Ven. Nov 22nd, 2024

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Strappo in Senato negli equilibri della maggioranza: durante la seduta congiunta delle commissioni Esteri e Difesa, il governo ha deciso di accogliere l’ordine del giorno di Fratelli d’Italia sull’aumento al 2% delle spese militari. Ma senza passare dal voto. Il provvedimento sarà in Aula giovedì prossimo e molto probabilmente sarà chiesta la fiducia. La decisione apre un problema tra i partiti che sostengono l’esecutivo: poco prima infatti, Giuseppe Conte in conferenza stampa aveva annunciato il voto a favore del provvedimento, ma al tempo stesso aveva ribadito il no all’odg di Fratelli d’Italia per l’aumento della spesa militare. Ora i 5 stelle saranno costretti ad approvare o bocciare entrambe le cose. Intorno alle 17.30 è iniziato l’incontro tra Conte e Mario Draghi a Palazzo Chigi che affronterà proprio questo nodo.

Le tensioni in Senato – A criticare la decisione del governo sono stati i senatori M5s che hanno partecipato alla seduta congiunta: “È inaccettabile che il governo abbia deciso di accogliere l’ordine del giorno di FdI malgrado la forte contrarietà della principale forza di maggioranza”, si legge in una nota. “Un ordine del giorno che inizia con ‘Il Senato impegna il governo’ non può essere accolto senza un voto di verifica”. E ancora: “Malgrado la nostra insistente richiesta, la presidente della commissione Difesa Roberta Pinotti non ha voluto metterlo ai voti”. A presiedere i lavori oggi è stata infatti Pinotti perché il senatore Vito Petrocelli, capo della Esteri e contrario al provvedimento, non era presente. Quindi la nota si conclude: “Insisteremo quindi sulla richiesta di mettere al voto questo ordine del giorno”.

La presa di posizione 5 stelle sta creando numerosi malumori nella maggioranza, soprattutto dopo che ieri i 5 stelle hanno bocciato l’ipotesi di presentare un odg della maggioranza che potesse favorire la mediazione. Oggi a parlare è stato il senatore dem Alessandro Alfieri: “Noi comprendiamo l’esigenza dei partiti di marcare alcuni punti”, ha detto dopo la seduta, “ma questo non può essere fatto mettendo in difficoltà il governo. Noi ieri nella riunione di maggioranza con D’Incà abbiamo proposto come Pd di presentare un odg di maggioranza proprio per dire che c’era la disponibilità a discutere di gradualità nell’aumento delle spese della difesa e farle nell’ambito della costruzione della difesa comune europea. I 5 stelle hanno detto no e hanno perso un’occasione ma noi siamo disponibili a riaprire la discussione su un percorso graduale” in prossimi provvedimenti. Intanto qualche cedimento si registra anche sul fronte 5 stelle: “Il discorso è questo”, ha dichiarato all’Adnkronos la senatrice M5s Antonella Campagna, che siede in Commissione difesa di Palazzo Madama. “E’ fuori discussione, lo sappiamo, che nel 2014 si è sottoscritto in ambito Nato l’impegno per portare al 2% del Pil le spese per la difesa. In ogni caso, questo impegno il nostro Paese l’ha preso. Un impegno riconfermato – ciò è agli atti – nel 2019. L’aumento delle spese va oggi preso in considerazione anche nell’ottica della creazione dell’esercito comune europeo”.

Da dove nasce lo strappo e il voto alla Camera – Nei giorni scorsi il decreto Ucraina aveva ottenuto il via libera di Montecitorio. In quell’occasione era stato approvato anche l’ordine del giorno della Lega sull’aumento delle spese militari (fotocopia dell’odg di Fdi accolto ora dal governo) e anche i 5 stelle avevano votato a favore. Poco dopo il leader M5s Conte aveva annunciato che i suoi non avrebbero mai più votato a favore dell’aumento delle spese militari. Una linea che oggi ha ribadito in conferenza stampa, pur dicendo di “non voler mettere in difficoltà nessuno” e soprattutto non voler discutere gli accordi Nato pregressi. Secondo il leader M5s è necessario però valutare i tempi e gli impegni alla luce delle nuove emergenze che vive l’Italia ed è necessario capire dove verranno presi i fondi.

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