Sguardi, carezze, percezioni. E parole. Nel nostro rapporto con gli altri, poter parlare articolando bene i termini è una componente fondamentale. A volte però questa capacità si perde. Capita in chi soffre di afasia. Si tratta, proprio per le implicazioni sociali e nella vita di relazione, di uno dei disturbi più pesanti per l’impatto che può avere sulle attività della vita quotidiana, sull’autonomia, sulle relazioni e, in generale, sulla qualità della vita delle persone colpite e dei loro familiari.
Alcune persone afasiche hanno difficoltà quando devono esprimersi verbalmente mentre può rimanere intatta la capacità di comprendere il linguaggio; altre, invece, riscontrano difficoltà quando si tratta di comprendere quello che gli viene detto. La gravità, ovviamente, è estremamente variabile e dipende dalla sede e dalla dimensione del danno cerebrale.
Come parliamo e perché perdiamo questa capacità
Non ci rendiamo nemmeno conto di quanto sia complesso il processo che porta ogni giorno, in ogni minuto, a parlare con gli altri. Ci sono reti che consentono tutti questi passaggi senza che nemmeno ce ne rendiamo conto, consentendoci la traduzione del pensiero in parole ed anche la via opposta per cui le parole che percepiamo diventano un nostro pensiero. Cosa accade?
Nel sistema nervoso, ed in particolare nel cervello, ci sono zone che hanno compiti ben precisi in questo senso. Si tratta di aree che sono deputate alla elaborazione e formulazione del linguaggio. Tecnicamente, in questo senso, non esiste grandi differenza tra i destrimani e i mancini. Anche in questi ultimi, come avviene in chi usa principalmente la destra, vanno sottolineate l’area di Broca che si trova alla base della terza circonvoluzione frontale sinistra (il suo ruolo è particolarmente importante per la elaborazione della parte motoria del linguaggio) e l’area di Wernicke, che si localizza nella parte posteriore della circonvoluzione temporale superiore sinistra. Questa è deputata ai fenomeni di comprensione, in pratica ci aiuta a capire quanto ci stanno dicendo.
Ovviamente, fatta questa sommaria e necessariamente non completa definizione “geografica” delle zone in cui più si sviluppa la parola e la capacità di percepirla, occorre capire che sono molte le condizioni che possono determinare il quadro. Ci possono essere afasie di tipo diverso, quindi non parliamo di un quadro unico. A volte si compromette soprattutto la possibilità di esprimersi e parlare correttamente ma si riesce comunque a capire cosa stanno dicendo gli altri perché il danno è sostanzialmente motorio: in questo caso si parla di afasia motoria di Broca. In altre situazioni ci può essere invece una maggior compromissione della comprensione del linguaggio, come accade nell’afasia sensoriale di Wernicke.
Icuts ma non solo, quali lesioni provocano afasia
Sicuramente l’ictus cerebrale e i disturbi di circolazione del sangue possono portare a questa condizione, ma non sono certo le uniche possibilità. Anche un trauma cranico o patologie degenerative che portano ad alterazioni dei neuroni delle aree sopracitate possono influire sulla capacità di proferire le parole e comprenderle. A volte, come accade nelle cosiddette afasie primarie progressive, il disturbo del linguaggio non si correla a danni di altre capacità, come la memoria, la potenzialità di giudizio e l’orientamento. Ancora: anche malattie come il Parkinson o l’Alzheimer possono dar luogo a fenomeni di questo tipo.
Ovviamente, caso per caso, deve essere lo specialista ad arrivare alla diagnosi per capire l’origine del problema e quindi al percorso di cure e riabilitazione. Venendo più specificamente agli esiti dell’ictus cerebrale, questa situazione si può verificare in poco meno di un terzo delle persone dopo un evento di questo tipo. Possono quindi esserci alcune persone afasiche che hanno difficoltà quando devono esprimersi verbalmente mentre può rimanere intatta la capacità di comprendere il linguaggio; altre, invece, riscontrano difficoltà quando si tratta di comprendere quello che gli viene detto.
La gravità, ovviamente, è estremamente variabile e dipende dalla sede e dalla dimensione del danno cerebrale. Come ricordano gli esperti di A.L.I.Ce. Italia Odv (Associazione Italiana per la Lotta all’Ictus Cerebrale), per la persona con afasia può comunque essere difficile riuscire a seguire discorsi veloci, trovare le parole adatte da dire o comprendere frasi molto lunghe e complesse. Chi si trova a vivere con una persona afasica deve, innanzitutto, capire che convivere con un disturbo così grave può determinare cambiamenti di umore anche importanti e repentini e, quindi, sarebbe opportuno avere un atteggiamento rassicurante e positivo.
La difficoltà di linguaggio non va interpretata come “rifiuto di parlare”: la persona afasica comunica come e quando può, riuscendo un attimo prima a dire una parola, ma subito dopo potrebbe manifestare difficoltà nel comunicare efficacemente il proprio pensiero. Per aiutare chi soffre di afasia la riabilitazione mirata è fondamentale.