione anche a Mariupol, dove russi e filorussi sarebbero oramai alle porte della città assediata. In tutta l’Ucraina si prevede un’altra notte di paura con nuovi possibili allarmi aerei sia nelle province orientali che occidentali.
Le novità diplomatiche delle ultime ore
Ma nel tardo pomeriggio di domenica sono arrivate anche novità positive a livello politico. Dopo l’ammissione del ministro degli Esteri turco Melvut Cavusoglu in merito a possibili passi in avanti nelle trattative tra Mosca e Kiev, sono state le stesse parti interessati nelle ultime ore a confermare. Il Cremlino, in particolare, ha parlato di un incontro in videoconferenza domani tra due delegazioni di alto rango sia russe che ucraine. Da Kiev l’incontro è stato confermato. Possibili novità potrebbero arrivare sulle intese per le tregue umanitarie e su una cessazione delle ostilità su vari attuali fronti bellici.
#BREAKING Kiev confirms video-conference talks with Moscow Monday pic.twitter.com/PqsNrFPg63
— AFP News Agency (@AFP) March 13, 2022
Mosca chiede aiuto a Pechino
Novità diplomatiche che vanno di pari passo con le notizie riguardo possibili difficoltà che starebbe riscontrando la Russia sul terreno. La domenica di guerra in Ucraina si sta chiudendo con le indiscrezioni rese note dal Washington Post secondo cui il governo russo avrebbe chiesto aiuto alla Cina. In particolare, citando fonti diplomatiche statunitensi, il quotidiano Usa avrebbe saputo di richieste partite dal Cremlino e dirette a Pechino. Emissari russi avrebbero sondato la disponibilità cinese a girare verso Mosca equipaggiamenti e armi.
L’indiscrezione potrebbe anche essere frutto della strategia mediatica Usa volta a mettere pressione sulla Russia. Tanto più che l’articolo sul Washington Post è arrivato alla vigilia dell’incontro tra il consigliere per la sicurezza Usa, Jake Sullivan, e il responsabile della politica estera del Partito Comunista, Yang Jiechi. Un incontro molto delicato che avverrà lunedì a Roma.
“La priorità della Cina è impedire che la situazione tesa in Ucraina subisca un’ulteriore escalation o diventi fuori controllo – è stata la risposta di Liu Pengyu, portavoce dell’ambasciata cinese a Washington, alle indiscrezioni apparse sulla stampa – L’attuale situazione in Ucraina è veramente sconcertante”.
400 italiani ancora intrappolati in Ucraina
Per quanto riguarda l’Italia, in serata l’ambasciatore in Ucraina Pier Francesco Zazo ha reso noto che al momento ci sono 400 nostri connazionali nel Paese in guerra. “Inizialmente erano 2.000 – ha dichiarato il diplomatico in collegamento da Leopoli con la trasmissione “Che Tempo Che Fa” – adesso ne sono rimasti 400”. Alcuni sono voluti rimanere di proposito in quanto in Ucraina hanno affetti, familiari e lavoro. “Altri però – ha sottolineato l’ambasciatore – vorrebbero andar via ma hanno difficoltà a farlo. Per loro stiamo facendo tutto il possibile”.
Luigi Di Maio ospite a Non è l’arena conferma: “Erano in 2000 gli italiani in Ucraina. Oggi sono 400, ne abbiamo salvati già 200. Dei 400, in 34 sono bloccati. Ci stiamo lavorando ogni giorno. Grazie a unità di crisi per il lavoro”.
Minacce alle aziende occidentali
La giustizia russa sarebbe pronta ad arrestare i dirigenti delle aziende occidentali che criticheranno la Russia e a sequestrare gli asset delle compagnie che hanno deciso di lasciare il Paese. Lo riporta il Wall Street Journal. La decisione è in linea con quella del presidente, Vladimir Putin, che aveva minacciano la rappresaglia nei confronti delle aziende occidentali, che hanno deciso questa forma di protesta per l’invasione russa dell’Ucraina. Le procure hanno consegnato l’avviso a giganti come McDonald’s, Ibm e Yum Brands. Fino a ora sono più di trecento le aziende che hanno annunciato la sospensione delle attività in Russia, secondo quanto riporta Yale School Management. Tra queste, Coca Cola, Levi Strauss, Apple, Goldman Sachs e compagnie petrolifere come Bp e Exxon.
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