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Tanti sono gli interrogativi in merito al futuro della guerra in Ucraina. Uno su tutti: quale sarà l’esito finale del conflitto? Difficile dirlo con certezza, perché da una parte troviamo un Vladimir Putin che vuole centrare tutti gli obiettivi prefissati dal Cremlino e dall’altra un Volodymyr Zelensky desideroso di resistere con le unghie e con i denti all’esercito russo. In uno scenario del genere, senza poi considerare eventuali sorprese, è pressoché impossibile fare previsioni.
Un rischio da correre
Ospite a Sasera Italia, in onda su Rete 4, Toni Capuozzo ha acceso i riflettori su un aspetto cruciale della crisi ucraina. Il giornalista ha spiegato che chi spera che Putin possa perdere questa guerra dovrebbe mettere in conto un rischio da correre a ogni costo. Un ipotetico scivolone del capo del Cremlino, infatti, comporterebbe una crisi umanitaria e tanti altri effetti collaterali. “Di fronte alle difficoltà dell’aggressore Putin, qualcuno sta puntando sulla possibilità che si impantani, che fallisca, che lo si possa sconfiggere sul terreno, dandogli una lezione“, ha affermato Capuozzo.
Tutto vero, anche se il ragionamento prosegue con una seconda parte. Non a caso Capuozzo ha aggiunto che una simile speranza comporta dei rischi non certo trascurabili. Quali? La guerra ha ricadute evidenti su più piani: da quello umanitario a quello economico, passando per il sociale. Le vittime, sempre più numerose con il passare dei giorni, rappresentano soltanto la punta dell’iceberg. Già, perché bisogna mettere in conto anche i danni provocati all’economia, la distruzione di qualsiasi tessuto sociale e la creazione di enormi flussi di profughi, senza contare poi il futuro e lentissimo processo di ricostruzione.
L’importanza delle trattative
Anche se fin qui gli incontri diplomatici non hanno portato grandi risultati è importante continuare a insistere. Già, perché, come ha spiegato Capuozzo, sperare che la guerra possa terminare grazie alla sconfitta di Putin comporta poi problemi da gestire. Sia chiaro: non che questi stessi problemi sparissero di colpo nel caso di un accordo diplomatico. Diciamo che la mediazione permetterebbe, se non altro, di attutire il colpo, o per lo meno di gestire un aspetto alla volta.
C’è poi un altro nodo spinoso con il quale fare i conti. Basta dare un’occhiata ai Paesi che hanno le maggiori possibilità di convincere Putin a cessare il fuoco. In prima fila troviamo Turchia e Cina, ossia due Paesi che ben poco hanno a che fare con l’Occidente, abituale contesto geopolitico della Russia. Questo significa che anche in campo diplomatico le forze occidentali partono in svantaggio. “Il problema è che anche qualora si arrivasse a una trattativa di pace, cosa che io mi auguro, si tratterà di una trattativa gestita da altre forze che non hanno niente a che fare con le democrazie occidentali“, ha sottolineato Agnese Pini, direttrice de La Nazione, sempre alla trasmissione Stasera Italia.
La diplomazia internazionale, dunque, non è ancora in grado di trovare un punto di partenza per possibili e concreti negoziati. La stessa diplomazia prova a tenere in piedi un piccolo filo di dialogo nella speranza che, prima o poi, possa arrivare il momento giusto per trovare una via di uscita al conflitto. Attenzione però, perché l’Unione Europea, la Nato, l’Onu e l’Occidente in generale sono completamente tagliati fuori da qualsiasi contatto diplomatico degno di questo nome.
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