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Il virus ha ripreso la sua corsa in Italia e non solo. In Gran Bretagna – dove è appena stata scoperta la nuova variante Xe «molto più contagiosa di Omicron» – l’agenzia sanitaria nazionale ha aggiornato la lista ufficiale dei sintomi, aggiungendo 9 segnali di allerta Covid.
A due anni dall’inizio della pandemia, ai «classici» sintomi come perdita di gusto e olfatto, si aggiungono nuovi campanelli d’allarme che possono rilevare il contagio da Covid-19. In un momento in cui i casi (anche nel nostro paese) sono tornati a correre trainati dalla sottovariante Omicron 2.
Nel bollettino di ieri, martedì 5 aprile 2022, in Italia sono stati 88.173 i nuovi casi nelle 24 ore. Le vittime sono invece 194. Ma quali sono i 9 nuovi sintomi ufficiali individuati dall’agenzia sanitaria inglese? Entriamo nel dettaglio.
Omicron, i 9 nuovi sintomi ufficiali
A due anni dall’inizio della pandemia, l’agenzia sanitaria inglese ha aggiornato la lista ufficiale dei sintomi del Covid-19, aggiungendo 9 nuovi segnali d’allerta che potrebbero rilevare il contagio. Secondo l’istituto britannico, dunque, oltre ai sintomi perdita di gusto e olfatto vanno aggiunti: fiato corto, sentirsi stanchi o esausti, corpo dolorante, mal di testa, gola infiammata, naso chiuso o che cola, perdita d’appetito, diarrea, sentirsi male o essere ammalato.
Nei giorni scorsi, da alcuni studi, erano emersi nuovi sintomi legati al Covid-19 come la spalla gelata o manifestazioni cutanee nei bambini.
Allerta variante Xe anche in Italia?
Nei giorni scorsi, nel Regno Unito, è stata scoperta una nuova variante denominata Xe. Un mix di Omicron 1 e 2 che potrebbe essere il 10% più contagiosa di BA.2.
«In questo momento non abbiamo alcun dato per dire che anche in Italia è presente Xe. Nessun caso è giunto alla nostra osservazione, mentre è stato rilevato qualche caso sporadico di Omicron 3, che non riveste al momento alcun tipo di interesse in un contesto in cui Omicron 2 sta prendendo nettamente il sopravvento sulla 1». Lo ha affermato, in un’intervista all’Adnkronos Salute, Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv). E continua: «Non c’è alcun motivo di preoccupazione per ora. Perché anche il dato diffuso dall’Organizzazione mondiale della sanità, secondo cui Xe potrebbe essere il 10% più trasmissibile di Omicron 2, è assolutamente preliminare e da confermare, come ha precisato la stessa Oms».
Caruso però avverte: «Non possiamo escludere che Xe sia uscita dai confini Uk, però al momento nessun caso è giunto alla nostra attenzione in Italia. La nuova flash survey condotta su campioni raccolti il 4 aprile, pur nella limitatezza dei numeri, ci darà un’idea più precisa di come si sta evolvendo il virus e il suo parco varianti».
Secondo Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri, la diffusione di Xe è già iniziata «probabilmente anche in Italia». In un’intervista al Corriere della Sera spiega: «L’unica arma di difesa che abbiamo è potenziare il sequenziamento per non farci cogliere impreparati. Ricordiamo però che quando vediamo qualcosa è perché la diffusione è già iniziata».
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