Mar. Ott 22nd, 2024

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di Guido Santevecchi

Cina e Usa torneranno a parlarsi domani al massimo livello. I due presidenti si sono incontrati gi 11 volte in passato, e Xi lo ha definito vecchio amico. Ma Pechino vuole davvero distanziarsi dall’abbraccio con Putin?

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE DA PECHINO
Non si parlavano da novembre: ora Joe Biden ha deciso di chiamare Xi Jinping per tenere aperti i canali di comunicazione tra Stati Uniti e Cina, discutere della guerra in Ucraina e della competizione economica tra le due superpotenze, ha detto la portavoce della Casa Bianca annunciando che il colloquio si svolger domani, venerd 18 marzo.

chiaro che Joe Biden sta cercando di far accelerare la sua politica, per cercare di sorpassare l’inevitabile avanzata dei carri armati russi.

Non si pu sapere se Xi Jinping, che finora si impegnato in un gioco di equilibrismo, avr interesse a dargli un punto di appoggio, a intercedere con Vladimir Putin (sempre che il leader russo voglia e possa tornare indietro).

Dietro la nebbia di guerra delle rivelazioni dell’intelligence americana sulle forniture militari chieste da Mosca a Pechino, c’ sempre la richiesta chiave di Washington: davvero Xi pensa che gli convenga nel lungo periodo allinearsi a Vladimir Putin?

Ci sarebbero conseguenze gravi per la Cina, ha detto luned scorso a Roma il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan allo stratega della politica estera comunista Yang Jiechi. Forse la risposta stata possibilista, se i due presidenti hanno deciso di parlarsi domani, o forse Biden ha deciso che il momento di tentare il tutto per tutto prima che la Cina faccia una scelta di campo definitiva: l’intelligence americana ha rivelato che Mosca ha chiesto anche sostegno militare a Pechino e sostiene che i cinesi potrebbero concedere almeno forniture non letali di razioni alimentari da combattimento e materiale per le comunicazioni radio sul campo di battaglia (i cinesi hanno risposto denunciando la disinformazione con intenti scellerati).

Il vertice a distanza Biden-Xi comunque un segnale positivo, segnala che le due superpotenze hanno interesse a dialogare.

Ci sono due teorie di pensiero opposte sull’atteggiamento cinese: quella pessimista sostiene che avendo Xi dichiarato una partnership senza limiti con Vladimir Putin il 4 febbraio ricevendolo con tutti gli onori a Pechino, non potr fare un’inversione di marcia, per non perdere la faccia di fronte ai compagni del gruppo dirigente comunista.

Il fronte ottimista ha osservato aggiustamenti di rotta: il primo giorno dell’aggressione russa i cinesi rifiutarono di definirla invasione, utilizzando l’espressione russa operazione militare speciale; poi sono andati avanti con la situazione in Ucraina che noi non avremmo voluto vedere; ma quando Xi ha parlato con Macron e Scholz si risolto a dirsi in pena nel vedere le fiamme della guerra in Europa. E alle Nazioni Unite la Cina ha mostrato che c’ un limite alla supposta fratellanza con la Russia, quando si astenuta nel voto di condanna sull’aggressione, senza usare il potere di veto. Proprio ieri, l’ambasciatore cinese negli Stati Uniti ha scritto sul Washington Post che la Cina il pi grande partner commerciale sia della Russia sia dell’Ucraina ed il pi grande importatore di petrolio e gas naturale al mondo. Il conflitto tra Russia e Ucraina non giova alla Cina e se fossimo stati al corrente in anticipo avremmo fatto del nostro meglio per evitarlo… la nostra posizione imparziale. Sembra una presa di distanze dall’abbraccio senza limiti promesso a Putin. O forse solo una manovra tattica per prendere ancora tempo, per aspettare che l’Armata russa raggiunga i suoi obiettivi in Ucraina e trarne vantaggio, magari entrando in campo all’ultimo momento per mediare un cessate il fuoco che a quel punto Mosca sarebbe disposta a concedere.

Biden evidentemente vuole ascoltare Xi per cercare di decifrare il suo pensiero. E Xi vorr capire se un contributo allo spegnimento delle fiamme in Ucraina potrebbe aprirgli una nuova linea di credito politico a Washington.

I due leader si conoscono bene: Barack Obama nel 2009 aveva delegato all’allora vicepresidente Biden di approfondire il rapporto con Xi Jinping, fin da quando Xi era ancora il numero due della nomenklatura cinese e poi in seguito quando nell’autunno del 2012 diventato segretario generale del partito comunista.

Biden il politico americano che ha trascorso pi tempo con Xi, ricevendolo in America e rendendogli visita in Cina per un totale di 11 volte.

L’ultima volta che si sono parlati in videoconferenza a novembre del 2021, il leader cinese ha salutato con un ampio sorriso il presidente americano chiamandolo lao peng you, vecchio amico, un’espressione importante: nel galateo mandarino viene riservata a personalit autorevoli con le quali si instaurato un rapporto di rispetto nel corso degli anni.

Ma la forma non sempre sostanza. Stati Uniti e Cina sono scivolati in un confronto ideologico, dopo quello di competizione commerciale lanciato da Donald Trump. L’arrivo di Biden ha confermato che la scelta di contenere l’ascesa della Cina ormai consolidata nella politica di Washington, a prescindere dal partico che controlla l’amministrazione, repubblicano o democratico. Prima che scoppiasse la crisi ucraina, Biden aveva indicato nella Cina (con il suo espansionismo nel Mar cinese meridionale, la repressione di Hong Kong, le mire su Taiwan, la violazione dei diritti umani nello Xinjiang), il principale problema di politica estera degli Stati Uniti. E aveva lavorato per costituire nuove alleanze e intese di contenimento nell’Indo-Pacifico.

Secondo gli analisti, la vera calamita che ha spinto Xi all’abbraccio con Putin proprio la sfiducia e il rancore comune verso gli Stati Uniti, il timore della Nato (che per i cinesi si chiamano Quad e Aukus, le due strutture di cooperazione politico-militare che coinvolgono potenze rivali della Cina, dall’Australia all’India).

17 marzo 2022 (modifica il 17 marzo 2022 | 16:21)

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