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Nelle ultime 24 ore in Italia si sono registrati 70.803 casi e 129 decessi. Le Regioni con più casi sono il Lazio (9.115), la Lombardia (8.782) e la Campania (7.537). Con 477.041 tamponi, la positività sale al 14,8% (+0,4%).
Sono 1.277.611 le persone attualmente positive al Covid, 6.124 in più nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. In totale sono 14.790.806 gli italiani contagiati dall’inizio della pandemia, mentre i morti salgono a 159.666. I dimessi e i guariti sono 13.353.529, con un incremento di 65.159 rispetto a ieri.
Aumentano i pazienti in terapia intensiva: 17 in più per un totale di 493. Scende invece il numero dei ricoverati, che sono 32 in meno di ieri per un totale di 9.949.
L’Ordine dei medici: “Prematuro togliere le mascherine. Affidiamoci alla nostra responsabilità”
“Il consiglio che i medici danno è di non abbassare la guardia, di usare sempre le mascherine al chiuso, perché oggi la diffusione per aerosol è ancora largamente diffusa e fa correre il virus”. E’ il monito di Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo). “Il messaggio che le mascherine non servono più non ci aiuta. Quindi è importante ripetere il contrario. Forse il messaggio che dobbiamo dare è: state attenti a chi vi sta accanto, perché non saprete mai se è positivo o negativo. Con il fatto che il contact tracing è saltato non capiremo più nulla sull’andamento del contagio e su dove emergono o meno i focolai”. “Ci rimane solo il senso di responsabilità dei cittadini” prosegue Anelli. “Forse aspettare un altro mese per l’allentamento delle misure sarebbe stato opportuno, considerando che avremmo potuto avvantaggiarci dell’arrivo della bella stagione”.
L’Oms: nuova subvariante di Omicron. Si chiama XE ed è ancora più contagiosa del 10%
Si chiama XE ed è una subvariante della famiglia Omicron. Combina le mutazioni di Omicron 1 e di Omicron 2 e secondo le prime stime dell’Organizzazione mondiale della sanità sarebbe leggermente più contagiosa di Omicron 2, con un 10% in più di trasmissibilitàdel coronavirus E’ stata rilevata per la prima volta nel Regno Unito il 19 gennaio scorso, e da allora sono oltre 600 le sequenze segnalate.
L’Iss: Con Omicron sono più frequenti le reinfezioni, soprattutto fra i giovani
Sono più frequenti nei giovani, soprattutto nella fascia d’età compresa fra 19 e 49 anni, i casi di reinfezione dovuti alla variante Omicron. Lo indica l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) nel suo rapporto esteso settimanale. Il rischio è più alto nelle fasce di età più giovani, dai 12 ai 49 anni. “Verosimilmente il maggior rischio di reinfezione nelle fasce di età più giovani – rileva l’Iss nel documento – è attribuibile a comportamenti ed esposizioni a maggior rischio, rispetto alle fasce d’età superiori a 60 anni”. Il rischio di reinfezione con Omicron è inoltre più alto in chi ha avuto una prima diagnosi di Covid da oltre 210 giorni. Le reinfezioni sono inoltre più frequenti negli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione. “La percentuale di reinfezioni sul totale dei casi segnalati è pari a 3,5%, stabile rispetto alla settimana precedente”.
Long Covid colpisce il 15% dei guariti
Ricoveri, visite e accertamenti da recuperare negli ospedali a causa di quest’ultima ondata pandemica, ma anche pazienti affetti da long Covid da continuare a seguire. Strascichi anche importanti che in media interessano intorno al 15% dei guariti, con il 41,7% delle strutture ospedaliere che indica una percentuale tra il 5 e il 10% di long Covid, che sale però tra il 10 e il 20% nel 33,3% dei nosocomi, tra il 20 e il 30% dei guariti nell’8,3% degli ospedali, mentre soltanto il 16,7% delle strutture ha rilevato meno di un 5% di long Covid. Il dato è evidenziato dall’indagine lanciata dalla Federazione degli internisti ospedalieri (Fadoi) condotta su 19 regioni. I disturbi prevalenti sono: stanchezza cronica, accusata dal 79,2% dei guariti, difficoltà respiratorie ( 62,5%), ‘nebbia cerebrale’ ( 20,8%), mentre il 16,7% ha accusato problemi neurologici e una stessa percentuale cardiaci. Ben l’87,5% degli ospedali ha comunque attivato servizi dedicati ai pazienti long Covid, nella maggior parte dei casi ambulatori dedicati, con possibilità di eseguire follow up.
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