Ven. Nov 22nd, 2024

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Ci sono alcuni disturbi che, più di altri, possono far venire il dubbio che il nostro corpo covi una malattia demielinizzante. E, in questi casi, quando non sono solo una brutta esperienza che dura qualche ora, è importante chiedere aiuto a un neurologo. La demielinizzazione (come quella che ha colpito Fedez) è un processo che in larga parte dei casi può portare alla sclerosi multipla, la patologia infiammatoria più frequente del sistema nervoso centrale e che colpisce, in Italia, una donna su 500 e un uomo ogni mille.

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I campanelli d’allarme sono diversi: il calo della forza muscolare, il formicolio, la difficoltà ad articolare le parole e la riduzione drastica della vista.

A Genova l’Irccs ospedale San Martino è uno dei centri di riferimento nazionali proprio per la lotta alla sclerosi multipla. Il suo direttore scientifico è il professor Antonio Uccelli. «Nei giovani adulti possono esserci sintomi molto subdoli e anche piuttosto vari che possono essere ricondotti a patologie infiammatorie su basi demielinizzanti – spiega Uccelli, docente di neurologia dell’Università di Genova – Tra quelli che possono essere considerati come indicativi di una malattia infiammatoria i più frequenti sono un calo improvviso della vista e il formicolio in una parte del corpo, come a una gamba. Ma ci sono anche la difficoltà ad articolare la parola o nel mantenimento dell’equilibrio. Un sintomo che provoca molto allarme è il calo della forza».

Ma ogni formicolio deve mettere paura? «In linea di massima deve essere molto ben chiaro che il disturbo deve manifestarsi in una modalità relativamente acuta o subacuta e deve perdurare per una certa quantità di tempo – precisa – Quindi non devono preoccuparsi le persone che hanno per dieci minuti un formicolio a una gamba perché sono state sedute per molto tempo».

Il primo passo per una diagnosi di sclerosi multipla può essere la visita del medico di famiglia: è lui che può indirizzare al neurologo. Lo specialista, poi, decide quali analisi far fare. Nel percorso clinico ci sono una risonanza magnetica del cervello, uno studio neurofisiologico e la puntura lombare.

E per le cure? «La medicina ha fatto enormi passi in avanti – continua Uccelli – Diversamente dal passato siamo in grado di riconoscerla molto precocemente. Dai primi sintomi alla diagnosi passano a volte anche poche settimane o qualche mese. Intervenire precocemente vuol dire preservare l’integrità del sistema nervoso centrale. I trattamenti preventivi sono di grande impatto ed efficaci: l’obiettivo è evitare che la malattia faccia altri danni». In sostanza, spiega l’esperto, è un po’ come se ci si trovasse davanti a un incendio di un bosco: l’importante è prevenire ed evitare che le fiamme possano distruggere altre parti delle zone verdi. Quindi, in questo caso, che possano distruggere altre parti del sistema nervoso.

«Se interveniamo molto precocemente possiamo rallentare, e in alcuni circostanze anche bloccare, i meccanismi legati all’autoimmunità – dice lo studioso – Il sistema immunitario è il nostro sistema di difesa: sono soldati che proteggono il castello. Ma i soldati, per problemi legati al corretto funzionamento del mirino, possono non distinguere in maniera corretta tra i microbi e le cellule del castello stesso. I difensori danneggiano così anche le nostre stesse strutture e, nello specifico, quelle del sistema nervoso centrale e la mielina. Se interveniamo con farmaci in grado di bloccare o ripristinare il corretto funzionamento del sistema immunitario possiamo spegnere l’infiammazione o bloccare la propagazione della malattia».

Chi soffre di sclerosi multipla può fare molto per contenere i danni, grazie all’aderenza alle cure, anche quando i sintomi non sono così disabilitanti. «Il grande problema che noi neurologi abbiamo è convincere di far assumere una terapia cronica a quei giovani che per fortuna al momento della diagnosi stanno molto bene e sono in grado di studiare, andare a sciare, cantare – conclude Antonio Uccelli – Così riusciamo a prevenire i danni. La storia naturale della sclerosi multipla si traduce in una disabilità che nell’80% delle persone arriva entro 25 anni». La confessione di Fedez, dunque, potrebbe spingere molti giovani a curarsi e seguire i trattamenti.

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