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L’agenzia spaziale russa Roscosmos continua a minacciare ISS, la casa cosmica condivisa con gli occidentali a causa delle sanzioni contro la Russia. I rapporti sempre più difficili
La stazione spaziale internazionale ISS torna nel mirino del direttore generale dell’agenzia spaziale russa Roscosmos Dmitry Rogozin. Con interventi a raffica alla TV di stato e con ripetuti tweet attacca e minaccia ritorsioni sulla casa cosmica condivisa con americani, europei, canadesi e giapponesi. Per continuare a convivere e a garantire le prestazioni da parte russa chiede che siano eliminate le sanzioni contro la Russia. La minaccia che ha precisato riguarda soprattutto la sospensione dei voli delle navicelle automatiche Progress che portano rifornimenti e, soprattutto, sono utilizzare per gli spostamenti della stazione ISS, rialzando periodicamente la sua orbita che decade e spostandola (in media un paio di volte all’anno) e per evitare scontri con pericolosi rottami cosmici. La minaccia era già stata ventilata nelle scorse settimane ma ora Rogozin aggiunge che sta preparando un esame preciso della situazione che presenterà al Cremlino perché decida politicamente il da farsi. Rogozin ha un canale preferenziale con Putin. Prima che lo stesso Putin lo scegliesse per la direzione dell’agenzia era vice-primo ministro per l’industria della difesa e più che da politico che da tecnico di un ente spaziale usa toni sprezzanti nel comunicare le sue intenzioni. Sabato ha sostenuto che le agenzie spaziali dei paesi coinvolti non hanno rispettato la scadenza sulle richieste russe riguardanti le imprese russe e la revoca delle sanzioni riguardanti alcuni materiali.
I rapporti tra Russia e Stati Uniti nello spazio erano già diventati difficili dopo il 2014 per la situazione in Ucraina, tanto che allo stesso Rogozin era stato vietato l’ingresso negli Stati Uniti per discutere del futuro programma di collaborazione Artemis della Nasa per la Luna e Marte. Così Rogozin rispose che Artemis era un piano politico per emarginare la Russia e proseguì guardando a Pechino stringendo un accordo nel marzo dell’anno scorso per costruire assieme una stazione spaziale lunare e un futuro insediamento; cioè un piano antagonista a quello occidentale. Poi dopo l’invasione dell’Ucraina Rogozin sospendeva i lanci dalla base europea in Guyana del suo vettore Soyuz con a bordo satelliti inglesi e i successivi Galileo, il Gps europeo. Da allora si generava una cascata di cancellazioni reciproche da parte delle agenzie spaziali sui programmi scientifici, compresa l’esplorazione di Marte con la sonda Exomars bloccata dall’Esa e in partenza il prossimo settembre, seguita dal piano di una sonda comune russo-americana per sbarcare su Venere. Il rifiuto dell’Esa a proseguire con il lancio della sonda marziana (modulo di sbarco russo e rover europeo) ha dato molto fastidio a Mosca. Rogozin aveva appena ricordato che a Baykonur tutto era pronto per ospitare la sonda.
Ma il nodo maggiore e più complesso rimaneva la stazione ISS condivisa in permanenza da astronauti e cosmonauti dei due fronti. In seguito ai suoi avvertimenti e alle sue richieste Rogozin si è lamentato di non aver ricevuto risposta e ha sprezzantemente accusato il direttore generale dell’Esa Josef Aschbacher di limitarsi a fare il “postino” perché gli ha risposto di aver girato le richieste ai diversi Paesi sostenitori dell’Esa. La minaccia già ventilata anche negli ultimi anni è quella di staccare i moduli russi e di realizzare con essi una stazione spaziale tutta e soltanto russa. Su Telegram Rogozin ricordava nelle ultime ore di aver ricevuto dalle agenzie spaziali segnali di promessa per continuare la collaborazione sulla ISS ma la risposta è stata che «il ripristino delle normali relazioni tra i partner della ISS e di altri progetti spaziali comuni è possibile solo con la completa e incondizionata revoca delle sanzioni».
Intanto la Nasa sta valutando con le industrie la possibilità di utilizzare le navicelle automatiche Dragon e Cygnus che portano i rifornimenti alla base anche per svolgere i compiti finora assolti dalle navicelle russe Progress al fine di garantire la sicurezza degli astronauti e la continuità delle operazioni. I privati americani si stanno anche muovendo per rilevare la gestione della ISS per il 2030; la data indicata per privatizzare e commercializzare definitivamente la grande base togliendola dal bilancio annuale della Nasa. Finora comunque tutto procede normalmente come ha dimostrato nei giorni scorsi il ritorno dell’astronauta americano Mark Vande Hei atterrato con una capsula Soyuz in Kazakistan insieme a Pyotr Dubrov dell’Agenzia Spaziale Russa (entrambi da un anno sulla ISS) e Anton Shkaplerov. Medici della Nasa erano ad aspettarlo al rientro per poi accompagnarlo negli Stati Uniti. Il panorama resta comunque confuso e Samantha Cristoforetti che arriverà il mese prossimo che situazione troverà?
4 aprile 2022 (modifica il 4 aprile 2022 | 15:47)
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