Dom. Nov 10th, 2024

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Ramzan Kadyrov è alla periferia di Kiev. Lo ha annunciato lui stesso in un video pubblicato su Telegram in cui ha tenuto a specificare di trovarsi a Gostomel, località dove ha sede un’importante base aeroportuale presa di mira dai russi nelle prime ore di guerra.

Il presidente ceceno è quindi sul campo di battaglia. “L’altro giorno eravamo a 20 km da voi nazisti – proclama nel video – adesso siamo ancora più vicini. Arrendetevi o vi finiremo”. Messaggi minacciosi pronunciati mentre si trova all’interno di una piccola stanza assieme ai suoi militari. Sono circa una decina, davanti a loro c’è un tavolo con delle mappe consultate dallo stesso Kadyrov.

Alle spalle invece c’è una grande bandiera cecena con al centro il volto di Achmat Kadyrov, padre di Ramzan e presidente ceceno fino all’attentato che il 9 maggio 2004 nella capitale cecena Grozny gli ha troncato la vita.

La figura di Kadyrov

Ed è proprio da quel giorno che è utile ripartire per comprendere come mai oggi Ramzan Kadyrov risulti essere tra i fedelissimi di Vladimir Putin. Il 9 maggio 2004 la guerra in Cecenia era ancora in corso. Grozny era stata sì recuperata dai russi, ma nella piccola repubblica caucasica imperversavano ancora signori della guerra e miliziani jihadisti.

Achmat Kadyrov era stato messo al potere proprio da Putin. Al Cremlino garantiva una certa stabilità nella regione dopo i mesi più bui dello scontro aperto tra militari russi e combattenti locali per la presa di Grozny. Era il 2000 e l’epoca di Putin era iniziata da pochi mesi. Mosca non poteva permettersi instabilità in una zona ancora da pacificare.

Il Cremlino ha scelto Achmat Kadyrov perché quest’ultimo ha giurato fedeltà alla Russia. Negli anni ’90 era dalla parte dei separatisti ed era una sorta di leader spirituale prima ancora che politico, tanto da essere nominato gran mufti della Cecenia durante la breve era del governo indipendente di Grozny. Poi però ha denunciato un’eccessiva deriva islamista con la formazione di numerosi gruppi legali alla jihad e all’estremismo. Ha quindi deciso di saltare il fosso e schierarsi con il neo arrivato Putin.

Le cose sembravano procedere come nei piani di Mosca fino all’azione terroristica del 9 maggio 2004, attuata con una bomba messa sotto il palco delle autorità dello stadio di Grozny, dove Kadyrov stava assistendo alla parata militare della vittoria. Davanti alla prospettiva di rivedere messo in discussione il proprio disegno politico, la Russia ha deciso di puntare sul figlio Ramzan.

Lui in quel momento aveva 28 anni. Il Cremlino gli ha affidato la guida della Cecenia, ufficializzata poi nel 2007, non solo per il cognome che portava ma anche perché era stato già impegnato nei campi di battaglia. Con i suoi “kadyroviti”, una milizia legata alla famiglia Kadyrov protagonista al fianco dell’esercito russo della riconquista della Cecenia, ha dato ampie prove di fedeltà.

Da quel momento Ramzan Kadyrov è stato l’uomo forte indiscusso di Grozny. L’equilibrio trovato con il Cremlino non è mai stato scalfito anche perché basato su un principio molto semplice: pioggia di soldi da Mosca per la ricostruzione della Cecenia, in cambio di garanzie per la stabilità. Una promessa che Ramzan ha mantenuto, secondo molte organizzazioni internazionali, anche a suon di repressione politica e militare. Un pugno di ferro che però per la Russia è valsa un’insperata stabilità in una delle periferie più turbolente.

L’impiego delle forze cecene

Oggi Putin ha di nuovo bisogno di Kadyrov. Questa volta però in Ucraina. Non è la prima volta che il Cremlino chiama a raccolta i ceceni per delle missioni internazionali. Nel 2016 gli uomini di Kadyrov sono stati mandati ad Aleppo subito dopo la riconquista della seconda città siriana ad opera delle truppe di Damasco.

In quel caso i ceceni sono stati scelti non per combattere ma per mantenere l’ordine, puntando sulla più facile comunicazione che potevano avere con la popolazione siriana grazie alla comune fede musulmana. Adesso invece sono stati chiamati per le abilità sviluppate nelle guerre combattute a casa loro fino a a 15 anni fa. I ceceni sanno combattere nei contesti urbani e possono così vincere la resistenza ucraina.

Difficile dire quanti siano i kadyroviti presenti in territorio ucraino. Molti di loro sarebbero stati uccisi dai droni usati turchi usati da Kiev nei primi giorni di guerra. Lui, Ramzan Kadyrov, è però sul fronte. E quindi evidentemente i suoi battaglioni sono ancora attivi. Mostrarsi in video nel pieno della battaglia fa parte della retorica mediatica del leader ceceno, disposto ad assecondare ancora una volta le volontà del Cremlino.

Anche perché in Ucraina potrebbe esserci una resa dei conti tutta interna ai ceceni. Se i russi si sono affidati a Kadyrov, a fianco di Kiev dal 2014 ci sono invece i ceceni anti Putin, quelli del battaglione Dudaev. I timori per i civili, con lo spettro di una riproposizione della guerra cecena in territorio ucraino, sono purtroppo molto più che fondati.



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